Buona Vita a Tutti: J. K. Rowling ci ricorda l’utilità di non essere infallibili

Quante volte vi è capitato di sognare di non aver fatto un errore che vi è costato tanto, di poter tornare indietro per correggere gli sbagli che sono stati fatti così da risparmiarvi delusioni troppo pesanti? La verità è che non si può tornare indietro per cambiare il passato, non esiste una “giratempo” che ce lo consente. Ma è davvero un male non poter cambiare il passato? Siamo così sicuri che tutto ciò che ci è successo, tutti gli errori che abbiamo fatto, siano stati fini a sé stessi? Molto spesso sottovalutiamo l’importanza dell’imparare dai nostri errori. A volte, neanche ci accorgiamo dell’insegnamento che deriva da un grosso sbaglio. “Buona vita a tutti. I benefici del fallimento e l’importanza dell’immaginazione”, un piccolo libro pubblicato da J. K. Rowling, si focalizza su quanto ci perdiamo guardando i nostri sbagli come qualcosa di intrinsecamente negativo e su cui non c’è molto da ricavare. Ci racconta cosa significhi, per lei, vivere una “buona vita”.

Non solo magia

«Non occorre la magia per trasformare il mondo. Dentro di noi abbiamo tutto il potere che ci serve: il potere di immaginarlo migliore». Così parla la Rowling durante il suo discorso per la cerimonia di laurea di all’Università di Harvard. Tutte le più rosee speranze che ci costruiamo di volta in volta sugli eventi della vita, delle (apparentemente) solide fortezze fatte dei nostri ideali, delle nostre percezioni e delle nostre speranze, alle volte, con un semplice alito di vento, crollano improvvisamente. Appesantiti da una grossa sconfitta, ci rendiamo conto che ciò che ritenevamo tanto resistente e sicuro, in realtà, era un semplice e illusorio castello di carte. Solo che, a questo punto, non sappiamo da dove ricominciare. È proprio a questo punto che bisogna riflettere: di quali magie potremmo mai avere bisogno? La scrittrice, che fin da bambina ha inseguito fino, a raggiungere, i propri sogni, ha deciso di mettere nero su bianco pensieri che ha maturato, verificato e sperimentato con la propria esperienza e che ha condiviso con i neolaureati di Harvard. Il libriccino racconta un’esperienza di vita: il suo punto di vista, irriverente, retorico, un balsamo che sprona alla riflessione. Non serve, infatti, una bacchetta magica per cambiare quello che è stato, ma occorre fare tesoro di quello che si è vissuto. 

L’importanza di sbagliare

Forti dei nostri ideali, rimaniamo sempre e comunque convinti che, determinate cose, posseggano solo un’accezione negativa. È proprio così che guardiamo tutti gli eventi avversi della vita. Una delusione amorosa, un licenziamento, un compito, o un esame, andati male. Insomma, tutte quelle cose su cui riponiamo tante, tantissime speranze e che, quindi, ci stanno particolarmente a cuore. Avete presente quel senso di impotenza e delusione che deriva da uno sbaglio? Quella è solo la punta dell’iceberg, sono solo la fase iniziale di un processo, del tutto naturale, per elaborare gli eventi. È perfettamente normale sentirsi giù dopo una batosta, nessuno dice che sia semplice. Tuttavia, quello a cui molti non fanno caso è il fatto che non bisogna fermarsi davanti al dolore che deriva dai sentimenti negativi. Proviamo a capovolgere la questione: perché, invece di pensare a quanto siamo stati stupidi, non pensiamo a cosa abbiamo sbagliato?

Imparare dai propri errori: via la diffusione di responsabilità!

Ci stiamo abituando ad attribuire a cause esterne le origini dei nostri fallimenti. È più semplice dire che un compito era troppo difficile, che c’era poco tempo o che la cosa non è dipesa da noi, che siamo sfigati e che tutte le cose capitano sempre a noi. Noi non possiamo mai farci niente, siamo proprio sfortunati e non riusciamo a scacciare via i nostri problemi. E se il problema fosse il modo attraverso cui ci atteggiamo ad una situazione? È un meccanismo tutto psicologico che adottiamo per sentirci meno in colpa: se la cosa non è dipesa da noi, non possiamo affermare che la conseguenza sia del tutto colpa nostra. Questo comportamento che siamo soliti adottare si chiama Diffusione di responsabilità, usata principalmente per ridurre lo stato di tensione psichica che si crea, ovvero la sensazione spiacevole che deriva da un evento avverso. E cosa succederebbe se il problema non fosse la situazione ma fossimo proprio noi? Se la causa dei nostri stessi mali fossimo proprio noi?

Cominciamo a renderci conto del fatto che, gran parte delle volte, le delusioni hanno anche un contenuto positivo. Possiamo imparare a non rifare più lo stesso sbaglio, a crescere interiormente riflettendo sul nostro comportamento. Sviluppiamo la nostra creatività, cerchiamo di adottare un approccio differente, impariamo a pensare fuori dagli schemi. Gli errori possono essere una risorsa inestimabile, dipende da solo da come li guardiamo. 

Alice Tomaselli

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