Un recente studio ha provato a correlare l’inquinamento atmosferico da traffico con il disturbo d’ansia generalizzato. E così non solo finiremo col distruggere il pianeta in cui viviamo, ma nel frattempo moriremo di preoccupazione.
Immaginatevi una tranquilla e piacevole giornata, immersi in una lettura al parco o più semplicemente a lavoro, una leggera brezza e improvvisamente tutti accanto a voi iniziano ad uccidersi. Chi si spara in testa, chi si conficca un fermaglio in gola e gli operai che si lanciano dall’impalcatura. Cosa è successo? Come salvarsi? Il visionario regista M. Night Shyamalan, conosciuto per lavori forse più celebri quali Split, Il sesto senso o Unbreakable – Il predestinato è riuscito a partorire l’idea di rendere la natura, la Madre Terra assassina, sterminatrice di gran parte della popolazione. Un insegnante di scienze e la moglie, protagonisti del film E venne il giorno (The Happening), all’inizio non capiscono bene cosa stia accadendo, pensano solo a scappare dalla città e rifugiarsi nelle campagne. Ma nemmeno lontani dal frastuono e dal traffico del centro abitato sono al sicuro. Pian piano un’idea si fa largo nella mente del professore, quella leggera brezza che sembrava allietare la giornata, è in realtà portatrice di morte. La natura che si ribella all’uomo. Una sensazione di inquietudine e crescente preoccupazione, un allarme che il regista ha provato con le sue scelte allucinate a lanciare nel 2008, molto prima di Greta Thunberg. L’inquinamento, la pessima gestione delle risorse naturali da parte dell’uomo sono temi sempre al centro della discussione. Tra chi afferma che ormai siamo sulla strada per l’autodistruzione e chi dice che ancora c’è tempo per salvarci, una ricerca asserisce che l’aria contaminata porterà lentamente non solo alla scomparsa del genere umano, ma che nel farlo ci renderà anche più ansiosi.
La ricerca
L’inquinamento atmosferico causa ogni anno ben 3.3 milioni di decessi prematuri, è sicuramente una grave piaga. I problemi sanitari che derivano da quest’esposizione sono molteplici e colpiscono le più svariate tipologie di persone. Peggiorano le condizioni di chi è affetto da disturbi respiratori, come l’asma e di chi soffre di disturbi cardiovascolari. Negli ultimi anni le ricerche si sono concentrate anche sul sistema nervoso. 145 dodicenni sono stati sottoposti ad una risonanza magnetica spettroscopica da un team di ricercatori dell’Università di Cincinnati e del Children’s Hospital Medical Center di Cincinnati per valutare la correlazione fra inquinamento e ansia infantile. Lo studio ha dimostrato che i ragazzi esposti a maggiori livelli di TRAP e non sto parlando del genere musicale che imperversa fra i giovani, bensì del Traffic Related Air Pollution presentavano il 12% in più di sintomi d’ansia generalizzata. Ovviamente il dato non è così elevato, ma si è dimostrato che un’aria poco salubre provoca diversi malanni, aggrava quelli esistenti e può determinare uno stato d’infezione cerebrale.
Disturbi d’ansia
Ansia è un termine generico, largamente usato e talvolta banalizzato ma che descrive una gran varietà di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche che si mettono in atto quando non si è a proprio agio, quando una situazione inquieta. Si parla di disturbo d’ansia se questa interferisce con la routine giornaliera, se blocca il normale funzionamento lavorativo o scolastico. Insomma è una condizione che va ad inibire pesantemente la vita della persona. Sono tanti i sintomi che caratterizzano questo malessere. Dal punto di vista cognitivo si può soffrire di vuoti mentali, di un senso crescente di allarme e pericolo che di conseguenza produce pensieri negativi e ancora la sensazione di essere sotto controllo, al centro dell’attenzione altrui. Tante manifestazioni del disturbo d’ansia si possono avere anche fisicamente e fisiologicamente. Palpitazioni, sudore, tremori, vertigini, nausea, aumento della frequenza cardiaca sono solo alcuni. L’impressione è quella di essere in un circolo vizioso, viviamo con l’ansia che le nostre abitudini finiranno per rovinarci e nel frattempo si scopre che è l’inquinamento atmosferico da traffico a cui siamo esposti sin da ragazzini, che fa aumentare la nostra inquietudine.
Sonia Felice