“C’è ancora domani”: ecco perché Virginia Woolf sarebbe la coregista di Paola Cortellesi

Ripercorriamo insieme alcune tappe significative dell’emancipazione femminile passando da Virginia Woolf fino ai giorni nostri con il film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi.

C’è ancora domani è il nuovo film diretto da Paola Cortellesi sull’emancipazione femminile nel secondo dopoguerra italiano. Andiamo insieme alla scoperta di questa tematica passando dall’indiscussa Virginia Woolf fino a Paola Cortellesi

IN UN MONDO CHE, PRIGIONIERO È

Se questo articolo potesse avere una colonna sonora, indubbiamente il mio canto libero di Lucio Battisti calzerebbe a pennello.

Nella storia di genere, la donna ha da sempre avuto un ruolo secondario relegato alla procreazione. Sono esistite diverse donne coraggiose che hanno cercato di tutelare i propri diritti, eppure la storia ci ha tramandato i primi passi di emancipazione femminile solo a partire dalla seconda metà del Settecento.

L’Illuminismo infatti è l’epoca di svolta per le donne: molte signore aristocratiche o dell’alta borghesia diedero vita a importanti saloni letterari in tutta Europa (si ricordi la nota Madame de Staël). Nei salotti le signore potevano confrontarsi con i gentiluomini sugli usi e costumi, discutere sul sapere, parlare della Bibbia. Inoltre è proprio nel Settecento che le donne, seppur in un numero ristretto, iniziarono a frequentare le Università, dando così vita alla corrente dei moralisti, composta da coloro che si opponevano all’istruzione femminile.

Con il passare degli anni, le donne hanno acquistato potere, convertitosi in lotta per i propri diritti. Ecco che fanno capolino in un Inghilterra dell’800′ il movimento delle Suffragette. Dall’inglese suffragette, a sua volta da sufrage, furono un gruppo di attiviste del movimento di emancipazione femminile, il cui obiettivo era quello di ottenere il diritto di voto alle donne.

VIRGINIA WOOLF, UNA SCRITTURA FEMMINISTA

Una donna deve avere soldi, e una stanza tutta per sé, se vuole scrivere romanzi.

Grande scrittrice del XX secolo, Virginia Woolf si configura come attivista impegnata nella lotta per la parità dei diritti tra i sessi. Nel 1929 scrisse Una stanza tutta per sé in cui affronta il problema della differenza di genere non solo dal punto di vista letterario ma anche sociale.

Nel 1928 chiesero alla Woolf di tenere delle conferenze alle studentesse di Cambridge sul tema “le donne e il romanzo”. La scrittrice declinò l’invito e così l’anno successivo pubblicò il saggio Una stanza tutta per sé, fondamentale per il movimento femminista, da cui prende piede una lunga riflessione sulla condizione della donna negli anni ’20.

“La vita, tanto per un sesso quanto per l’altro – e li guardavo passare per strada, faticosamente – è ardua, è difficile, una lotta continua. Richiede un coraggio e una forza giganteschi. Più che altro, forse, poiché siamo creature d’illusione richiede fiducia in se stessi. Senza fiducia in noi stessi siamo come i bambini nella culla. E come possiamo generare in noi, nel modo più sbrigativo possibile, questa imponderabile eppure inapprezzabile qualità? Pensando che gli altri sono inferiori a noi. pensando che possediamo qualche superiorità innata.

Donna enigmatica, Virginia Woolf arriva alla conclusione che, una donna che vuole può farlo, ma necessita di due cose: una indipendenza economica e una stanza tutta per sé. Per aspirare ad essere scrittrice, la donna ha bisogno di una sua indipendenza economica per sovvenzionare la sua vena artistica, ma anche un luogo dove può essere vera padrona di sé stessa, senza l’interazione esterna e in cui può affermare la sua solida individualità.

“C’È ANCORA DOMANI”

Il film proiettato nelle ultime settimane in tutte le sale cinematografiche italiane C’è ancora domani tratta delle tematiche ancora attuali e già lungamente discusse dalla Woolf. Paola Cortellesi, però, riesce a mettere in scena con ironia ed eleganza la condizione femminile del secondo dopoguerra italiano.

Delia è una classica donna del postguerra, una donna ordinaria che cerca di mantenere in ordine la sua casa, di lavorare per aiutare economicamente la famiglia (il marito, un’adolescente e due bambini) e di accudire suo suocero che vive sotto lo stesso tetto, Don Ottorino. Nel suo contesto familiare il marito Ivano ha l’abitudine di umiliarla e di menarla; in ambito lavorativo Delia è sottopagata rispetto all’uomo. Tra lavoretti, pensiero alla famiglia e momenti di spensieratezza con l’amica Marisa (interpretata dalla meravigliosa Emanuela Fanelli) Delia riceve una lettera inaspettatamente indirizzata a lei; lo spettatore non può che continuare la visione del film per scoprire il contenuto della lettera.

Il film è intervallato da parole femminili non dette, da lividi non necessariamente visibili. Marcella (primogenita di Delia e Ivano) come figlia del suo tempo si ritrova spesso ad incoraggiare sua madre a prendere il controllo della propria vita; di contro Delia, come ogni donna della sua epoca, è in crisi su quale possa essere la cosa giusta da fare. Alla fine sceglie di cambiare, in primis per sua figlia.

Paola Cortellesi, nel suo film d’esordio come regista, è riuscita a destreggiarsi in un mondo cinematografico dall’impronta maschile e, come Virginia Woolf, è stata capace di presentare al pubblico una soluzione ai problemi di parità di sesso, per la regista italiana infatti “c’è ancora domani”.

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