“Al posto giusto, al momento giusto”: Ted Mosby e Pievani ci parlano del destino

Le nostre vite sono state già tutte scritte? Quante strade possiamo davvero percorrere? 

Ted e Tracy, fonte: Everyeye Serie tv

Il fascino di un protagonista che compie le azioni alle quali il destino lo chiama è irresistibile. Una vita che aspetta di compiere i propri passi, al posto giusto e nel momento giusto. “L’Universo ha un piano” dice Ted ai propri figli, nella serie americana di successo How I Met Your Mother: sarà davvero così? 

“Dove siamo destinati”

 Vi siete mai chiesti se gli eventi nel corso delle vostre vite siano frutto di un piano oppure no? Se gli attimi di felicità, divertimento, eccitazione, così come quelli di delusione, tristezza, rassegnazione siano accaduti per una ragione? Il nostro Ted Mosby ha le idee chiare: 

“L’Universo ha un piano ragazzi, e quel piano è sempre in evoluzione; una farfalla sbatte le ali e comincia a piovere; è una verità che fa paura, me è anche meravigliosa, ogni ingranaggio in questa macchina è in costante movimento per fare in modo che arriviamo esattamente dove siamo destinati in quel preciso istante. Al posto giusto, al momento giusto.” 

Quant’è bello e rassicurante sapere che, in mezzo al buio che l’incertezza del futuro causa, esiste un percorso luminoso al quale le nostre vite sono indirizzate, che non possono non seguire? Ma se, invece, questa luce fosse una nostra invenzione, un nostro modo (“umano, troppo umano” direbbe un filosofo come Nietzsche) di costruire la realtà che abitiamo, di darle un significato? 

Fonte: https://unsplash.com/@christiantagalog

I segnali dall’Universo  

Forse è semplicemente più comodo pensare che sia tutto già scritto, che tutto ciò che accade sia allo stesso tempo ciò che deve accadere. Secondo il filosofo Telmo Pievani tendiamo a guardare al presente che si è realizzato attribuendogli una cornice necessaria, ma così facendo ci dimentichiamo delle condizioni in cui è riuscito a venire alla luce. Davvero non poteva accadere altrimenti? 

Se crediamo di no è perché possiamo vivere esclusivamente gli eventi che si sono concretizzati, le storie che si sono realizzate. Cosa sarebbe accaduto se Ted non avesse rubato il corno blu per Robin? Se fosse andato a vedere “Robot contro Wrestler”, invece di rimanere al solito bar? Non lo sapremo mai, ma il punto non è scoprirlo. Semmai, pensare alle possibili alternative che avevamo in gioco aiuta a non illuderci sul fatto che un qualche destino ci porti verso la soluzione giusta, perfetta per noi, a imparare ad apprezzare l’imperfezione presente nelle nostre vite. 

Anche Ted, per quanto dica di aspettare segnali dall’Universo (nella vita professionale come in quella sentimentale), in realtà spesso è il primo a tentare di forzare le cose nella direzione che vorrebbe lui. In fondo, anche il più strenuo difensore del team “destino” si lascia sfuggire queste parole nella puntata 8X23:

“Perché è da stupidi pensare che esistano dei segnali dall’Universo. Cioè, io credo che l’Universo abbia cose migliori da fare. Almeno me lo auguro con tutto il cuore. Sai quanti segnali ho avuto sulle persone con cui mi sarei dovuto mettere, e dove mi hanno portato? Forse non esistono i segnali, […] forse non serve che l’Universo ci dica quello che vogliamo davvero, perché forse lo sappiamo già, dentro di noi”.

Fonte: https://unsplash.com/@heytowner

Le strade mai percorse 

La contingenza, secondo Pievani, è ciò che ci ricorda che le cose potrebbero andare diversamente. Contingente è una situazione o un evento imprevedibile rispetto a quanto lo precede, perché frutto di interazioni che avrebbero potuto dare esiti alternativi e, allo stesso tempo, decisivo per ciò che accadrà successivamente. Significa riconoscere l’imperfezione e la precarietà delle cose. Tuttavia, guardando all’indietro una storia contingente si può commettere l’errore di notare solo ciò che è accaduto, senza ricordarsi degli scenari alternativi che erano in gioco. 

Scrive Pievani che “il problema è che la nostra mente ci porta proprio a ragionare nel modo seguente: quante coincidenze, cosmiche e personali, si sono dovute realizzare affinché io sia qui in questo momento; ma allora non può essere frutto del caso, era destino che accadesse. Così fantasticando, rimuoviamo dalla nostra consapevolezza il potere dei punti critici, di quelle sottili imperfezioni e rotture di simmetria da cui dipende il corso degli eventi successivi”:

“Se invece facessimo lo sforzo di comprendere l’evoluzione immedesimandoci nelle possibilità che c’erano in un dato momento […] allora si aprirebbero ai nostri occhi i molti contro-futuri […] di cui era gravido il passato nei suoi punti critici e nelle sue imperfezioni. Non vedremmo soltanto l’unico presente che si è realizzato, per poi giudicarlo come necessario, predeterminato, “naturale”, persino inevitabile, alla luce del passato, ma apprezzeremmo la bellezza di tutte le storie possibili che non si sono realizzate”. (Da “Imperfezione. Una storia naturale”) 

É qui che si nasconde la chiave della discussione. Il fascino del destino, come abbiamo detto, sembra irresistibile: ma è davvero più emozionante una storia già scritta, necessaria, immodificabile, rispetto a una che ha la bellezza di poter anche non esser mai accaduta? Che fra una miriade di possibilità è riuscita a venire alla luce nonostante le sue fragilità, le sue imperfezioni? 

Dedicato alle strade che non abbiamo mai percorso. 

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