Un nuovo studio dimostra che il 100% dei malati di Coronavirus diventa immune dopo la guarigione

Uno studio pubblicato su Nature il 29 Aprile 2020 mostra che, sulla base dello studio del titolo anticorpale di 285 pazienti affetti da COVID-19, il 100% sviluppa anticorpi in 19 giorni.

SARS-CoV-2 al microscopio.

Tali risultati potrebbero risultare fondamentali per comprendere se, dopo l’infezione da Coronavirus, si diviene effettivamente immuni o se si possa essere ancora suscettibili all’agente virale.

I risultati dello studio di Nature

Nello studio, condotto dalla Chongqing Medical University, sono stati coinvolti 285 pazienti provenienti da tre ospedali designati. Dopo circa 19 giorni dall’insorgenza dei primi sintomi del COVID-19, analizzando i sieri sanguigni dei pazienti, la proporzione di soggetti con IgG virus-specifici ha raggiunto il 100% mentre circa il 94.1% presentava anche IgM dopo una ventina di giorni.
Considerando poi le varie caratteristiche dei pazienti coinvolti nello studio si è osservato che i titoli anticorpali erano maggiori nei pazienti gravi rispetto a quelli con sintomi non severi e, allo stesso modo, si osservava un piccolo decremento dei valori di IgM nei pazienti controllati dopo 3 settimane dall’insorgenza dei primi sintomi.
Di tutti i 285 pazienti iniziali, se ne sono seguiti 63 fino alla dimissione dall’ospedale, con prelievo di siero ogni tre giorni. Di questi, il 96.8% mostrava sieroconversione (vedi paragrafo successivo) dopo il periodo di follow-up.

Il concetto di sieroconversione

La sieroconversione rappresenta la variazione dei titoli anticorpali per cui una persona che inizialmente era sieronegativa, diviene successivamente sieropositiva, presentando gli anticorpi diretti contro un particolare immunogeno. Per il virus della SARS la sieroconversione avveniva in 2/3 settimane e gli anticorpi diretti contro il virus potevano essere riconosciuti nei sieri delle persone convalescenti. Gli anticorpi neutralizzanti anti-SARS erano diretti prevalentemente contro le proteine S (S1 e S2).
Per quanto riguarda invece lo studio di Nature precedentemente citato, si è osservata una sieroconversione dopo circa 20 giorni, similmente ai dati disponibili in letteratura per SARS. Inoltre, sono state osservate tre modalità di sieroconversione: sincrona (contemporanea presenza di IgG e IgM),  IgM precoce (prima IgM e poi IgG) e  IgG precoce (prima IgG e poi IgM), quest’ultima con maggiore prevalenza. I livelli di IgG hanno raggiunto il massimo dopo 6 giorni nei 19 pazienti che hanno mostrato sieroconversione di IgG durante il decorso del COVID-19 anche se non si è trovata nessuna correlazione statisticamente significativa fra gravità dei sintomi e titolo anticorpale di IgG.

Variazioni tempo-dipendenti del titolo anticorpale

Esistono delle importanti differenze fra IgM e IgG. Le IgM sono le prime immunoglobuline ad essere prodotte in risposta ad un qualsiasi antigene che penetra nel nostro corpo e capace di scatenare una risposta immunitaria. Invece, le IgG sono la specie anticorpale più abbondante. Allo stesso modo, mentre le prime risultano essere pentameriche, le seconde sono monomeriche per cui vi è anche una differenza di peso molecolare.

Struttura di una generica IgM.

Al momento, vengono utilizzati tre principali parametri per valutare la progressione del COVID-19, ossia il quantitativo di RNA di SARS-CoV-2, gli anticorpi IgM e gli anticorpi IgG. Solitamente, quando avviene una generica infezione, l’organismo risponde con picchi iniziali di IgM, seguiti poi da riduzione di questi e contemporaneo aumento esponenziale di IgG. Sulla base dei dati in letteratura, analizzando il siero sanguigno dei pazienti, si possono dedurre varie informazioni fondamentali sullo stadio e sulla progressione del COVID-19:

  • Se il paziente mostra l’RNA del virus ma è sieronegativo, probabilmente ha contratto da poco l’infezione e il sistema immunitario non ha ancora risposto;
  • Se il paziente mostra RNA virale e IgM antivirali, probabilmente ci troviamo nelle fasi iniziali della malattia; se sono presenti anche IgG ci troviamo nella fase acuta di risposta del sistema immunitario;
  • Se troviamo sia RNA virale che IgG, probabilmente c’è una recidiva (es. il paziente è guarito ma poi si è infettato di nuovo);
  • Se non troviamo né RNA virale né IgM, ma soltanto IgG, probabilmente l’individuo  ha avuto un’infezione nel passato ma adesso è immunizzato (il caso peggiore è che i risultati della PCR sull’RNA sono falsi negativi e quindi il paziente in realtà è stato infettato di nuovo);

 

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