Che cos’è lo Stato? Rispondono la filosofia di Simone Weil e il manga death note

Le idee sono ambigue e non sono mai concrete, non appartengono a nessuno se non a se stesse. Una stessa idea , destituita dal suo trono, passa dalla filosofia all’animazione giapponese

 

che cos’è lo Stato e come possiamo immaginarlo? Può essere un’idea, un oggetto e una prigione, ma anche una speranza


Teologia mistica

 


Lo stato è un binomio ideologico, una sorta di trasposizione del divario umano tra mente e corpo su un livello collettivo. L’equilibrio dello stato e la sua osmosi derivano dalla sua concretizzazione imperfetta e dall’ideologia che ne scaturisce: il sentimento che suscita è un connubio, seppur imperfetto ,tra i due, che viene chiamato “ rivoluzione “. Vedremo due modi di configurare lo stato che si distaccano dalla sua materialità e non lo considerano come “ ente” bensì come essere. Una persona all’interno dello stato e per lo stato non è se stessa, ma una catena di simboli che ne richiamano i diritto, i doveri ,la rappresentanza ma mai la sua sostanza ontologica, il diritto non è giustizia e i partiti non sono idee, così come ogni società non è autentica solo perché sussiste.  Così ogni atto non è solo in sè, ma è anche intenzione e speranza.

Simone Weil


Simone Weil nasce in Francia, sorella di Andrè Weil, eminente matematico con cui condividerà frequenti scambi epistolari, figlia della rivoluzione marxista e casta discendente del razionalismo di stampo cartesiano ( sul cui rigore formale scriverà la tesi di laurea), si unirà poi al platonismo e al misticismo fino a ridurre l’esistenza a mero accessorio della morale, fino a  condurre ogni ente determinato al nichilismo etico e produrre una filosofia in cui la bellezza si eleva anonima, l’etica si staglia in controluce rispetto all’individuo e il diritto, lo stato sono idee e comprensioni ma allo stesso tempo “ atteggiamento “ e “ sentimento”, nella misura in cui questo sentimento anela al bene.  Simone pensa all’essere, che non si cela dietro una figura, che smette di divenire e la cui legge non si asserraglia tra le maglie del tempo e del gusto e la cui rivoluzione è tutta già stata e mai in erba.  Quando io penso alla persona, a ciò che rappresenta nella sua interezza , non posso che pensare a ogni sua parte come essa stessa, altrimenti dovrebbe vivere come accessorio della metafisica. Non posso prescindere dagli occhi che qualcuno porta in sè come se non valessero della persona intera e non posso staccargli quegli occhi senza offenderlo in tutto ciò che è. L’impersonalità è un trascendersi o un alienarsi? È un riconoscersi, che non ha valore come teoria ma come atto, che non ha valore nell’universale ma nell’anonimato, che non conduce alla felicità o alla perfezione, ma al bene e tutto questo significa mettere da parte l’idea di persona come io sono, di diritto come mi rappresenta, di stato come mi governa perché ciò che è ora crea lussuria, discordia, assenteismo morale e fisico da se stessi.

light yagami


Light yagami è un ragazzo brillante che frequenta un liceo di Tokyo e che vede il male e la degradazione annidarsi nella società umana. A differenza di Weil, la sua idea di stato non è ideologia e non parte da una predisposizione esistenziale, bensì è un atto di forza volto non al bene supremo ma alla giustizia e , ricordando ciò che la Weil dice nel libro La persona e il sacro, l’unica giustizia è quella greca, quella naturale e ogni giustizia forzata è politica o dittatura che sfocia nella sottomissione dell’anima rispetto all’ente, in ogni suo senso. Light trova ilcosidetto quaderno della morte, uno speciale strumento su cui scrivendo il nome di qualcuno e avendone in mente il volto questi morirà entro 40 secondi di arresto cardiaco o di cause specificate dal suo possessore. Il paradosso di Light è che per salvare l’umanità la sacrifica a strumento dei suoi orizzonti , cerca di diventare “ il re del nuovo mondo” e crea panico e paura in tutto il pianeta. Sogna un mondo concreto e tragico ma che a differenza dell’utopia del bene di Simone Weil, lui riesce a realizzare, forse perché in fondo tutte le dittature sono più naturali di quanto ci si aspetti. Light ha però qualcosa in comune con la filosofa francese e , anzi, per alcuni versi ne incarna l’ideologia. Light, dal momento in cui prende in mano il quaderno diventa una incarnazione di giusta e tutte le sue azioni sono tese a questo fine, in pratica smette di essere Light, diventa impersonale e cerca di arrivare al bene grazie all’anonimato. Attenzione, un anonimato in perfetto stile Weiliano, in cui la sua identità dipende dalla sua umanità e dal modo in cui essa appare. Alla fine, le utopie restano utopie e , al contrario di come light e Simone pensavano, non si può distruggere l’idea che di noi ci fornisce lo stato, con i suoi diritti e la sua istituzionalità, senza inabissarsi in un caos senza possibilità di uscita.

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