Anche i mafiosi muiono (e menomale): scopriamo quali reati ci lasciano in eredità

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di Matteo Messina Denaro a causa delle sue gravissime condizioni di salute, ma non possiamo ignorare il suo ruolo in reati di associazione mafiosa.Come anticipato, negli ultimi giorni si è sentito parlare nuovamente di Matteo Messina Denaro. Non per qualcosa riguardo alla sua attività da camorrista o alla sua latitanza, interrotta lo scorso gennaio da un raid dei Carabinieri, ma per il suo stato di salute. L’uomo, infatti, era stato scoperto dalle forze dell’ordine proprio per motivi relativi alle sue cure: malato di tumore al colon da anni, è ormai nella fase terminale della malattia, bisognoso di cure palliative.

La cattura, la malattia

E’ la mattina del 16 gennaio 2023. Un blitz di Carabinieri e polizia giudiziaria sveglia il quartiere San Lorenzo di Palermo. Il luogo x pare essere la clinica privata La Maddalena, il bersaglio un uomo anziano e abbastanza malmesso. Nessuno, da fuori, si sarebbe aspettato la sua identità. Sotto il nome fasullo di Andrea Bonafede, infatti, sta quello molto meno anonimo di Matteo Messina Denaro. Proprio lui, il super latitante che dal 1993 sfugge alle autorità di tutto il mondo. Catturato dalle forze dell’ordine, l’uomo non oppone resistenza, tanto da non essere nemmeno ammanettato, e confessa subito e spontaneamente la sua vera identità. Portato via dai Carabinieri, gli attoniti passanti scoppiano in applausi e lacrime di gioia. Se l’incubo non è finito, almeno un capitolo di sangue, quello dello stragismo mafioso, viene chiuso per sempre.

Il grande super latitante

Tante domande si susseguono nelle menti di tutti: come ha fatto a nascondersi per così tanto? Come mai non è mai stato trovato? Dov’è stato tutto questo tempo? Che uomo è diventato? Chi lo ha aiutato? A qualcuno di questi interrogativi si sta cercando di dare risposta ora e, si spera, anche successivamente. Non a caso, ci si augura che Matteo Messina Denaro decida di diventare collaboratore di giustizia e di confessare informazioni su di sé e sulla sua rete di aiuto e supporto e sul sistema mafioso passato e attuale. Quello che si sa su di lui in questo momento è che ha contratto un tumore maligno al colon, per cui è in cura da tre anni. La mattina dell’arresto, infatti, andava in clinica proprio per sottoporsi a una seduta di chemioterapia. L’identità rubata è quella di Andrea Bonafede, suo amico storico, che gliel’ha ceduta in cambio di soldi, di una casa e di altri benefici materiali.

Il regime carcerario del 41 bis

Dopo essere stato arrestato, il ministro della Giustizia Nordio ha confermato il regime carcerario 41 bis per Matteo Messina Denaro. Perciò è stato trasferito con un volo militare presso l’aeroporto di Pescara e da lì alla casa circondariale dell’Aquila, struttura predisposta per il 41 bis e per cure oncologiche all’interno della stessa. Ma, a questo punto, cos’è il 41 bis? E’ un articolo del codice penale italiano che, con la legge 356 del 1992, assume un valore e una forza particolari: simboleggia il carcere duro, utilizzato per terroristi o esponenti della criminalità organizzata. La ratio è di impedire a queste persone, ancora socialmente pericolose, di comunicare fra loro e con l’esterno. Questo regime impone molte più limitazioni rispetto al normale carcere. Innanzitutto, vi è l’isolamento totale del detenuto, che viene sorvegliato 24 ore su 24, in cella singola. Vengono ammesse due ore d’aria al mese in un cortile interno al carcere, si è sottoposti al visto della posta e viene ammesso un colloquio al mese con i familiari (separati da un vetro) e una telefonata al mese ai familiari, videoregistrata. Inoltre, non è ammessa nessuna attività trattamentale psicologica, solo medica.

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