Un manuale di letteratura italiana rinvenuto nel napoletano, sfogliamolo alla ricerca di una lezione di didattica.
Un libro come tanti, privo di valore materiale, reca il titolo “Compendio della Letteratura Italiana ad uso dei Licei, 1879”. Ma come si insegnava la letteratura italiana ad un’Italia appena nata? E questo cosa ci dice sull’Italia di oggi? Scopriamolo insieme.
LO SCOLARETTO
La scuola ottocentesca ci fa pensare subito a “Cuore” di Edmondo de Amicis. Una scuola di temi sulla propria mamma e il proprio babbo, fatta di lezioncine da ripetere a memoria al professore, in piedi davanti alla classe. Ancora di più, una scuola di poesiole da recitare a memoria, da parte di uno scolaretto spaventato, in piedi nel suo banco. Questo per quanto riguarda le prime classi, dato che quasi nessuno aveva accesso ad un’educazione avanzata. Immaginiamo uno studente napoletano, che ha la fortuna, nel 1879, di frequentare il Liceo. Questo avrebbe potuto studiare da un libro che oggi stenta a sopravvivere, il manuale di Storia della Letteratura Italiana del Cavalier Carlo Maria Tallarigo, casualmente rinvenuto in una fiera d’occasione. Una creatura così anziana non ha ancora finito di dire quel che ha da dire.
MACHIAVELLI
Il nostro Tallarigo tratta molto di Machiavelli, che ha “fondato la scienza politica moderna”. Ma tecnicamente, la prosa scientifica non dovrebbe essere trattata nella storia della letteratura, altrimenti bisognerebbe includere ogni studio di Galileo e tutta la trattatistica da quando è scritta in volgare; lo studio sarebbe smisurato. Ma Machiavelli, il segretario e funzionario, ha saputo osservare l’Italia cinquecentesca e produrne un quadro completo in cui ha trovato il nemico: la divisione, che per giunta una Chiesa corrotta ha avuto a cuore per secoli di storia, per averne benefici personali. Chi dice che la penisola debba avere un solo dominio e non tanti come è da tempi immemori? Il fatto che la abitavano, così com’era, già i Romani, e i Romani avevano fondato un enorme impero e scritto versi che influenzano Dante, Machiavello, Manzoni, Tallarigo, noi. Avere un solo e unico modello a cui si ritorna sempre quando si ha bisogno, è questa l’esigenza di un “classico”. Questo bisogno di rivolgersi a qualcuno è anche quello che fa nascere il desiderio di uno Stato unito. E la letteratura funge da vassallo per questo bisogno impellente. In questo senso Machiavelli fa parte della letteratura italiana. Anche solo leggendo di Machiavelli si nota che un’ideale percorre tutto il manuale: l’ideale romantico.
STORIA DELLA LETTERATURA, STORIA DELLA LIBERTÀ
Per buona parte dell’Ottocento, sia l’Italia che la Germania non erano ancora Stati. La nostra penisola, ancora di più, era passata sotto diversi domini e l’opinione generale era riassunta dalla celebre frase di Metternich, “l’Italia è solo un’espressione geografica”. A maggior ragione gli ideali romantici hanno servito lo scopo di creare un’idea di Italia e di italiano. E in assenza di prodotti mediatici che poi verranno, il mezzo più potente era la letteratura. Ma non bastava il “nuovissimo” genere del romanzo storico, né la poesia, bisognava costruire la storia della nostra letteratura. Una storia con i suoi eroi: Dante, Boccaccio, Leopardi. Questi non sono certo gli unici intellettuali ad aver impugnato la penna nel periodo in cui sono esistiti, ma sono gli illustri agli occhi del mondo, che hanno dato il loro contributo alla lingua e alla cultura italiana. Lo straniero (il Tallarigo che dice “barbaro”, come i Greci) deve rispettare la nuova nazione. L’Italia non è un luogo arido, non è un terreno sfruttabile ma è un luogo con una cultura, quindi con una dignità. Un Italiano, dal 1800 in poi, è quello che ha recitato a memoria le poesie del Carducci e che difende la sua patria contro chi la critica. Oggi l’evoluzione della letteratura per come è trattata nei banchi di scuola è oggetto di studio della Didattica. Disciplina importante, soprattutto dal secondo dopoguerra quando l’afflusso di studenti di diversi ceti nelle classi ha reso l’insegnamento della tradizione letteraria non scontato. Gli insegnanti, come oggi, devono fare i conti con il disinteresse di molti. È vero, la letteratura non può piacere a tutti, ma non si può dire che non abbia un valore per noi.