La morte del leader democristiano Aldo Moro ha sconvolto l’intera Italia, ma anche buona parte del mondo. Sono passati quarantacinque anni da quel 9 maggio.
L’affaire Moro ha sconvolto e continua a sconvolgere la coscienza di un intero Paese. Il ritrovamento del suo corpo esanime, il 9 maggio del 1978, nel baule di una R4 rossa nel centro di Roma ha spiazzato tutti. Politici, cittadini, i potenti di tutto il mondo. Tutti inermi e a bocca aperta davanti all’oscuro crimine compiuto dalle Brigate Rosse, gruppo terroristico di estrema sinistra. Sono gli anni di piombo italiani, dove la paura e la tensione sono all’ordine del giorno. Ma questo non se lo aspettava nessuno, nemmeno gli avversari politici di Moro.
Il rapimento Moro
Il 16 marzo del 1978, verso le 10 della mattina, Aldo Moro è in macchina, con la sua scorta, per recarsi in Parlamento. E’ un giorno importantissimo per la politica italiana: il Partito Comunista, seconda compagine politica più forte del Paese, potrebbe salire a Palazzo Chigi per la prima volta. Si va incontro al giuramento del nuovo governo, l’Andreotti IV, il primo con sottosegretari rossi. La tensione è palpabile, soprattutto per Moro, la vera e propria mente, nonché ponte esecutivo, di questa storica alleanza. Alle 10, però, in via Fani, a Roma, si ritrova nel mezzo di un agguato, nel quale muoiono quasi tutti i membri della sua scorta. Lui, invece, viene prelevato da un manipolo di individui travestiti da assistenti di volo e sequestrato.
L’affaire Moro in politica
Aldo Moro, quindi, viene rapito e tenuto in ostaggio dal sottogruppo romano delle Brigate Rosse. Passano circa quarantacinque giorni di estenuante prigionia, intervallati da qualche lettera che gli aguzzini fanno recapitare alla famiglia e alle autorità politiche, completamente in crisi per l’accaduto. Moro viene accusato di essere pazzo, soprattutto dal momento in cui inizia a implorare, nei suoi scritti, di tentare una trattativa per salvargli la vita. Il PCI è fermamente contrario, mentre la DC e il Partito Socialista sono più aperti a trattare. Alla fine, si andrà avanti con la linea della fermezza, propinata dal premier Andreotti e da Enrico Berlinguer. Il tragico epilogo lo sappiamo tutti. Il 9 maggio, il cadavere di Moro viene ritrovato nel bagagliaio di un’auto, al crocevia fra via delle Botteghe Oscure, sede del PCI, e Piazza del Gesù, sede della DC.
Le Brigate Rosse
Le Brigate Rosse (BR) erano un gruppo terroristico di matrice comunista, nate agli inizi nel 1969. Nel 1970, durante un consiglio dell’organizzazione, viene deciso il mezzo della lotta armata per portare avanti la sua ideologia marxista-leninista. Le BR erano divise principalmente in tre gruppi: quello reggiano di Alberto Franceschini, quello operaio delle fabbriche Pirelli e Siemens di Milano e quello studentesco, dell’Università di Trento, di Margherita Cagol e Renato Curcio. Le azioni violente attribuite alle Brigate Rosse iniziano nel 1970 e terminano nel 1979, ma solamente nel 1987 Curcio e Mario Moretti scrivono un comunicato che sancisce la fine del gruppo terroristico. In nove anni di lotta armata, le BR si sono macchiate di gambizzazioni, sequestri, agguati, rapimenti e omicidi, tra cui il caso Moro.