La donna del Neolitico e di oggi nel discorso di Melania Trump

L’addio della famiglia Trump alla Casa Bianca testimonia quanto in realtà il ruolo della donna più potente del Mondo risulti subalterno.

Statua della libertà.

Il discorso dell’ex First Lady Melania Trump testimonia la sua fedeltà alla figura del marito, ma scopriamo insieme quanto fossero in realtà indipendenti le donne nel Neolitico.

Il discorso di Melania Trump

Il 19-01-2021 Melania e Donald Trump dicono addio alla Casa Bianca, lasciando finalmente e definitivamente il posto al collega Biden. La First Lady avrebbe parlato con un’accezione vittoriosa, quasi malinconica, con delle leganti e semplici parole di commiato. “Mentre Donald e io concludiamo il nostro tempo alla Casa Bianca, penso a tutte le persone che ho portato nel mio cuore e alle loro incredibili storie di amore, patriottismo e determinazione” ( fonte:- https://video.repubblica.it/mondo/usa-l-addio-di-melania-trump-essere-la-first-lady-e-stato-il-piu-grande-onore-della-mia-vita/374887/375501?ref=RHTP-BS-I270682269-P5-S ). Ha anche accennato agli atti di violenza compiuti dai seguaci del trumpismo recentemente presso la Casa Bianca, ma senza esprimersi prettamente sul piano ideologico: condanna la violenza, ritenendola un’arma inutile ed inefficace. Il ruolo della First Lady risulta subalterno a quello del Presidente, ma anche di cornice. Il giorno in cui le proteste sono iniziate, il presidente si sarebbe infatti premurato di invitare i suoi seguaci nel ritornare in casa.

Resti di uno scavo archeologico.

 

Gli studi di Stockhammer

Il ruolo della donna però, non era siffattamente subalterno in un’era come quella neolitica, nella quale il ruolo di quest’ultima era in auge all’interno della famiglia e della società. Un’analisi dei resti di persone vissute alla fine dell’Età della pietra nella zona di Lecthal (Germania) e sepolte tra il 2500 e il 1650 a.C. ci fornisce infatti una nuova chiave sul ruolo delle nostre antenate: si spostavano più dei maschi, erano portatrici di cultura e furono fondamentali per lo scambio di informazioni tecnologiche e saperi. Secondo uno studio del Max Planck Institute di Jena e dell’Istituto di Preistoria e Archeologia di Monaco pubblicato su Pnas, all’alba dell’età del bronzo la maggior parte degli uomini tendeva infatti a continuare a vivere nel paese dove era nato mentre parte delle donne veniva da altre zone, fatto che ne sottolinea la costante mobilità. Da 84 individui nella valle di Lech sono state riscontrate infatti delle differenze genetiche ,dalle analisi del DNA e quelle degli isotopi di stronzio nei denti, che indica come molte donne migrarono da molte aree, come la Boemia, magari in cerca di un compagno. Si trattava di una società patrilocale, nella quale le donne si stabilivano con i mariti e venivano poi sepolte con essi. “Da quel che abbiamo dedotto lo scopo della mobilità femminile era la ricerca di un marito. Non ci sono prove di ‘forzature’ da parte delle loro famiglie di origine: le donne straniere non mostrano differenza nelle loro sepolture rispetto a quelle locali. Sembrano avere lo stesso status” spiega l’archeologo Stockhammer a Repubblica. Era un modo di spostarsi “individuale”, dato che “quella che si riteneva essere stata una migrazione di gruppo era in realtà basata su una forma istituzionalizzata di migrazione individuale” continua Stockhammer indicando che “fu una caratteristica importante delle vite degli abitanti dell’Europa centrale anche nel terzo e all’inizio del secondo millennio a.C.”.

 

“Il matriarcato” di Bachofen

L’intellettuale Bachofen, a tal proposito scrisse il trattato “Il matriarcato” che venne letto ed apprezzato da intellettuali come Fromm ed Engels. Il ragionamento di Bachofen è il seguente: nelle testimonianze di alcuni popoli antichi, come i Lidi, si trovano chiare tracce di una preminenza del genere femminile; presso altri popoli antichi si trovano norme analoghe o complementari. Da ciò si deduce che deve essere esistito uno “stadio della civiltà” nel quale il diritto materno era in auge. Bachofen applica a questo punto il principio dell’identità della natura umana e conclude che se alcune popolazioni sono state soggette al diritto materno, devono esserlo stati tutte le altre. Egli offre una descrizione poetica del principio materno e dei suoi effetti. Su di esso, infatti, «si basa il principio di universale libertà ed eguaglianza, che spesso riconosceremo quale tratto fondamentale della vita dei popoli ginecocratici; […] Gli stati ginecocratici andarono famosi per essere stati immuni da lotte intestine e per la loro avversione contro ogni perturbazione della pace » (Il matriarcato, Preambolo e introduzione, a cura di G. Schiavoni, Einaudi, Torino 1988). La successione dal diritto materno a quello paterno (che vige nelle società attuali), secondo Bachofen, è rappresentata dalla contrapposizione tra divinità diverse, Demetra e Apollo. Inoltre, è descritto dallo studioso svizzero come il passaggio da un principio materiale, come quello materno, a uno spirituale, come quello paterno, e finisce con il saldarsi con una contrapposizione più profonda tra materia, natura, fratellanza fisica da un lato e spirito e fratellanza spirituale dall’altro. Il lettore moderno rimane colpito dalle molte suggestioni proposte da Bachofen: la visione romantica della natura, la lotta degli opposti che fa trionfare lo spirito umano (eredità di Hegel), le connessioni tra religioni e modi di vivere e di pensare. Da ciò è facile capire perché Bachofen abbia potuto essere di stimolo per tanti autori o correnti di pensiero, dal socialismo alla destra tradizionale. Ecco come è provato che nell’antichità si fosse più avanzati rispetto al tempo presente.