Chi avrebbe mai pensato che degli infimi vegetali, come le alghe, potessero avere effetti benefici sulla salute umana? Eppure, da uno studio effettuato qui in Italia, è risultato che possono essere estremamente importanti per la prevenzione del diabete.
Cos’è il diabete?
Si tratta, infatti, di una malattia metabolica che, ogni anno, colpisce milioni di individui. Il suo insorgere è legato a un ormone, l’insulina. Nei soggetti diabetici, infatti, tende ad essere presente in misura decisamente minore, oppure i tessuti bersaglio presentano una scarsa sensibilità all’ormone. Tuttavia, anche un mix di tutti questi fattori può comportare l’iperglicemia e quindi la presenza del diabete. In virtù di ciò, trattandosi di una patologia molto frequente e che richiede ingenti somme di denaro da parte del Servizio sanitario nazionale, i ricercatori si sono adoperati per cercare una soluzione che possa prevenirla. Gli studi sono stati condotti dal dott. Giuseppe De Rosa, responsabile del Centro Universitario di Diabetologia, Malattie metaboliche e Dislipedemie di Pavia. I risultati sono, a dir poco sensazionali, poiché è emerso che il pre-diabete può essere tenuto sotto controllo grazie a delle alghe marine.
Ingredienti del nutraceutico
Per l’esperimento, infatti, è stato preparato un nutraceutico, un composto ottenuto dalla compresenza delle alghe Fucus Vesiculosus e Ascophyllum Nososum, miste a cromo picolinato. Le alghe marine utilizzate appartengono alla famiglia delle Fucacee e contengono molti oligoelementi e si trovano prevalentemente nei mari freddi. Per quanto concerne il cromo picolinato, invece, si tratta di un micronutriente rintracciabile nel nostro organismo. Presenta, inoltre, il ruolo di cofattore per poter potenziare la funzione insulinica. Nel momento in cui nell’organismo si avverte una sua carenza, ne consegue un aumento di colesterolo e un abbassamento delle difese immunitarie.
Come si è svolto l’esperimento
Tutti questi elementi sono stati somministrati ad un gruppo di pazienti che si sono sottoposti all’esperimento. Ognuno di loro non era affetto da diabete, però i livelli di glicemia risultavano piuttosto alti, tra i 100 e i 250 mg/dl. In tali casi, dove la patologia non era conclamata, oltre a una dieta equilibrata e all’esercizio fisico (consigli dispensati solitamente dai medici in queste circostanze), è stato aggiunto l’utilizzo del nutraceutico. L’indagine condotta prevedeva che i pazienti lo assumessero per tre volte al giorno prima dei pasti. Dopo circa tre o sei mesi, dagli esami effettuati su coloro che si erano sottoposti al trattamento, i livelli di glicemia erano notevolmente inferiori ai 100 mg/dl. Insomma, si è trattato di uno studio rivoluzionario e di successo, tanto da essere pubblicato sul giornale scientifico Phytotherapy Research.
Di sicuro, si tratta ancora di una ricerca tutta ancora da definire e, probabilmente, da migliorare, revisionare. Però potrebbe avere dei risvolti positivi ed interessanti per prevenire una delle malattie più diffuse nel nuovo millennio e indirizzare le ricerche e i finanziamenti statali verso altri orizzonti scientifici, talvolta del tutto ignoti.
Elisabetta Di Terlizzi