A 51 anni dalla strage di Peteano, scopriamo i suoi scandalosi retroscena

Sono passati più di cinquant’anni dalla strage di Peteano, uno dei primi eventi terroristici appartenenti alla scia degli anni di piombo italiani.

Gli anni di piombo in Italia hanno costituito probabilmente il periodo più oscuro della storia della nazione. Attentati, stragi, rappresaglie, gambizzazioni, rapimenti e omicidi: tutto quel che di negativo si può pensare è accaduto. E, soprattutto, nessuna parte politica era esclusa da questo folle scenario: c’erano gli estremismi di sinistra e quelli di destra, entrambi sfociati in vari gruppi terroristici di matrice rossa e nera, rispettivamente. Come sappiamo, gli anni di piombo vengono comunemente fatti iniziare dalla strage di Piazza Fontana, nel 1969, ma prima delle grandi stragi di Bologna o di Piazza della Loggia c’è stato altro. Un esempio è la strage di Peteano, poco conosciuto e di cui non si sa ancora molto.

La strage di Peteano

Siamo a Peteano, un paesino in provincia di Gorizia. Alle 22.35 suona il telefono della caserma centrale dei Carabinieri di Gorizia. Una persona che preferisce mantenersi anonima avverte di aver visto una 500 bianca sospetta a Peteano. Le forze dell’ordine mandano sul posto tre gazzelle, che effettivamente rivengono la macchina segnalata con due buchi sul parabrezza. In tutto, sul posto, ci sono sette militari. Tre di questi, Antonio Ferraro, Donato Poveromo e Franco Dongiovanni, tentano di aprire il cofano dell’auto, provocandone l’istantanea esplosione e rimanendone uccisi.

Le indagini

Subito dopo la strage, iniziano le indagini da parte del pubblico ministero e delle forze dell’ordine. Il primo pensiero è che il responsabile sia stato il ramo trentino di Lotta Continua, formazione di estrema sinistra atta a questo tipo di attacchi. Questa teoria però non ottiene riscontri. Giovanni Ventura, terrorista allora arrestato per la strage di Piazza della Loggia, suggerisce la pista neofascista. Da lì, l’attenzione si sposta sul gruppo eversivo di estrema destra Ordine Nuovo, di cui faceva parte lo stesso Ventura. Ma i dettagli più cupi vengono a galla solamente dopo diversi anni. Lo Stato italiano non è innocente, come si scoprirà.

La verità sulla strage

Nel 1984 il terrorista nero Vincenzo Vinciguerra si auto-accusa di essere lui uno degli esecutori materiali della strage di Peteano, ma di aver fatto il tutto per ordine di un soggetto molto importante. Questa persona altro non è che il segretario del Movimento Sociale Italiano (MSI, un partito di destra), Giorgio Almirante. Quest’ultimo aveva fatto arrivare al dirigente dell’MSI friulano Carlo Cicuttini 35.000 lire per fare un intervento chirurgico di modificazione della voce. Tutto molto strano, sì, ma il nuovo giudice responsabile delle indagini, Felice Casson, aveva appena riconosciuto che la voce anonima annunciante la strage era proprio quella di Cicuttini. Durante i successivi processi, si apprende che gli autori materiali della strage sono stati proprio Vinciguerra e Cicuttini, condannati entrambi all’ergastolo. Almirante è stato accusato di favoreggiamento aggravato verso i due terroristi, ma ha usufruito dell’amnistia prima dell’inizio del processo. Oltre a loro, diversi ufficiali dei Carabinieri (alcuni appartenenti anche al SISMI, ossia il Servizio Informazioni e Sicurezza Militare) sono stati ritenuti colpevoli di depistaggio e per questo condannati a diversi anni di reclusione.

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