Negli ultimi anni, in alcune comunità web fortemente maschiliste, è nata la teoria Black Pill, con anche numerosi seguaci.
In un’epoca di ismi in larga diffusione, nascono comunità sempre più piccole che fanno proprie battaglie più o meno convincenti. Al contrasto con il femminismo, ma non solo, nasce la teoria Blackpill. Si tratta di una teoria fatalista che ha come centro i maschi definiti “biologicamente non attraenti”. La teoria si sviluppa sul web in comunità di incel, ovvero di uomini celibi non per propria scelta. La parola deriva infatti dall’inglese “involuntary celibate”, ovvero “celibato involontario”. Si potrebbe forse dire che nasce da una sorta di frustrazione di persone che vorrebbero in qualche modo uscire dalla loro condizione, ma che non vedendo vie di uscita hanno trovato consolazione in una teoria che li esimia da ogni colpa. In questo modo non solo, però, rimangono nella loro condizione, ma si danno per vinti, credendo quindi che la loro condizione sia l’unica possibile, per una serie di fattori che apparentemente non dipenderebbe da loro stessi.
Blackpill
La teoria Blackpill nasce come teoria fatalista per cui il successo sessuale dell’uomo dipende totalmente dall’aspetto fisico. Vi è quindi una sorta di determinismo biologico, che non lascia arbitrarietà né al soggetto stesso, né alla potenziale compagna. La teoria si applica in tutti i contesti occidentali, in cui l’arbitrio è nelle mani sia dell’uomo che della donna. Negli ultimi anni si sono sviluppati dei concetti che sono circostanti il puro aspetto fisico. Se un uomo infatti non dovesse essere desiderabile dal punto di vista fisico, potrebbe comunque avere successo grazie ai soldi o allo status sociale. Si precisa che si tratta di una teoria maschilista e che ha come focus il successo sessuale, ma non per forza sentimentale. La teoria, o per meglio dire, l’ideologia Blackpill è molto pericolosa per chi vi aderisce, anche per la sua componente autodistruttiva e commiserativa.
Mercato sessuale
Coloro che aderiscono all’ideologia Blackpill, ovvero i “blackpillati”, vedono il mondo come una sorta di mercato sessuale, dove vi è una domanda e un’offerta. Basandosi sempre sulla visione maschilista di questa ideologia, gli uomini si piazzano nel mercato con determinate caratteristiche, ovvero l’aspetto fisico e lo status socio-economico; le donne, invece, vengono considerato nel mercato con il solo aspetto fisico. Questo vuol dire che gli uomini che non hanno un aspetto fisico piacente e non hanno un buon status socio-economico non possono competere sul mercato contro coloro che hanno anche solo un bell’aspetto.
Per aggiungere più carne al fuoco e per rispondere ad alcune critiche mosse ai blackpillati, si tiene in considerazione non solo l’aspetto fisico come caratteristica biologicamente determinata, ma anche il temperamento (ovvero la parte del carattere insista nell’essere umano e che non dipende da eventi e fattori esterni). In realtà però non ci sono prove a dimostrazione che questa parte del temperamento non sia cambiabile. Inoltre, come anticipato, questa ideologia tiene conto solo di relazioni di breve durata, come rapporti occasionali o relazioni che non durerebbero comunque nel lungo tempo. Non si tiene in conto invece di una serie di caratteristiche che diventano rilevanti quando invece si tratta di instaurare una relazione “seria” e duratura.
I “vinti” di Verga
Se i blackpillati si ritengono sconfitti dalla società sin dalla loro nascita, incolpando il loro genoma, vediamo come invece i cosiddetti “vinti” di Giovani Verga cercano in qualche modo di essere artefici del proprio destino.
Nel ciclo dei vinti di Verga emergono due caratteristiche principali, ovvero la continua lotta per la vita e la continua ricerca del progresso. La vita viene vista appunto come una lotta di tutti contro tutti, riprendendo anche l’ideale di Hobbes “homo hominis lupus”. In questo senso i deboli verranno sempre sopraffatti dai forti. Il motivo di questa incessante lotta è appunto la seconda caratteristica di questo ciclo, ovvero la continua ricerca del progresso, che è anche una spinta per lo sviluppo della storia.
La differenza dei personaggi de “I Malavoglia” o di “Mastro Don Gesualdo” (unici romanzi completi del ciclo) con i blackpillati è che i primi non sono arrendevoli. Nonostante Verga sia convinto del fatto che il fato di ogni uomo sia determinato, la famiglia Malavoglia ha diversi modi per continuare a combattere, anche e soprattutto dopo che hanno perso la casa e la barca (in un certo senso il loro status socio-economico). I Vinti sono effettivamente vinti dalla vita, ma non sono arrendevoli e non si lasciano vivere.