Troisi racconta la storia dell’Arte in Sicilia: ripercorriamo il rapporto tra storia e territorio

Il critico Sergio Troisi racconta la storia dell’Arte in Sicilia attraverso un completo atlante di viaggio che parte dalle origini e arriva fino al novecento.

La ricchezza del patrimonio culturale dell’isola e la sua complessità storica sono al centro della narrazione, poichè storia e arte si influenzano reciprocamente creando una scenografia unica.

Un tour della Sicilia

Sergio Troisi è uno storico dell’arte, nonchè autore di numerosi studi sull’arte italiana e curatore di mostre per enti e istituzioni. Attraverso il suo atlante di viaggio mette certamente in evidenza la fitta trama di rapporti e influenze sia dal Mediterraneo che dall’Europa continentale, rielaborando l’erdità culturale delle grandi civiltà che dalla preistoria ai nostri giorni hanno occupato un spazio geografico e identitario all’interno dell’Isola. Ogni capitolo è introdotto da una breve presentazione storica, essenziale ai fini della contestualizzazione, ma allo stesso tempo corredato da focus di approfondimento e da una bibliografia esaudiente. Il testo quindi non si sofferma non soltanto sulle opere più note, ma anche su tante altre, magari poco conosciute dal grande pubblico, mantenendo una rapporto dialettico tra micro-prospettiva e macro-prospettiva, nonchè tra conosciuto e poco conosciuto, dando vita a un tour che porta alla scoperta dei capolavori dell’Isola.

 

Una presenza variegata

La storia della Sicilia è certamente strettamente legata ai popoli che l’hanno abitata. L’isola fu meta, sin dalla preistoria, di popoli attratti dalla sua ampiezza e dalla posizione privilegiata, nonché dalla sua  bellezza. Il susseguirsi e il sovrapporsi di molteplici civiltà ha reso la Sicilia ricca di arte e cultura, sopratutto grazie a un meltingpot tra i più interessanti in assoluto. A Siracusa e  Agrigento è evidente la presenza della civiltà greca, a cui , dopo la parentesi romana, segue la dominazione araba, evidente e visibile soprattutto a Palermo. Gli Arabi vi rimasero per ben 243 anni. La città  raggiunse un alto livello di splendore e prosperità,  fu dichiarata sede dell’emiro e divenne centro culturale ed economico del Mediterraneo. Gli arabi contribuirono, con  la propria arte e le proprie tradizioni ad abbellire la città, introducendovi anche i propri costumi.
La presenza araba in Sicilia non fu vista di buon occhio dal Papato preoccupato per la diffusione della religione musulmana nell’isola. Siamo in un clima religioso totalmente d’altri tempi, ma fondamentale per comprendere le norme di una società totlmente permeata dalla religione. Proprio per questo nel 1059 papa Nicola II acconsentì ad una conquista normanna del meridione d’Italia.

La dominazione spagnola

In Sicilia il Vice-regno spagnolo iniziò il 23 gennaio 1516, con l’ascesa al trono di Spagna di Carlo V, e si concluse il 10 giugno 1713, con la firma della pace di Utrecht, che sancì il passaggio dell’isola da Filippo V a Vittorio Amedeo II di Savoia. La cultura siciliana risente notevolmente dell’influenza iberica che ha pervaso tutti gli ambiti della vita dell’isola, dagli aspetti strettamente lingusitici a quelli che riguardano le tradizioni culturali. La Sicilia infatti grazie alla sua posizione privilegiata fu per secoli il desiderio di moltissime monarchie e non solo. Carlo V si ritrovò un impero immenso, su cui il sole non tramontava mai. La gestione dell’immenso reame portò però anche a varie dispute, prima tra tutte quella con gli Ottomani. L’impegno economico per la gestione del suo immenso regno fu sostenuto grazie alla colonizzazione americana, che rese possibile l’afflusso d’oro e la tassazione delle province imperiali, che in seguito alle numerose bancarotte e alle maggiori difficoltà finanziarie aumenteranno sempre di più.

 

 

 

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