“Delitto e Castigo” e “Via del Campo”, due opere in cui la figura della prostituta viene stravolta ed elevata spiritualmente.

La figura della prostituta è stata al centro di diverse opere letterarie, si tratta di una donna che vive ai margini della società, ma che nasconde, spesso, una grande profondità interiore, solo, però, per chi sa guardare.
La figura di Sonja in “Delitto e Castigo”

“Delitto e Castigo” è il capolavoro di Dostoevskij pubblicato nel 1866, il romanzo racconta la storia di Raskòl’nikov, un giovane studente di Pietroburgo che a causa di problemi di denaro decide di ammazzare una vecchia usuraia e seguentemente anche la sorella che si è trovata per caso nel luogo del Delitto, inizia qui il percorso spirituale del protagonista che riuscirà ad espiare la sua colpa e a fare la sua confessione grazie alla conoscenza di una ragazza: Sonja, una ragazza figlia di un ubriacone che deve fare i conti con grossi problemi finanziari e che per mantenere la sua famiglia è costretta a prostituirsi. La prostituzione per Sonja è un grande peso, è una vergogna che è costretta a portarsi dietro, possiede però un’enorme profondità spirituale, è in grado di illuminare la vita di chiunque le stia accanto ed è lei che porterà Raskòl’nikov nella strada della redenzione, riportandolo alla vita.
Il loro sarà un percorso spirituale che li avvicinerà a Dio, Sonja crede che Dio porti sventure nelle vite dei più meritevoli, per portarli a fare un viaggio di presa di consapevolezza ed elevarsi così spiritualmente.
Le tre figure femminili nella canzone “Via del Campo”
La canzone “Via del Campo” di De Andrè è uno dei suoi capolavori, vengono raccontate tre figure femminili, la prima è una prostituta, una donna che però non vende solo il suo corpo ma “vende a tutti la stessa rosa” ovvero la parte più profonda di sè, la prostituta è vista quindi in maniera spirituale. La seconda figura è una bambina, Dè Andrè dice che “nascon fiori dove cammina” perchè la bambina rappresenta l’innocenza e la speranza di un futuro migliore. La terza figura è sempre una prostituta che viene descritta con frasi romantiche: “se di amarla ti vien la voglia basta prenderla per la mano” “non credevi che il paradiso fosse solo lì al primo piano”.
Fabrizio De Andrè descrive magnificamdente la figura della prostituta elevandola spiritualmente senza ridurla mai ad una oggettificazione ma anzi, spende parole romantiche ricordandoci che non si tratta solo di corpi.
L’elevazione spirituale della prostituta
La riflessione che ci spingono volutamente a fare Dostoevskij e De Andrè riguarda proprio la categoria di persone che vivon0 nei bassifondi della società, tra la povertà e la miseria, situazioni che hanno portato le figure femminili di cui si parla a vendere il proprio corpo, ma come abbiamo visto queste ultime non sono descritte mai negativamente e, anzi viene messa l’accento sull’elevazione spirituale e la purezza d’animo che sono riuscite a ricavare solo grazie alla miseria che hanno dovuto prima sopportare. Sonja infatti nel romanzo dirà:
“In una situazione di comodità, nella ricchezza probabilmente voi non avreste visto niente delle disgrazie umane. Dio manda a colui che ama e nel quale spera molte disgrazie, perché egli ne abbia esperienza personale e sviluppi una maggiore conoscenza, perché il dolore umano si vede meglio quando si soffre che quando si è felici”
Negli ultimi versi della canzone di De Andrè invece troviamo la frase:
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”
Con queste parole gli autori ci fanno capire che le persone ai margini della società che sono state costrette a vedere la miseria, la povertà hanno avuto la possibilità di affrontare un percorso personale che li porterà poi alla consapevolezza di sè e alla vera purezza d’animo, per De Andrè dai diamanti, ovvero da una situazione di agiatezza e tranquillità non può nascere nulla mentre è dalle situazioni più squallide che nascono le prostitute di cui parla l’autore, donne di grande purezza d’animo.