“C’è una farfalla bianca”: Ultimo incontra la filosofia di Seneca e Nietzsche

Il rapporto fra la vita e la morte descritto da una “farfalla bianca”.

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Simbolo delle persone care scomparse, la piccola creatura (nella canzone di Ultimo “Farfalla bianca”) incontra la filosofia facendosi portatrice di un grande insegnamento. 

“Una farfalla sulla spalla”  

“Si posa una farfalla sulla spalla, oggi mi siedo e resto ad ascoltarla”: così canta Ultimo nei primi versi della canzone. Quel che vuole dirci non è facile da accettare, ponendoci davanti alla sua fragilità, alla nostra fragilità. La farfalla bianca è piccola, fugace, come ogni vita umana: “dice che non è più tempo di parlare, che poi domani ha un’altra vita da incontrare”. Ci mostra i limiti costitutivi della condizione umana: imprevedibile, precaria, finita. Come scrive il filosofo Pascal: “l’uomo non è che una canna, la più fragile di tutte in natura, ma è una canna pensante”. Che per qualcuno, quest’ultimo fatto potrebbe essere un aggravante: Leopardi, d’altronde, insegna che è proprio perché l’uomo è consapevole della sua fragilità che diventa infelice, incapace di vivere pienamente. Ma non tutti sarebbero d’accordo con questa affermazione. Nella filosofia esiste un’altra strada che, a partire dalla consapevolezza, rende possibile superare persino la morte. 

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“Ti prego mi porti al mare”

É una vita in cui il tempo vola (è il caso di dirlo) in un battito d’ali di farfalla. E a tutti, prima o poi, capita di lamentarsi della sua precarietà, di non possederne abbastanza. Immersi nei pensieri quotidiani, il tempo non aspetta e scorre cinicamente. Ma per Seneca questo modo di ragionare fa  acqua da tutte le parti. Secondo il filosofo, è una menzogna che raccontiamo a noi stessi quella della brevità della vita: la verità è che ne sprechiamo la maggior parte, concedendo pochissimo al momento presente in favore di un domani astratto, che diventa il “cestino” in cui gettiamo i nostri desideri che non realizzeremo mai, i momenti che abbiamo scelto di non cogliere. Ed è qui che rientra la nostra farfalla bianca, ricordandoci che “il tempo in fondo è quello che noi gli affidiamo”, e che dovremmo imparare a comprendere il valore del momento attuale, consapevoli della sua fugacità. Scrive Seneca nella propria Lettera a Lucilio: 

“Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisce di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte di fronte a noi e invece gran parte di essa è alle nostre spalle; appartiene alla morte la vita passata. Dunque, Lucilio caro, fai quel che mi scrivi: metti a frutto ogni minuto; sarai meno schiavo del futuro, se ti impadronirai del presente”.

Nonostante la sua gracilità, la farfalla bianca “dice ti prego mi porti al mare, avrei solo bisogno di capire, se è giusto vivere quel che rimane”. Nonostante la sua delicatezza, lei “prova a nuotare”: ed è intorno a questo che ruota tutto. 

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“In quel posto dentro me” 

Negare la precarietà della vita sarebbe da ingenui. Cercare di nasconderla rappresenterebbe un tentativo di illusione, di consolazione. Disperarsi a causa di essa è umano, fin troppo. Ma non è la strada che la farfalla bianca ci chiede di percorrere:

“Si posa una farfalla sulla spalla ed io

Non posso darle altro se non un addio

Che il suo destino è fragile come la forza

Ma dice che oggi vola ed è lì la ricchezza”

Si tratta, come direbbe il filosofo Friedrich Nietzsche, di accettare l’imprevedibilità, la fragilità, la contraddittorietà della vita, avendo il coraggio di dirle di sì nonostante tutto. Di viverla imparando ad apprezzarne l’equilibrio effimero. “Oggi vola ed è lì la ricchezza” dice la nostra protagonista.” E se la farfalla bianca rappresenta le persone care scomparse, il miglior modo che abbiamo per farla volare è portare dentro di noi il presente che ci ha donato, e abbracciare quelli che verranno anche senza di lei:

“Di quelle ali tra cent’anni chissà che rimane

Mi dice “lascio ai bimbi il sogno di volare” […]

E io ti porterei

Io ti porterei

In un posto dentro

In quel posto dentro me”.

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