A 44 anni dalla fine del processo Lockheed, ricordiamone lo scandalo inedito

Sono passato ben 44 anni dalla fine dell’iter giudiziario sollevato dall’incredibile scandalo Lockheed, che ha coinvolto tantissimi personaggi sullo scacchiere internazionale.Di scandali, l’Italia della cosiddetta Prima Repubblica ne ha avuti veramente tanti. Uno di questi non passa per nulla inosservato, non solo a livello nazionale, ma globale: stiamo parlando del caso Lockheed. Un giro di tangenti, corruzione e concussione portato avanti su scala mondiale, per mano di alcune delle massime personalità politiche, economiche e finanziarie di moltissimi Paesi. Il caos derivante dalla scoperta delle mazzette da capogiro si ripercuote presto in ogni Stato coinvolto. Nella nostra penisola, lo scoppio dello scandalo va ad esautorare una classe dirigenziale già profondamente legittimata e sotto attacco.

Il caso Lockheed in compendio

Intanto, definiamo l’attore principale di questa moderna tragedia. Lockheed è una compagnia americana che produce aerei militari. Per indurre i governi di più Paesi possibile ad acquistare aerei da trasporto bellico Hercules C-130, l’azienda corrompe diversi politici ed intermediari attraverso la distribuzione di mazzette. La portata dell’affare è internazionale, tanto che vengono coinvolti, oltre a diversi personaggi rilevanti della politica italiana, anche il Primo ministro giapponese Kakuei Tanaka e il principe olandese Bernardo. Negli Stati Uniti, si apre la Commissione Pyke al Congresso per fare luce sul giro di corruzione; il flusso delle indagini arriva anche nel Belpaese, colpevole di aver comprato ben otto velivoli (di cui solo due funzionanti).

Antelope Cobbler, chi?

In Italia sono accusati diversi personaggi politici conosciuti, tra cui il democristiano Luigi Gui, ministro dell’Interno, e Mario Tanassi, parlamentare del Partito Socialdemocratico. Vengono coinvolti anche l’industriale Camillo Crociani e il giurista Antonio Lefevbre d’Ovidio. Proprio lo stretto contatto di quest’ultimo porta all’incriminazione di Giovanni Leone, allora Presidente della Repubblica. Le voci sulla sua presunta colpevolezza crescono quando si diffonde la nomea di Antelope Cobbler, misterioso personaggio politico che avrebbe ricevuto un’enorme tangente. Tutti puntano il dito sul Capo dello Stato: al momento dello scandalo detiene la massima carica istituzionale, ma in passato è stato anche, per due volte, Presidente del Consiglio. Inoltre, i più fantasiosi hanno pensato che “Antelope” stesse per l’animale antilope, facile preda del leone; facendo l’anagramma della parola, risulterebbe “napolete”, molto vicino a napoletano, denotante la provenienza di Leone.

L’epilogo di uno scandalo

Gli accusatori principali sono le testate L’Espresso e Panorama, oltre agli esponenti del Partito Radicale Emma Bonino e Marco Pannella, ai membri della P2 e ai giornalisti Mino Pecorelli e Camilla Cederna. Quest’ultima scrive La carriera di un Presidente, libello pubblicato appositamente per denigrare Leone; questo le costerà una condanna per diffamazione. Per tre anni vanno avanti i processi alle persone coinvolte. Eccezionalmente, il procedimento giudiziario, dal 1977 al 1979, si svolge davanti alla Corte Costituzionale, senza possibilità di appello. Vengono riconosciuti colpevoli, fra i personaggi nominati precedentemente, Tanassi e Lefevbre d’Ovidio, per corruzione. Il Presidente Leone viene riconosciuto come innocente, ma la sua reputazione è rovinata per sempre. Solamente nel 1998, in occasione dei suoi 90 anni, viene completamente riabilitato, con tanto di scuse di Bonino e Pannella. Quindi, se non è lui Antelope Cobbler, chi è costui? L’identità del grande corrotto non si è ancora scoperta davvero, ma si crede fosse un uomo del petrolio.

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