A 94 anni dalla sua nascita, riscopriamo la vita di Francesco Cossiga

Il 26 luglio avrebbe compiuto ben 94 anni: stiamo parlando di Francesco Cossiga, Presidente della Repubblica emerito e uomo chiave della “Prima Repubblica” italiana.

E’ stato uno dei Capi dello Stato più influenti di sempre, ma è impossibile negargli il primato della figura più controversa che abbia mai varcato la soglia del Quirinale. Francesco Cossiga è stato questo, oltre che un personaggio fondamentale nella sua compagine politica, la Democrazia Cristiana, e nella politica della Prima (ma anche, più marginalmente, della Seconda) Repubblica. Tra scandali, disordini internazionali e ‘picconate’, ripercorriamo in breve la sua vita, in quello che sarebbe stato il giorno del suo novantaquattresimo compleanno.

Francesco Cossiga, l’enfant prodige

Francesco Cossiga nasce a Sassari il 26 luglio del 1928, da una famiglia borghese, liberale, massonica e cattolica. E’ figlio d’arte: il padre, infatti, è il fondatore del Partito d’Azione sardo. A solamente 16 anni si diploma al liceo classico e a 19 anni e mezzo si laurea in Giurisprudenza, divenendo, poco tempo dopo, professore di diritto costituzionale all’Università di Sassari. Un vero e proprio enfant prodige, ma non solo a scuola: a soli 17 anni si iscrive alla sezione sassarese della Democrazia Cristiana e, a nemmeno 30 anni, viene eletto deputato. Da lì, la sua carriera politica è un continuo crescendo: nel 1966 diventa il più giovane sottosegretario mai stato nominato (alla Difesa), nel 1976 diviene il più giovane ministro dell’Interno, nel 1978 il più giovane Presidente del Consiglio, nel 1982 il più giovane Presidente del Senato e, nel 1985, il più giovane Presidente della Repubblica di sempre.

Dal 1985 al 1990: Cossiga come Einaudi

Cossiga, inizialmente, dice di voler rivestire il suo ruolo di Capo dello Stato così come lo aveva fatto Luigi Einaudi. Insomma, tutto all’insegna della moderazione, della presidenza notariale e del pochissimo interventismo in campo politico. Ed è così, infatti, nei primi cinque anni del suo settennato, tanto che la stampa lo apostrofa come ‘il sardo-muto‘. Nonostante ci siano già i primi screzi con alcune istituzioni, una su tutte il Consiglio Superiore della Magistratura, Cossiga riesce a mantenersi in riga, visti anche i tanti avvenimenti sullo scacchiere internazionale. Come dimenticarsi, per esempio, della crisi di Sigonella e di Fiumicino, entrambe del 1985? Oltre a questo, però, l’ex Presidente si è concentrato molto sul fitto avvicendamento di governi, incaricando (anche se con un mandato esplorativo) per la prima volta una donna, Nilde Iotti del Partito Comunista.

Dal 1990 al 1992: il picconatore

Dal 1990, Cossiga inizia a compiere molte esternazioni, tanto che lui stesso, in un’intervista, pronuncia la sua celebre frase:”Gli scherzi sono finiti, è arrivato il tempo delle picconate“. Questo perché, con le sue affermazioni pubbliche, punta ad abbattere il sistema istituzionale. Nel medesimo anno, scoppia lo scandalo Gladio, di cui lui è stato fautore come sottosegretario alla Difesa. In Parlamento, la notizia fa così scalpore che il Partito Democratico della Sinistra lancia la richiesta di impeachment presidenziale nei confronti di Cossiga, ma lui stesso, come atto di protesta, si auto-denuncia alla Procura di Roma come responsabile di Gladio, secondo il reato di cospirazione politica mediante associazione eversiva. L’impeachment non va a buon fine, ma per il semplice motivo che Cossiga scioglie anticipatamente le Camere per le elezioni dell’aprile 1992 e che lui stesso si dimette pochi giorni dopo, in diretta televisiva, dopo lo scandalo di Mani Pulite.

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