L’ambiente, le esperienze, le emozioni ci determinano più di quanto immaginiamo. Fondamentale è il significato che attribuiamo a tutto ciò ed è quanto ci insegna la serie tv This is us (Allerta! Possibili spoiler).
Ognuno vede la sua infanzia con lenti diverse. Questo è quanto afferma Randall nella serie tv This is us e non c’è niente di più vero. Siamo condizionati non solo da ciò che viviamo nel mondo esterno, ma soprattutto da ciò che accade dentro di noi, da ciò che possiamo vivere solo noi.
I tre più grandi
This is us racconta la storia di tre fratelli, intrecciando, in un turbine continuo, passato, presente e futuro. Impariamo a conoscere i genitori, tra difficoltà e felicità. Vediamo i figli crescere, cadere, rialzarsi, ricadere, alzarsi di nuovo. E’ una serie tv vera, fatta di gioie e di dolori, in cui gli eventi, le vite dei diversi personaggi si intrecciano formando una trama tanto complessa quanto molto vicina alla realtà.
I fratelli, nati lo stesso giorno, hanno un legame speciale. I tre più grandi, questo è il loro soprannome, si sono sostenuti durante le più grandi sfide e continuano a cercare di farlo da adulti. Ad un certo punto, però, succede qualcosa. Hanno sempre considerato la loro infanzia come felice e spensierata, ma non per tutti è così. Randall era il preferito della mamma, Kate aveva un rapporto speciale con il papà, Kevin? In una puntata in particolare, l’undicesima della seconda stagione, viene approfondito il suo sentirsi escluso, essere la ruota di scorta. All’inizio assistiamo alla confessione di questi sentimenti da parte di Kevin, che non vengono accolti dal resto della famiglia. Segue un duro litigio, alla fine del quale Rebecca, la madre, ammette di non avere lo stesso rapporto con i diversi figli. E’ una confessione sofferta, piena di senso di colpa e di dolore, che mette fine al mito dell’infanzia perfetta. I tre, però, in famiglia, hanno fatto le stesse esperienze. Ciò indurrebbe a pensare che hanno vissuto nello stesso modo, ma non è così.
La genetica dell’ambiente
Il peso dei fattori ambientali, ovvero le situazioni, il contesto in cui si vive, determina tra il 40 e il 50% del fenotipo e del comportamento di un bambino. Ciò significa che un ambiente stimolante, attento, affettuoso può fare un’enorme differenza sul futuro dell’individuo, come anche un ambiente freddo, distaccato, privo di stimoli. Questo è un aspetto studiato dalla genetica comportamentale, tentando di capire come i geni influenzino il comportamento e le strutture di personalità. L’espressione genetica non è determinata strettamente dai soli geni, ma l’attivazione di questi dipende dall’esperienza. Quando facciamo qualcosa prendono avvio nel nostro cervello alcuni processi biochimici che possono attivare o silenziare un gene, modificando l’architettura neurale. Questo prende il nome di epigenoma ed è un concetto di fondamentale importanza. L’ambiente, dunque, ci determina quasi per metà, ma non sono solo le esperienze a caratterizzarci. E’ il significato che diamo loro l’aspetto importante.
Lo stesso panorama, ma con lenti diverse
Un altro concetto imprescindibile è quello di ambiente non condiviso, ovvero quello che proviamo solo noi quando facciamo una determinata esperienza. Sono stati fatti importanti studi per vedere gli effetti dell’ambiente su gemelli omozigoti cresciuti in famiglie differenti, ma anche nella stessa. Nel primo caso il risultato ormai è ovvio: nonostante i geni siano gli stessi, il comportamento e le caratteristiche di personalità sono diverse. Questo è quello che avviene anche nel secondo caso. Anche quando le esperienze sono le stesse, ciò che è importante è il significato che viene dato loro, dipende dalla lente con cui vengono viste. E’ proprio questo quello che avviene in This is us. I tre più grandi hanno diverse lenti con cui hanno guardato il mondo, la famiglia durante la loro infanzia e hanno visto cose diverse.
Ricordo la visita per mettere gli occhiali da bambino, non mi ero mai reso conto di quanto le cose fossero offuscate finché non mi schiacciai la faccia su quell’aggeggio che tutti chiamavano un portento di macchina. C’erano così tante combinazioni, così tante lenti, con alcune vedevo nitido, con altre sfocato. La mia visione del mondo poteva variare in un minuto di almeno 12 volte. Io credo che ognuno veda la sua infanzia con lenti diverse, da prospettive diverse. -cit Randall Pearson