Consonno: da paese dei balocchi a città fantasma in meno di un ventennio. Quali i motivi e i segreti di una così rapida decadenza?
Aquileia e Consonno, 400 km di distanza ma un destino comune. La prima, in Friuli Venezia Giulia, perde il suo splendore nel 452 dC, responsabile il sanguinario Attila. La seconda, in Brianza, vede sfumare l’ambizione di divenire ‘La nuova Las Vegas‘ a causa di una frana.
Un itinerario tra le raccapriccianti rovine di Consonno
Le bellezze architettoniche e paesaggistiche d’Italia non hanno pari nel mondo. Ogni borgo o vicolo racconta storie e tradizioni antiche, ogni affresco e monumento trasuda la ricchezza artistica e culturale del popolo italiano. Così, muovendoci tra i grandi edifici signorili, i castelli medievali, e le più recenti opere avanguardistiche delle metropoli ci facciamo rapire dall’immenso patrimonio culturale italiano, forse trascurando ed eludendo alla nostra vista quei luoghi abbandonati e dimenticati dall’uomo, tornati sotto il controllo della natura. Eppure anche questa è l’Italia, un paese disseminato di antichi scheletri di calcestruzzo pericolanti, in preda ai rovi e al vandalismo, ma comunque pregni di misteri e lontani segreti. Consonno è proprio uno di quei luoghi. É situato in provincia di Lecco e a un’ora da Milano, ma la visita vale sicuramente il tragitto. Ciò che affascina ancora di più è il passato di questo paese disabitato, legato a vicende di ambizione e bramosia di guadagno, condotta punita da una sorte avversa.
Tutto cominciò negli anni Sessanta del ‘900 quando un Conte ed imprenditore vercellese, Mario Bagno, decise di acquistare il territorio del comune di Consonno. Bagno, facendosi pochi scrupoli dei residenti, perlopiù agricoltori, rase al suolo il borgo con l’obiettivo di erigere una Las Vegas tutta italiana, di inaugurare un parco divertimenti per celebrity e personaggi influenti e dello spettacolo. Iniziarono a comparire numerose targhe sulla strada per Consonno, tutte riflettevano lo spirito e le ambizioni del progetto: “A Consonno è sempre festa” oppure “Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo“, ma presto i fatti smentiranno questi promettenti slogan.
Eccessiva ambizione: le conseguenze
Tra gli anni Sessanta e Settanta le aspirazioni del Conte Bagno prendono forma: Consonno richiama a sè grandi afflussi di visitatori e la conformazione del paese consta finalmente di un Grand Hotel di Lusso, un minareto, edifici arabeggianti, una ‘balera’ e altre costruzioni degne di un set cinematografico. Ma il sogno presto si trasforma in incubo, due frane, la prima nel ’67 e la seconda decisiva nel ’76, bloccano la principale via d’accesso alla ‘città dei balocchi’ isolandola dal mondo e impedendo a Bagno di gonfiare ulteriormente il proprio portafoglio ed ego.
Ma cos’è successo davvero a Consonno? Probabilmente un così prolifico piano edile può aver minato l’equilibrio idrologico di un suolo già tanto precario. Oppure, secondo la leggenda, il proposito di Bagno di far erigere una vera e propria ‘sfinge‘ ha attratto una maledizione sul paese. Tutte ipotesi destinate a restare sospese, prive di una risposta. Certo è invece che l’eccessiva ambizione per la realizzazione di un progetto di superbia e l’avidità, indifferente ai cittadini di Consonno esiliati dalle proprie abitazioni, non portano a nulla. É proprio vero che “Chi troppo vuole, nulla stringe”, e lo sa bene il fantasma del Conte che, ancora oggi, trascina con sè questa consapevolezza tra le rovine di Consonno, facendosi scorgere occasionalmente da qualche curioso visitatore del luogo.
Una storia di superbia: il carme di Paolino d’Aquileia
Dalla superbia alla decadenza. Dallo splendore all’oblio. Questo il fato di un’altra splendida città, Aquileia, sede patriarcale e tra le prime città d’Italia prima del V secolo. Ce ne parla l’intellettuale e teologo italiano Paolino d’Aquileia, scelto da Carlo Magno come patriarca della città, nel Carme sulla distruzione di Aquileia che non sarebbe mai più tornata quella di prima.
Paolino nel carme oppone la dimensione urbana splendida dell’Aquileia antica, florida per edifici, cultura e nobiltà dei cittadini, alla dimensione rurale di una città invasa dalla natura. Artefici della devastazione sono gli Unni di Attila che nel 452 dC la saccheggiano e distruggono. Oltre alla forte opposizione tra le ‘due Aquileia’ e l’espressione inflessibile dell’irreversibilità della situazione, il carme ha un’altra particolarità. É un carme alfabetico abbecedario che impone un vincolo alle strofe: ognuna deve avere inizio con lettere dell’alfabeto in successione.
Ecco cosa accomuna Consonno e Aquileia. Sono due realtà i cui fatti che le hanno condotte allo sfacelo sono di natura provvidenziale. Entrambe, macchiatesi di superbia, sono state punite: Consonno dalla natura che ha voluto riprendersi i propri spazi servendosi di una frana e Aquileia che, per Paolino d’Aquileia, è stata punita da Dio servitosi di Attila, strumento divino. Tuttavia, a dispetto di ciò che affermava l’autore del carme, Aquileia oggi è risorta e presenta meravigliosi resti romani che attendono solamente di essere ammirati. Per Consonno è invece andata diversamente, non è rinato nè ha riacquisito fama, ma la sua bellezza deriva proprio da questo, è un luogo di nessuno, incolto ma pittoresco in ogni suo scorcio, graffito o rovo che racchiude in sè affascinanti segreti.