Il concetto di morte di Dio è uno dei più complessi della filosofia di Nietzsche, ma affronta problemi in cui viviamo noi tutti.
Come dare un senso alla nostra esistenza? Come legittimare una visione del mondo? Siamo destinati al totale relativismo e alla lotta dei valori?
Dio come senso del mondo e della vita
Nietzsche diceva che Hegel è il “grande ritardatore”, filosofo che dopo la morte di Dio vuole dare un senso al mondo grazie alla storia. Partire da questo punto permette di rintracciare un filo rosso che va dal medioevo alla modernità, arrivando poi a Weber, al comunismo e all’oggi.
Per prima cosa abbandoniamo preconcetti e non spaventiamoci per affrontare il tema della morte di Dio, che qua verrà estremamente semplificato (con buona pace dei filosofi). Quando mi riferisco al concetto di morte di Dio quindi qui intendo la morte, o per lo meno il grande decadimento, delle religioni storiche (ebraismo, cristianesimo e islamismo), che a “causa” della scienza hanno perso il loro grande potere di spiegare il mondo.
La scolastica cristiana si affaccendava in tutti i modi per cercare di interpretare il volere di Dio, e la terra, la vita, le creature, erano considerate create da Dio stesso. Guardare al mondo, a sé stessi, e alla natura, significava guardare alla volontà di Dio.
Orfani di Dio
Dio, in questo senso, serviva per spiegare il mondo fisico e naturale e dare un senso alla propria esistenza. Se si era scontenti, ci si consolava pensando al paradiso, Dio stava lì, la chiesa serviva per fare da intermediaria, e questo dava un senso alle esistenze degli individui e legittimava re e governi.
La rivoluzione scientifica, ha ucciso Dio (per questo la chiesa se la prendeva tanto con Galilei al tempo della controriforma). Il metodo scientifico può benissimo fare a meno di Dio, la causa prima resta un mistero, ma il corpo smette di essere la custodia dell’anima (com’era sin da Platone) e diventa un aggregato di cellule e atomi. Alla sua decadenza la vita finisce. Punto.
Questo porta problemi infiniti, sia a livello politico e culturale che a livello personale. La vita e la morte smettono di essere spiegate da Dio e diventano un attività senza scopo. Nietzsche dice che questo già l’aveva capito Shopenauer, il quale aveva la sua famosa metafora:
La vita è come un pendolo che oscilla tra noia e sofferenza, passando per brevi e illusori attimi di felicità
Di sicuro non brilla di ottimismo, ma quello che qui conta dire è che Shopenauer ha colto quello che diventerà poi il problema centrale per Nietzsche.
Dopo la morte
Non mi sono dimenticato, ero partito da Hegel, il grande ritardatore. Ebbene secondo Nietzsche Hegel è il grande ritardatore perché vuole sostituire al Dio morto un nuovo Dio, la Storia. Così che la storia diventa la storia dello spirito e il nuovo senso del mondo. Operazione ammirevole, secondo Nietzsche, ma illusoria. La vita non ha senso, ma proprio per questo il suo senso può e deve essere inventato, al di là del bene e del male.
Max Weber, intellettuale vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, parte proprio da questo concetto. Padre della scienza sociologica, afferma candidamente che la scienza non può dare senso al mondo, i valori personali, cosa è giusto fare, sono una questione personale su cui la scienza nulla può dire. La modernità, caratterizzata dal suo disincanto, ovvero dal fatto che tutto ha perso il suo incanto magico e religioso e può essere spiegato in modo scientifico, lascia l’individuo all’interno di un totale relativismo, nel quale deve imparare a camminare.
I nomadi, Guccini e “Dio è risorto”
Alla strada di Nietzsche, ripresa da Weber (e in qualche modo presente in tutta la letteratura e filosofia esistenzialista) un’altra strada è stata aperta dal marxismo e più in generale dall’ottimismo illuminista. Marx seguendo Hegel vuole dare senso all’uomo e al mondo dando molto peso alla storia, soltanto che (com’è risaputo) si spinge oltre Hegel e vede la compiutezza dell’uomo nella futura società comunista.
In molti hanno visto nel marxismo, e ancora di più nello stalinismo, una religione politica, forse la religione politica più longeva e di successo. Tuttavia questo slancio è presente in senso lato anche nella parte più ottimista dell’illuminismo.
Il positivismo lo dice più o meno chiaramente, non importano le cause prime, quello che conta è che possiamo migliorare! Allo stesso modo i Nomadi (e anche Guccini che rifà la canzone) cantano della morte di Dio, (intesa forse più come decadenza di valori e umanità) ai bordi delle strade, nei campi di concentramento, lì dove veramente l’uomo di domanda Dio dove sia finito. La speranza (a cui va detto Nietzsche guarderebbe con orrore), che sia socialista, che sia razionalista o positivista, è la stessa: ritrovare un punto fisso per dare senso al mondo e migliorarlo.