Medico chirurgo di formazione, il pittore spagnolo Dino Valls (Saragozza, 1959) rappresenta uno degli apici dell’arte figurativa contemporanea, non solo spagnola, ma mondiale. È attraverso la sua arte che introduce l’osservatore a un dialogo rivelatore con il proprio inconscio più profondo, primordiale, oscuro.
“La mia pittura serve a far emergere l’oscurità, l’inquietudine, il tormento.
Quello che faccio come artista è approfondire i lati più oscuri e meno conosciuti dell’uomo”.
Le opere di Valls
La pittura di Valls non consiste nella riproduzione della realtà, piuttosto in una immersione nel reale, negli abissi della psiche dell’uomo. Le sue immagini sono folli, disperate, ma anche penetranti e quiete, sono scenari inquietanti e dolorosi. Con i suoi volti e i suoi corpi nudi anatomicamente perfetti, Valls smaschera quei lati interiori e occulti dell’uomo che si nascondono nel suo inconscio. Indaga cioè quella distinzione tra ciò che è persona, nel suo significato originario di maschera, e ciò che è individuum, indivisibile, autentico. L’inconscio misterioso ed enigmatico, ma allo stesso tempo sua fonte d’ispirazione, viene riordinato, fissato sulla tela con un atto cosciente e consapevole, come un tentativo di riordinare la propria psiche.
Ecco quindi come gli innumerevoli simboli e i dettagli che impreziosiscono i suoi dipinti, così densi di significati, non aiutano la lettura della tela, che diventa individuale, ma sono il punto di partenza per nuovi interrogativi.
I temi ricorrenti delle opere valsiane sono riferimenti alla mitologia, all’alchimia e alla magia, all’esoterismo e alla religione, alla sessualità e alla malattia. Valls dice che le sue figure “affondano per metà nelle viscere della terra” con allusione a Dioniso, all’ebrezza, all’eros e “per l’altra si innalzano verso le sfere celesti”, quindi ad Apollo, alla razionalità e verso un desiderio di redenzione. I veri protagonisti dei suoi dipinti sono tuttavia gli sguardi delle sue creature: uomini e donne congelati in espressioni sofferenti, avvolti in una tragica atmosfera dove tutto sembra urlare silenziosamente la lacerazione esistenziale, provocata dalla perdita di senso, in una dimensione atemporale e statica.
Vivere con l’ignoto, trovare il senso
L’elemento estetico è per l’artista uno strumento psicanalitico: Valls non è interessato ad essere compiacente, piuttosto le sue opere diventano uno specchio che riflette quei fantasmi che tutti abbiamo dentro. L’arte sarebbe un mezzo per arrivare a “uno sviluppo armonioso” dove per armonia si intende l’accettazione del paradosso, l’unione degli opposti: la razionalità e l’irrazionalità, la dimensione spirituale e quella carnale, la salute e la malattia, la vita e la morte.
L’uomo è da sempre caratterizzato dal suo costante sforzo di conoscere e di comprendere le realtà che lo circonda, così come dalla consapevolezza della sua fragilità e precarietà. Secondo Valls per riuscire ad affrontare la nostra esistenza quotidiana è necessario superare questa vertigine metafisica. L’arte diventa quindi un utile strumento per la comprensione di noi stessi, elemento essenziale per la ricerca del senso delle cose.
– Daniel Ghirardi