Dpcm e festività: la prospettiva di un Natale sereno non sembra abbastanza

 

Recentemente il presidente Conte ha esposto le imposizioni del DPCM, con un piccolo excursus riguardo l’imminente futuro: se rispettiamo le regole, Natale più sereno.
È una prospettiva abbastanza forte?

 

Una sola istantanea per suscitare le calde emozioni di quegli attimi.


Conosciamo tutti l’appagante sensazione di ritrovarsi con i propri cari di fronte ad una tavolata rossa.
Sappiamo bene che i discorsi saranno gli stessi di sempre. I presenti non avranno novità più interessanti di una nuova auto, o di un taglio di capelli più alla moda. Dunque, cosa si cela dietro alla reale e soddisfacente prospettiva di un’imminente festività?

 

Tradizionalità e cultura


Il Paese in cui viviamo, è senza dubbio profondamente legato alle festività di “matrice cristiana“. Ma la loro importanza deriva maggiormente dal contesto sociale più che dal significato intrinseco delle stesse. Pensiamo per un momento alle passate esperienze legate alle festività e a quei giorni di meritato riposo. Alla sensazione di trovarsi in un vero e proprio gruppo sociale di persone che, per un motivo o l’altro, dimostrano di tenere alla nostra presenza nelle loro vite. Il rosso con cui le nostre abitazioni vengono decorate e la calda sensazione che esprime. La tradizionalità della cucina che distingue non solo un Paese, ma le diverse zone dello stesso. Queste dinamiche rappresentano la reale essenza delle festività, ed è proprio ciò a cui il presidente Conte ha voluto aggrapparsi, nel disperato tentativo di rabbonire gli animi di un popolo già sfibrato dai recenti accaduti.

La ricategorizzazione di Gaertner


La psicologia sociale ci viene incontro, esplicando le articolazioni che si celano dietro ai gruppi sociali e, più nel particolare, ai singoli soggetti. Nel momento in cui gli appartenenti ad una popolazione, si trovano all’interno del consueto contesto familiare, applicano un processo di ricategorizzazione (teoria dell’identità comune, Gaertner, 1993). Percependo la propria appartenenza ad una categoria più grande -che non concerne unicamente la propria famiglia bensì il concetto della stessa nella propria cultura- l’individuo abbraccia una salda sensazione di agio e sicurezza. 
È dunque lampante intuire quanto lo scenario di un ipotetico Natale passato in compagnia dei propri cari, possa a tutti gli effetti rinvigorire gli animi sciupati di un popolo infiacchito e privo ormai, d’ogni residuo di speranza.
Determinate prospettive inciterebbero sicuramente ad abbassare quelle mani alzate in segno di protesta, e ad innalzare le proprie aspettative. Sfortunatamente, non è così.
Nulla può perpetuamente deviare l’attenzione dalle difficoltà che ancora insistono, specie dal momento che la loro presenza sortirà effetti anche sull’incombente festività. Abbondanza e felicità sono premesse necessarie per la buona riuscita dei festeggiamenti, senza distinzioni nette tra le festività. Cosa accade dunque quando entrambe vengono a mancare?

Saturnali, paragonabili al Natale odierno.

Festività e presupposti 

Come gli antichi romani, diamo grande importanza al modus operandi con il quale godere delle ricorrenze. Le tavole colme di ottime pietanze, i regali da distribuire ai propri familiari e la gioia di essere numerosi: sono presupposti che verranno a mancare. Il lato economico è certamente il più preoccupante, essendo cospicui i disagi che ne conseguono. Il morale non è di certo nella media, le perdite in termini economici sono risultate rilevanti, le spese da sostenere anche. Si rivelerà complesso mantenere una parvenza di serenità in compagnia dei propri familiari, se dovessimo ricevere la possibilità di averli con noi. È di conseguenza difficoltoso appellarsi alla speranza di una boccata d’aria durante il Natale, poiché anch’esso potrà rivelarsi al di sotto delle aspettative.

 

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