Il 20 Febbraio del 1909, Filippo Tommaso Marinetti pubblica il Manifesto del Futurismo.
Sul finire di Febbraio, nel quotidiano francese Le Figaro compare il Manifesto Futurista. Qui vengono esposte tutte le idee e le convinzioni del movimento, in maniera coincisa e declamatoria.
Date di pubblicazione del Manifesto
Essendo stato pubblicato nella prima decade nel Novecento, il Manifesto affonda le sue radici sul finire dell’Ottocento e nasce come reazione a tutti quei movimenti che avevano caratterizzato quegli anni. Primo tra tutti il decadentismo dannunziano, accostato alla cultura borghese ottocentesca. Invero, la prima pubblicazione del Manifesto risale a qualche settimana prima rispetto alla data indicata, poiché apparve, per la prima volta, sulla Gazzetta dell’Emilia, di Bologna il cinque dello stesso mese. Venne pubblicato anche a Napoli (il giorno dopo), fino ad arrivare – cronologicamente – a Mantova, Verona, Trieste e, per finire, a Roma. Si considera il 20 Febbraio come data di pubblicazione perché, una volta pubblicato sul quotidiano francese, il Manifesto acquisì fama internazionale.
Contesto storico
Come già ribadito, il Manifesto nasce dai movimenti fine-ottocenteschi, per essere poi maturato e scritto durante i primi anni del XX secolo. Bisogna considerare, però, anche gli anni in cui è stato pubblicato e, soprattutto, quelli centrali, successivi alla pubblicazione. Erano gli anni del periodo fascista e sebbene il rapporto tra Fascismo e Futurismo non sia completamente chiari, non si può negare che ci siano dei punti di tangenza tra Fascismo e Futurismo. L’ideologia forte, l’impostazione nazionalista, permetteranno al Fascismo di sfruttare le parole del Futurismo e di accostarsi alla scia “guerra come igiene del mondo”. I due movimenti, quindi, trovarono manforte vicendevolmente.
Punti cardine del Futurismo
”Guerra come igiene del mondo” è, di certo, una delle parti più forti e conosciute del manifesto futurista. Fa parte dell’articolo 9 e viene definita come uno stato necessario per l’animo umano, uno stato che porta a purificazione e che facilita l’idealismo. Una definizione di questo tipo sarà destinata a influenzare una serie di pensieri e non solo quello italiano, diventando molto famosa anche il Germania (con il totalitarismo) e anche in Russia, sebbene in chiave diversa.
Secondo i Futuristi, l’uomo, è istinto. La sua natura è fatta di istinto e necessita di esprimerlo per esprimere sé stesso. Inoltre, s’inneggiava la velocità, il progresso, il divenire, sia in arte che in poesia. Fondamentale la storia pensata come una serie di contenuti nuovi e innovativi:
Verranno contro di noi, i nostri successori; verranno di lontano, da ogni parte, danzando su la cadenza alata dei loro primi canti, protendendo dita adunche di predatori, e fiutando caninamente, alle porte delle accademie, il buon odore delle nostre menti in putrefazione, già promesse alle catacombe delle biblioteche.
Ma noi non saremo là…. Essi ci troveranno alfine — una notte d’inverno — in aperta campagna, sotto una triste tettoia tamburellata da una pioggia monotona, e ci vedranno accoccolati accanto ai nostri aeroplani trepidanti e nell’atto di scaldarci le mani al fuocherello meschino che daranno i nostri libri d’oggi fiammeggiando sotto il volo delle nostre immagini.