“È sempre bello averti intorno”: Eraclito e Coez ci parlano del cambiamento

Quanto siamo disposti a fare entrare il cambiamento nelle nostre vite? 

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“Oggi voglio andare al mare anche se non è bello”. Coez, nella sua È sempre bello può sembrare un tantino confuso. Tuttavia, dietro si nasconde un insegnamento antico migliaia di anni, che ha avuto la forza di cambiare (anche lui) fino a oggi.

“Panta rei”

Chiunque di noi, almeno una volta, avrà sentito l’espressione Panta rei, letteralmente “tutto scorre”, con la quale è stato sintetizzato il pensiero del filosofo greco Eraclito (anche se mai esplicitamente formulata da lui nei testi a noi rimasti) e che oggi è diventata simbolo della fugacità e del cambiamento delle cose. Nel frammento 91 D.-K troviamo queste parole del filosofo: 

“Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va”.  

L’esempio del fiume è emblematico: non si può fare il bagno nelle stesse acque a causa del loro continuo fluire, così come è la stessa vita che scorre al ritmo di cambiamenti, stravolgimenti e sorprese gradite e sgradite. Secondo Eraclito le contraddizioni sono un aspetto fondamentale della nostra esistenza, poiché composta da contrari in continua lotta e connessione fra di loro: come canta Coez “è quasi sempre bello se dal buio arriva il giorno”. Non si può non fare i conti con questo fatto: chi crede che abitiamo in un porto tranquillo, nel quale il bene possa esistere senza il male, la felicità senza la tristezza, sta illudendo se stesso. 

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E se non fosse così? 

Ma come si può trovare una stabilità in questo continuo fluire, in questo incessante cambiamento? Se tutto muta, come si può essere se stessi? Come apprezzare il mondo intorno a sé consapevoli della sua fugacità? Perché Coez scrive che “è bello stare insieme, saper star da soli”?

Il punto è che forse, finora, il “Panta rei” lo abbiamo travisato. Simbolo del divenire della realtà, a prima vista può sembrare che nel mondo, secondo il filosofo greco, regni il caos. Tuttavia, le contraddizioni di cui è composta la realtà non sono semplicemente arbitrarie: i contrari non possono esistere l’uno senza l’altro e il mondo è tale perché trova in queste imperfezioni il suo equilibrio. Tornando all’esempio del fiume, il fatto che cambi in continuazione  non è espressione di confusione: è proprio il fatto che l’acqua scorra a rendere il fiume quello che è. Se l’acqua fosse ferma sarebbe un’altra cosa, certamente non un fiume. Allo stesso modo, il fatto che noi stessi ci trasformiamo o che la vita cambi non vuol dire che sia tutto senza significato e arbitrario: semmai, è proprio la possibilità del cambiamento a rendere la vita quella che è.

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“È sempre bello averti intorno”

Sarà frutto del fatto che ci hanno insegnato, culturalmente, a vedere la perfezione come qualcosa di eterno, uguale a se stesso: un cerchio completamente chiuso nella sua immobilità, bello perché stabile ed eterno. Qui, invece, si tratta di guardare alle contraddizioni e alle imperfezioni di cui la vita è costellata, di non strappare sempre e solo lungo i bordi, di lasciare che ogni tanto l’esistenza scorra fuori dalle cornici che le abbiamo apparecchiato. É per questo che a Coez, così come a tutti noi, capita di pensare così:

“Oggi voglio andare al mare

Anche se non è bello

Oggi sai che voglio fare

Fare come quando piove e io mi scordo l’ombrello”.

Quando sentiamo il bisogno di guardare il mare anche se fuori c’è il temporale, di sentire la pioggia sulla nostra pelle lasciando a casa l’ombrello ci riconnettiamo alla vita, nel suo gioco di contrari e contrasti. Si tratta, come direbbe Nietzsche, di apprezzare la bellezza dell’esistenza nonostante le sue problematicità, dirle di sì nonostante le sue contraddizioni. E così Coez dice alla persona amata che “è sempre bello averti intorno”, anche se dentro di sé  non è affatto un bel giorno: perché la vita è fatta così, perciò dovremmo smetterla di cercare la perfezione nelle cose quando a farci sorridere davvero sono le imperfezioni che abbiamo il coraggio di abbracciare. 

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