La metafora della “perdita di tempo” in attività non finalizzate alla crescita personale si è cristallizzata nella società odierna, diffondendo l’idea della necessaria affermazione sociale durante periodi prestabiliti. Le pressioni scaturite da questa convinzione sociale portano i soggetti più vulnerabili allo sviluppo di diverse forme di disturbi di ansia.
Il trascorrere degli eventi è un fenomeno che nel corso della storia dell’uomo ha subito interpretazioni spesso contrastanti tra loro. Dal XIV secolo in poi il tempo ha assunto una valenza prettamente utilitaristica, ponendo l’uomo in una condizione di necessaria realizzazione personale nel privato e nel pubblico.
I libri della famiglia
I libri della famiglia è un’opera dialogica di Leon Battista Alberti suddivisa in quattro volumi attraverso i quali l’autore attua un confronto tra i membri della sua famiglia analizzandone i ruoli nell’organizzazione e nella conduzione del nucleo familiare all’interno della società. L’autore affronta diverse tematiche quali il rapporti sociali all’interno e all’esterno della famiglia, la gestione del patrimonio, l’educazione dei figli, il matrimonio, i compiti degli anziani: nell’ottica della prima metà del 400 il nucleo familiare risulta il più essenziale e importante, in quanto unica sicurezza in un mondo senza certezze assolute. Nel prologo Alberti espone uno dei suoi concetti chiave, ovvero il continuo esercizio della virtù, unico elemento in grado di contrastare l’imprevedibile azione della fortuna.
“Il tempo” dal Medioevo al Rinascimento
Durante il Medioevo il tempo era scandito dal potere della Chiesa: gli eventi venivano situati in rapporto alle grandi feste o ad altri avvenimenti. Gli stessi pellegrinaggi ponevano gli uomini in una condizione in cui non erano in grado di determinare la durata del viaggio, il momento del ritorno e i progetti successivi alla fine del percorso spirituale. Nel Rinascimento il tempo assume una nuova valenza a livello sociale: non vi è più un tempo imprevedibile,incerto e indefinito, esso è determinato dalle dinamiche urbane e cittadine: l’organizzazione dello spazio urbano è presente nel proliferare di scritti di architettura, negli scritti utopici su città ideali e nell’organizzazione razionale della giornata.
Mai giaccio se non vinto dalla stanchezza
Nel terzo volume de “I libri della famiglia” Leon Battista Alberti analizza alcuni aspetti economici della vita familiare in relazione al buon uso della virtù, del proprio corpo e del tempo. Si individua nell’opera la nascita del tempo moderno in chiave produttivistica: il tempo non può essere sprecato nell’ozio ma deve essere sfruttato nella pianificazione, nello studio, nell’operosità e nella produzione.
La famiglia, il lavoro, lo studio sono aspetti centrali della quotidianità rinascimentale e la presenza simultanea di questi tre pilastri sociali standardizzano lo scorrere del tempo in funzione di una maggiore produttività e rendendo gli individui degli agenti economici.
“Il tempo” al giorno d’oggi
La concezione odierna di tempo pone le proprie radici nel periodo rinascimentale fino a sfociare nel meccanismo contemporaneo che richiede all’uomo di compiere azioni non solo nel minor tempo possibile ma anche nel modo migliore possibile. L’uomo è costantemente sottoposto a pressioni sociali che impongono il rispetto di alcune “tabelle di marcia” e nel caso di un rallentamento o dell’attuazione di un comportamento fuorviante rispetto alle aspettative proprie e altrui l’individuo prova disagio, a correggersi, istintivamente prova a rimediare in virtù di un’accettazione da parte del gruppo. Sebbene l’istinto sia un elemento naturale e fisiologico per l’essere umano, nella società odierna viene sovrastimolato portando a un meccanismo definito in psicologia confronto sociale: gli individui valutano le proprie opinioni e le abilità mediante un confronto con gli altri al fine di ridurre l’incertezza in questi settori e imparare a definire il sé. Quando l’organismo si sente in difetto rispetto ad alcuni parametri sociali standard può sviluppare alcune forme di disturbo psicopatologico quali il disturbo d’ansia generalizzato.
Disturbo d’ansia generalizzato
Si tratta di un disturbo in cui un’ansia generalizzata si manifesta in molteplici situazioni quotidiane con un’eccessiva preoccupazione e può avere una durata pari a 6 mesi. Tra i sintomi ricorrono irrequietezza, tensione muscolare, irritabilità, vuoti di memoria e alterazione del sonno. Chi ne è affetto non riconosce sempre le proprie preoccupazioni come eccessive e dannose per l’inserimento sociale oltre che rivolte a oggetti o contesti che normalmente non determinano i sintomi precedentemente elencati. Negli adolescenti e nei bambini questo disturbo può insorgere in seguito a ripetute forme di pressione sociale da parte dell’ambiente scolastico, sportivo o familiare che innescano la paura del giudizio, un tema centrale nel disturbo d’ansia sociale: la persona che ne soffre ha cronicamente la sensazione che l’altro lo criticherà e giudicherà e si sente costantemente osservato durante le performance o le normali azioni quotidiane. Il soggetto nel corso del proprio sviluppo mira costantemente a un realizzazione del proprio sé in termini personali, lavorativi, relazionali e sentimentali raggiungibile attraverso il confronto e la competizione imposti dalle società individualistiche occidentali. La consapevolezza di aver “perso tempo” rispetto alle tappe sociali da raggiungere a una determinata età, è percepita come una sconfitta rispetto agli obiettivi non raggiunti: la pressione non è trasmessa solo dal voler raggiungere dei traguardi ma di farlo il prima possibile, in quanto il valore fondamentale è anche la velocità, pena la perdita del ritmo all’interno di una società frenetica e inarrestabile.