“La scienza non ci ha ancora insegnato se la pazzia sia o no più sublime dell’intelligenza.” Una citazione di Poe che parla della sua personalità: noto per i suoi racconti di terrore ambientati in un’atmosfera macabra.
È uno dei massimi esponenti della letteratura americana, un narratore ineguagliabile perché crede in ciò che scrive. Nelle sue opere trasporta la sua inquietudine e le sue sofferenze di una vita travagliata. È considerato il precursore del Decadentismo.
Edgar Allan Poe
Nasce il 19 gennaio 1809 a Boston, negli Stati Uniti d’America. I suoi genitori erano attori di modeste condizioni economiche. Suo padre lo abbandonó da piccolo e sua madre morí pochi anni dopo. A seguito di questi incidenti venne adottato da John Allan, un mercante molto ricco, da lui prese il secondo cognome. Per questioni commerciali si trasferisce a Londra, dove segue corsi in prestigiose scuole private. Torna nella sua cittadina, Richmond, e, nel 1828 si iscrive all’università della Virginia ma purtroppo inizia a giocare d’azzardo, indebitandosi. Il suo patrigno si rifiuta di pagargli i debiti così è costretto a lasciare l’università per lavorare. Da qui sorgono contrasti tra i due: Poe lascia casa per dedicarsi alla carriera militare per un breve periodo, successivamente si tasferisce a Baltimora. In questo periodo scrive la sua prima opera : Tamerlane and other poems.
La carriera da scrittore
Dopo la sua prima opera ottiene un incarico come direttore di un giornale, intanto suo padre adottivo muore senza lasciargli un’eredità. Sposa sua cugina Virginia Clemm, molto giovane. Continua a scrivere articoli e poesie continuamente senza ottenere, però, molta notorietà. Poe decide di tentare la fortuna trasferendosi a New York : dal 1939 al 1940 è redattore di una rivista e viene pubblicata la sua seconda opera, Tales of the grotesque and arabesque. L’opera gli regala molto successo e tutti iniziarono a notare il suo talento come redattore e scrittore. Fu un breve periodo roseo: due anni più tardi sua moglie di ammala e ha difficoltà nel lavoro, inizia a bere sempre di più e le sue condizioni economiche restano precarie anche se continua a scrivere. Nel 1844 la sua situazione migliora, scrive altre opere che ottengono successo e diventa prima redattore poi proprietario del Broadway journal.
Il gatto nero
Uno dei tanti giorni in cui il protagonista andava a bere il suo solito gin e rum, vide su un’enorme botte, un gatto uguale al precedente. Il rimorso delle azioni commesse in passato gli fece chiedere al proprietario se poteva portarlo a casa con se, ma il proprietario rispose di no. Il protagonista tornò dal gatto e lo accarezzò, così lo seguì fino a casa. La moglie se ne prese cura da subito e notò che aveva una macchia bianca che gli copriva tutto il petto. Passati alcuni giorni, la macchia bianca del gatto cambiò forma e diventò una specie di forca. Un giorno il padrone che già da tempo odiava l’animale, andò in cantina con la moglie per una vicenda domestica e il gatto li seguì. Il protagonista prese un’accetta per ammazzare il gatto, ma, quando fu sul punto di farlo sentì il braccio della moglie che lo fermò. L’uomo scagliò un colpo fermo e sicuro sulla testa della moglie, che morì. Murò la moglie tra i muri della cantina e quando la polizia andò ad investigare se fosse lui l’assassino non trovarono niente. Il protagonista volle provare la robustezza delle pareti, scagliando una bastonata sul muro dove era murata la moglie. Si sentì un lungo ululo, i poliziotti si precipitarono ad aprire il muro, e trovarono il gatto e la moglie.