Come si sopravvive alla morte? Lo mostrano Orazio e i Blue Oyster Cult

La morte da sempre terrorizza l’uomo e da sempre si è cercato di superare questa paura.

Una foto dei Blue Oyster Cult. (Fonte: wikipedia)

La finitezza dell’uomo ha innumerevoli conseguenze, prima fra tutte la paura di una prematura dipartita. Artisti di tutti i tempi hanno affrontato questa situazione, offrendo le più disparate soluzioni nelle loro opere. I Blue Oyster Cult e Orazio ad esempio convergono verso una posizione comune.

Perché non temere la morte secondo i Blue Oyster Cult?

Quando si sente parlare dei Blue Oyster Cult non è facile non pensare subito a (Don’t fear) the reaper, canzone rilasciata nel 1976. Oltre a notare la maestria con cui il gruppo rock statunitense ha creato un’atmosfera musicale perfetta per il tema della canzone, è anche doveroso sottolineare il significato del testo, scritto dal chitarrista Donald Roeser in un momento in cui pensava alla morte, in particolare a una morte giovane. Il testo intero si snoda tra due poli: uno amoroso, sottolineato dal paragone con Romeo e Giulietta e dalla possibilità di un’unione eterna nella morte, e uno più propriamente incentrato sulla figura del mietitore. Si comincia con un’attestazione della fugacità del tempo e in particolare di quello umano, sottolineando come ogni momento se ne vada per sempre. Subito dopo possiamo notare, in aperta contrapposizione, come ci siano elementi eterni in questo mondo: le stagioni, il vento, il sole o la pioggia. Non hanno timore della morte e così non dovrebbe averne la donna apostrofata dal cantante, che anzi dovrebbe tendere la mano e volare insieme a lui una volta superata la paura del mietitore. Dopo uno splendido passaggio di chitarra riprende la canzone: si inserisce qui il polo amoroso, con l’accenno al giorno di S. Valentino e soprattutto il richiamo alla tragica vicenda di Romeo e Giulietta. Continuando ad ascoltare la canzone ci accorgeremo però di come si tratti solo di una apparenta tragedia, in quanto ora i due amanti veronesi sono uniti per l’eternità. Si apre così uno scenario in cui il mietitore ha un ruolo nuovo, non più ostile, ladro della vita di chi decide di cogliere e portatore di lutto per la famiglia e gli amici. In questo brano appare come un personaggio amico, che traghetterà verso la morte, in realtà un’immortalità, la ragazza apostrofata fin dall’inizio della canzone. La morte appare quasi come una liberazione dagli affanni terreni, un viaggio verso l’amore eterno e la serenità.

Statua di Orazio (Fonte: aforismi-meglio.it)

Come si difende Orazio dalla morte?

Già secoli prima qualcuno si era avvicinato alla posizione dei Blue Oyster Cult. È effettivamente difficile non pensare ad Epicuro o a Lucrezio, che individuavano nella morte una portatrice di sollievo dalle calamità della vita. Nella loro canzone però, oltre alla chiara e immediatamente apparente agnizione del mietitore in termini simili a quelli lucreziani, è possibile individuare forse un altro aspetto. La citazione di Romeo e Giulietta è nettamente contrapposta ai quarantamila uomini e donne che ogni giorno lasciano questo mondo. Si tratta di un contrasto tra fama e oblio. Tra essere ricordati e rimanere uno dei tanti. Ed è proprio qui che scatta un paragone con Orazio, che nell’Ode 30 del terzo libro porta avanti un discorso molto simile. In questo caso il poeta si misura apertamente con la morte. Non teme tanto di lasciare questo mondo, ma di andarsene senza lasciare alcun ricordo di sé. Per questo il poeta di Venosa ha “eretto un monumento più duraturo del bronzo e più elevato della mole regale delle piramidi”, traducendo direttamente quanto scrive nei primi versi. Passati in rassegna i fenomeni naturali portatori di distruzione per le semplici costruzioni umane, afferma orgogliosamente che non morirà del tutto e che la sua opera eviterà la discesa negli inferi che spetterà invece alla sua persona. Sul finale chiama Melpomene, una delle muse, a incoronarlo con l’alloro per sancirne il valore e la fama poetica.

Quali sono i punti di contatto?

Quello che ben si nota è che a distanza di secoli e secoli il mietitore e la morte che porta, continuano a impensierire gli uomini e che nonostante i numerosi progressi fatti in ogni ambito ci diamo spesso le medesime soluzioni. La morte non può essere sconfitta o evitata, ma sia i Blue Oyster Cult, sebbene tra le righe, sia Orazio hanno capito come ingannarla. Quello che sopravviverà alle nostre ceneri e volerà nel vento, tra la pioggia e sotto il sole non è altro che la nostra fama, quello che facciamo in vita e le sue conseguenze.

 

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