Quando a scuola o nelle università vengono studiate le guerre che nel corso degli anni hanno afflitto un po’ tutto il mondo, spesso si tiene in poca considerazione la condizione dei soldati impegnati in prima persona.
I veri protagonisti delle guerre non sono i politici o i sovrani, bensì chi le combatte, i soldati. Sempre tenuti in poca considerazione, declassati e tirati in causa solo quando responsabili di qualcosa: a farsi carico delle vittorie è chi sta al comando, mentre le cause delle sconfitte vengono sempre riversate su questi uomini. A riportare in primo piano questo tema è De André.
I conflitti mondiali
Quando si fa rifermento a delle guerre non possono che tornare in mente i conflitti mondiali: molto studiati in ambito storico e politico in quanto sono eventi che hanno cambiato il corso della storia, tuttavia ciò che viene poco menzionato è il ruolo svolto dai soldati. Chi erano i soldati che combattevano durante questi conflitti? Spesso erano solo ragazzi e uomini chiamati a combattere per la patria, cioè persone che si trovavano a combattere una guerra che non era la loro, costretti a sacrificarsi per quello che veniva definito un “bene superiore”. La guerra fu traumatica per chi fu costretto a viverla in prima persona e non furono pochi i casi di disturbi post traumatici da stress, infatti non tutti erano così felici di mettere la propria vita in pericolo e non tutti fecero una fine valorosa sul campo di battaglia: è il caso di Piero, la cui storia viene raccontata nella celebre canzono di Fabrizio De André.
La guerra di Piero
La celebre canzone del cantautore italiano più famoso di tutti i tempi racconta la storia di un giovane soldato costretto ad arruolarsi per la guerra e stufo di essa e di tutti i cadaveri che ne derivano. La vicenda è raccontata da un narratore esterno onnisciente a cui si alternano i pensieri di Piero in prima persona: il ragazzo parte per la frontiera dove giunge con un animo afflitto. Qui intravede in lontananza un altro soldato con il suo stesso stato d’animo: i due uomini si trovano nella stessa condizione, costretti a combattere una guerra di altri, ma non possono condividere questi pensieri, in quanto la loro divisa è di colori diversi. La voce esterna invita Piero a sparare ma lui esita e vedendolo l’altro uomo, preso dal terrore, lo colpisce per primo. Piero muore: la sua non è una fine valorosa sul campo di battaglia, anzi da molti potrebbe essere considerata una fine deplorevole, ma quell’uomo è morto ed è questa l’unica cosa che conta. I suoi ultimi pensieri sono rivolti ad una donna a cui non potrà mai dire addio, in quanto dormirà per sempre sepolto in quel campo di grano.
La condizione dei soldati
Come detto in precedenza, i veri protagonisti delle guerre sono senza dubbio i soldati: sono loro a scendere in campo, loro a rischiare la vita e loro a portarsi dietro i traumi che un’esperienza del genere provoca in una persona. I casi di disturbi post traumatici da stress a seguito di una missione militare non sono pochi: spesso i soldati impazzivano una volta rientrati in patria e si toglievano la vita. A loro i libri di storia non dedicano molte pagine ma solo qualche accenno, esistono i monumenti ai caduti ma questi non sono nulla in confronto alla sofferenza di questi uomini e delle famiglie che li hanno persi. Quando si legge di questi argomenti bisogna saper andare oltre alla vicende politiche e guardare umanamente a chi quella guerra l’ha vissuta: a noi sembrano dei racconti lontani, quasi irreali, ma la verità è che per molti non si trattò di racconti, ma di veri e propri incubi ad ogni aperti.