Che cosa sono gli incantesimi in “Harry Potter”? Noam Chomsky ci fornisce la definizione

I libri di Harry Potter offrono uno sguardo completo e ampio nei confronti dei più famosi temi filosofici.

Il rapporto tra incantesimi e grammatica universale permette un accesso alternativo al mondo magico e fantastico del maghetto inglese. 

Dimmi le parole magiche

La saga di Harry Potter è conosciuta in tutto il mondo e da vent’anni a questa parte continua a far sognare. Composta da sette libri pubblicati tra il 1997 e il 2007 dalla scrittrice inglese Joanne K. Rowling, ha avuto molta fortuna grazie anche all’adattamento cinematografico, che dall’inizio della quarantena a questa parte il canale Mediaset Italia Uno ha riproposto nella sua interezza. 

Sono numerosi gli aspetti della storia che fanno riflettere profondamente, dai più evidenti (l’importanza dell’amicizia e dell’amore) a quelli più scontati (la lettera di Hogwarts come portale verso il mondo magico). In particolare però ha suscitato la curiosità di moltissimi lettori questo quesito: che cosa sono gli incantesimi? La magia infatti viene presentata come una sorta di tratto genetico che distingue un babbano (non-mago) da un mago, ma ha pienamente effetto nel momento in cui vengono pronunciate o pensate determinate parole. Queste parole o locuzioni sono appunti gli incantesimi, gli stessi per ogni membro della comunità magica indipendentemente dalla sua nazionalità. Per comprenderli e definirli al meglio possiamo servirci delle moderne teorie del linguaggio formulate dal linguista Noam Chomsky. 

Un algoritmo universale

Noam Chomsky è famoso per aver pubblicato nel 1957, a soli 29 anni, Syntactic structures (Le strutture della sintassi), che contiene la sua teoria rivoluzionaria sulla grammatica generativo-trasformazionale. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il dibattito scientifico internazionale, anche in seguito alla pubblicazione nel 1950 del famoso articolo di Alan Turing Computing, Machinery  and Intelligence, era sempre più incentrato alla formulazione di una “legge” che potesse cogliere, nella sua semplicità, la complessità dell’agire e pensare umano allo scopo della creazione di una macchina che potesse replicarlo. 

Chomsky ha avuto un ruolo centrale nello sviluppo delle nuove scienze che studiano questi rapporti essere umano-macchina (scienze cognitive, Intelligenza Artificiale, eccetera) perché è stato il primo ad elaborare l’ipotesi che i nostri pensieri, in relazione alla loro formulazione nel linguaggio, seguano determinate disposizioni mentali-fisiche e che pertanto possano essere replicati computazionalmente. Egli parte dall’assunto secondo il quale è impossibile spiegare il linguaggio secondo il modello stimolo-risposta: infatti anche i bambini al primo stadio della comprensione verbale sono in grado di riconoscere la correttezza o meno di una locuzione (un bambino difficilmente potrà mai dire “I gatti è sul tetto”). Di conseguenza tutti gli esseri umani devono possedere innatamente un dispositivo che sia in grado di riconoscere le regole che sottendono al linguaggio: e questo è proprio la grammatica universale. Chomsky afferma concludendo che questa si articola nelle varie lingue, anche se la costruzione soggetto-verbo-complementi rimane pressoché inalterata. 

Linguaggio e Fantasia

Il legame che si instaura tra magia e realtà nell’incantesimo è analogo a quello che si viene a creare nel “mondo babbano” tra individuo e individuo nel linguaggio. Alla domanda che ci siamo posti inizialmente possiamo quindi rispondere che gli incantesimi sono una specie di grammatica universale: algoritmi comuni che permettono la realizzazione della magia. Non è assurdo pensare che questi possano essere insegnati (dal Wingardium Leviosa allo Stupeficium, passando per l’Expecto Patronum), riscoperti (gli horcrux) o addirittura creati (il sectumsempra di Severus Snape). 

Da questo aspetto possiamo cogliere lo stretto legame che c’è tra magia e lettura: la lingua e la sua conoscenza diventa parte essenziale e fondamentale per accedere al mondo della fantasia. 

(Ringrazio i miei amici Andrea e Michele per il supporto filosofico)

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