L’ex premier Matteo Renzi insieme con Beppe Grillo, ha firmato un Patto trasversale per la Scienza, un appello in favore della scienza e della ricerca italiana. Analizzando i dati e le statistiche ci si dovrebbe aspettare un po’ di più dalla nostra nazione considerando l’impiego dei fondi e la percentuale del Pil per questo campo.
L’appello e le motivazioni
Pochi giorni fa è stato pubblicato sul sito ‘Medical Facts’ del virologo Roberto Burioni, il Patto trasversale per la Scienza supportato apertamente dai già citati Renzi e Grillo, e non solo. All’appello aderiscono molti professori universitari e questo potrebbe sembrare un buon punto di partenza per migliorare la situazione italiana. Alla mano si hanno diversi dati dai quali partire per arrivare alla conclusione che dal nostro Paese ci si potrebbe aspettare molto di più in termini di impegno per la ricerca, a livello di finanziamenti. Si pensi infatti che secondo Eurostat e i dati pubblicati il 10 Gennaio 2019, l’Italia è al dodicesimo posto in Europa (quasi al pari dell’Ungheria) riguardo la percentuale di Pil impiegata nella ricerca scientifica. La cifra si aggira intorno al 1,35% del Pil totale, con una media europea del 2,07%. Percentuali a parte, la comunità scientifica nel 2017 ha beneficiato di ben 23,4 miliardi di euro in Italia: quota apparentemente elevata, ma è nulla in confronto ai quasi 100 miliardi investiti dalla Germania, seguiti dai 50 della Francia.
Quali le prospettive del Patto?
Le prime parole dell’appello che invitano le forze politiche ad impegnarsi sul fronte della ricerca, sono le seguenti:
“Rivolgiamo un appello a tutte le forze politiche italiane, affinché sottoscrivano il seguente Patto Trasversale per la Scienza e s’impegnino formalmente a rispettarlo, nel riconoscimento che il progresso della Scienza è un valore universale dell’umanità, che non può essere negato o distorto per fini politici o elettorali“.
Tutto questo è seguito dal patto vero e proprio che è riassunto in 5 punti. L’ultimo di questi sembra essere il più importante, se non urgente, infatti chiede l’immediato raddoppio dei fondi per la ricerca biomedica di base. Ovviamente come specificato, è solo il punto di partenza, ma il patto richiede un adeguamento dei finanziamenti per tutta la ricerca scientifica italiana.
La ricerca italiana nel mondo
Dati alla mano, la situazione non favorevole allo sviluppo scientifico non ferma le menti italiane che riescono a produrre tanto, con poco a disposizione. Nel ranking mondiale il contributo italiano alla scienza è in deciso aumento, anche a livello di qualità. Infatti in un periodo che va dal 2000 al 2016 la produzione scientifica italiana è passata dal 3,2% al 4% del totale mondiale, eguagliando potenze come Germania e Francia.
“La posizione dell’Italia è migliorata in Biologia (dove cresce dal 3,7% del totale mondiale del 2000 al 4,5% del 2016), nella Psicologia (dall’1,7% al 2,9%) e nelle Scienze della terra (dal 3,6% al 4,9%)”
Così Daniele Archibugi e Fabrizio Tuzi commentavano pochi mesi fa il rapporto del Cnr a riguardo della situazione. In tutto questo si registra un aumento dei brevetti, in cui l’ingegneria meccanica gioca un ruolo importate con un peso del 42%, affiancato da un calo dei dottori di ricerca che passano da 10 mila unità del 2007 a meno di 8 mila nel 2016. Questi i dati più recenti, che fanno intravedere il futuro della scienza made in Italy: alquanto incerto, nonostante tutto! Ma per fortuna in questi giorni si può cercare di sperare nel nuovo Patto trasversale, come un punto di svolta della scena dell’Italia scientifica nel mondo.
Fedele Delvecchio