Ecco come si sta evolvendo il rapporto cittadino-stato durante la pandemia

Lo stato, e coloro che lo rappresentano maggiormente nell’immaginario comune, le forze dell’ordine, sono state visti durante tutto questo periodo come i responsabili delle ”chiusure” e delle nostre limitazioni, ma in realtà tutto ciò che è stato fatto è a causa di un piccolo essere vivente, un virus, che è riuscito a mettere in ginocchio il mondo intero.

L’esplosione prima e la gestione poi dell’emergenza Covid-19 hanno messo a nudo tutti i poteri e limiti che lo stato ha nei confronti del cittadino, il quale non ha sempre reagito in maniera positiva alle misure messe in campo e anzi spesso si è passati ad una ribellione nei confronti di queste. Si tratta però non di un qualcosa di unico dovuto ad una situazione eccezionale infatti l’interazione conflittuale tra Stato e cittadino trasportava i suoi problemi già molto prima della pandemia.

PRIMA DELLA PANDEMIA: LO STATO COME CARCERIERE

Abbiamo tutti in mente le proteste che vengono scatenate ogni qual volta lo Stato, o un vicario di esso, mettono in atto un presunto abuso di potere, esemplari sono i casi delle forze dell’ordine che vengono ormai puntualmente riprese in ogni loro azioni per scovarne possibili irregolarità e così avvalorare la tesi dello ”Stato di Polizia” (concetto però usato nel contesto in un’accezione non del tutto propria). Questo perché non si considerano i meccanismi amministrativo/burocratici come un sostegno all’uomo, ma anzi, come un freno al suo sviluppo, ma questo è assolutamente sbagliato. Senza la presenza dello Stato e delle sue strutture nulla sarebbe possibile, se ci è permesso andare a scuola, uscire con gli amici, lavorare in un ”posto statale” o intraprendere una personale attività, comprare una casa senza che nessuno possa impadronirsene, non doversi mai preoccupare degli approvvigionamenti di cibo de acqua, avere il lusso di considerare come problemi una rottura con il/la proprio/a ragazzo/a, poter pensare di mettere al mondo dei figli, e ogni singola azione che compiamo, è solo grazie alla condizione molto sviluppata del nostro Stato, e la testimonianza dell’importanza di avere un apparato statale forte ci è data dalla visione delle situazioni al limite dell’umanità presenti in quei paesi dove lo Stato non è Stato, ma soltanto paese e nazione (vedasi Afghanistan anche recentemente). Figli di una tradizione a trazione ”furbesca”, specialmente da me, in Sud Italia, non ci si avvale di ciò che ci è offerto in cambio delle tasse, ma anzi, facciamo di tutto per agire da soli senza dover chiedere nulla secondo procedura, perché si ha un amico qui o un parente lì che possono eludere i tempi e i processi burocratici, non considerando che, seppur sempre migliorabili, le cosiddette ”carte”, servono per trasparenza e legalità, visto che nel nostro paese il problema della corruzione è dilagante. Ecco, forse è da qui nello specifico che nasce e permane, prima dello scoppio della pandemia, quella famosa concezione del ”governo ladro” (che tra le altre cose confonde il Governo, l’organo che agisce attivamente, con lo Stato, di cui il precedente fa parte e di cui a mio avviso ogni singola persona o cosa presente sul territorio in cui è sovrano ne fa parte), e di conseguenza si accusano i politici di essere dei ladri, solo perché qualcuno di loro commette illeciti, e addirittura si arriva a discriminare la classe politica, chiamandoli ”loro”, come se non fossero persone a tutti gli effetti come noi (così facendo gli si conferisce una caratura e dimensione superiore al resto della popolazione, quando così non dovrebbe essere). Allo stesso modo, e forse anche più interessante per l’aspetto mediatico, è la sublimazione del non rispetto e anzi del disprezzo verso le forze dell’ordine, considerate anche più dei politici come la vera componente negativa della società, quasi come se essere criminali sia una scelta di vita migliore rispetto ad essere un poliziotto, a causa di alcune mele marce che non fanno altro che infangare una intera classe ”lavorativa”. Stranamente però, le persone (altro termine abbastanza ambiguo sul quale si dovrebbe indagare) non sono simmetriche nella loro memoria, infatti così come stampano indelebilmente le azioni negative di politici e poliziotti, non allo stesso modo lo fanno per le loro azioni positive, ma anzi spesso le fanno passare in secondo piano, visto che non fa notizia un poliziotto o un carabiniere che mette a rischio la sua vita per salvare quella di uno sconosciuto, non fa notizia un finanziere che sequestra un carico di droga togliendo morte dalle strade, non fa notizia quando una buona proposta politica riesce a risolvere un problema e a risollevare quella parte lesa su cui si è intervenuti, perché diciamolo in franchezza, al giorno d’oggi l’onestà e la nobiltà d’animo non sono interessanti, tutti vogliono crudeltà e incompetenza, in modo che nel loro piccolo, leggendo quella notizia, possano sentirsi persone migliori e diverse dai protagonisti di quelli articoli (cosa che spesso non è aderente alla realtà).

L’INIZIO DELLA PANDEMIA: LO STATO COME SALVATORE

Ambulanze che portano ininterrottamente bare nei cimiteri pieni, ospedali al collasso, ossigeno finito, medici nella disperazione. Questa è la nuda e cruda situazione che è stata vomitata su di noi dal famoso esserino, una situazione che nessuno avrebbe mai potuto immaginare fino a qualche mese prima, e forse che tutt’ora è difficilmente metabolizzabile, perchè quasi surreale. In questo clima di confusione e terrore, in cui tutti, ricchi e poveri, giovani ed anziani, uomini e donne, erano stati catapultati, l’unica speranza che rimaneva era affidata proprio al famigerato Stato, quello stesso che fino ad un mese prima era infamato e disprezzato, ma che al momento era l’unico baluardo su cui poter contare. E così ci si ritrovava uniti di fronte il televisore ad aspettare il DPCM, per sapere se fossimo dovuti stare chiusi in casa per uno, due o tre mesi, sognando un insperato annuncio ”abbiamo trovato un vaccino o una cura”, ma niente di simile era nell’aria. Morte, disperazione e solitudine, invece, erano il filo conduttore di quei mesi, mesi in cui anche i maggiori detrattori delle istituzioni hanno seguito alla lettera le loro indicazioni, ”mettete le mascherine”, ”non uscite”, ”distanziatevi”, ” non vedete i vostri genitori”. Eppure, nessuno si permetteva di gridare alla celeberrima ”dittatura sanitaria”, perché c’era paura, tanta tanta paura, e si sa, davanti alla paura ogni tipo di congettura complottista cessa di esistere e ritorna nell’inconsistenza che le appartiene.

LO STATO POST (?) PANDEMIA: L’EMANCIPAZIONE DEL COMPLOTTISMO

Finalmente l’annuncio c’è stato, l’annuncio che ogni persona sul pianeta desiderava più di ogni altra cosa. Il vaccino è stato trovato. In realtà neanche un vaccino, ma molteplici vaccini. Si può finalmente ritornare alla normalità, pensano tutti, ma invece no, perché passata la paura, la concezione dello stato carceriere è tornata molto più prepotentemente di prima, come se ci fosse dimenticati completamente di quei mesi bui in cui i nostri nonni e genitori sono volati via senza poter avere neanche il sostegno dei propri cari. Ma è risaputo, c’è qualcosa di molto più unificante della paura e della solidarietà, cioè l’essere parte di qualcosa al di fuori della massa. E qui, qualcuno dirà, ”era ora”, viene fuori in maniera chiara il collegamento con l’articolo riguardante la donna ”aggredita” (da se stessa in se stessa) accaduto a Baia Domizia (CE). Per chi se lo fosse perso, questa donna ha avuto un alterco con un vigile, che da lei e suo marito è stato trattato come se non indossasse una divisa di un’autorità e provocato in modo da scatenare in lui una reazione e creare la famosa notizia di cui si parlava prima (la donna, dopo essere andata di faccia a confronto con l’ufficiale si è letteralmente lanciata a terra creando uno spettacolo al limite del paradossale). Perché questa discussione? Beh, ovviamente perché non si volevano rispettare le indicazioni date dallo Stato (Comune in questo caso), poiché chi è che non lo sa? ”si sta formando un nuovo ordine mondiale”. (spero notiate e abbiate intuito che si tratta di ironia da parte mia). E non sono parole messe lì per caso, ma basta leggere i commenti nei post della regione campania su qualsiasi social per trovare migliaia e migliaia di complotti e teorie che almeno, devono essere lodati per creatività ed immaginazione. Risparmio qui l’esposizione pro vaccini, ritenendo che dopo aver passato tutto ciò che abbiamo passato sia davvero ridicolo dubitare dell’importanza e della sicurezza del vaccino (che come ogni altro farmaco ha una minima possibilità di avere effetti collaterali, ma è divertente che i ”no vax” cerchino di rendere credibile la loro teoria sulla pericolosità occulta dei vaccini, spesso fumando e bevendo ed effettuando esattamente ZERO minuti di attività fisica. Sarebbe interessante indagare perché il vaccino sia pericoloso mentre il fumo no, ah sì giusto, la comunità scientifica ha detto che il fumo fa male e poiché sono pagati dai poteri forti, allora il fumo fa bene. Che logica A-Logica).

 

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