Il premier Conte si racconta a Marco Travaglio

Conte rompe il silenzio e discioglie l’alone di mistero che aveva accompagnato la sua figura fin dal suo insediamento a palazzo Chigi. Sono molti i temi trattati insieme a Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano. Il premier si definisce sostenitore del silenzio operoso, svela i piani relativi all’immigrazione, parla del suo passato e conclude ponendo la  parola fine allo scandalo relativo ai falsi in curriculum. 

Il silenzio è una virtù dimenticata

Nella seconda metà del diciottesimo secolo, Joseph Antoine Toussaint Dinouart scrisse “L’arte di tacere”. In uno dei suoi 14 principi affermò che: “Tacere quando si è obbligati a parlare è segno di debolezza e imprudenza, ma parlare quando si dovrebbe tacere, è segno di leggerezza e scarsa discrezione”. Il neo premier riconosce le virtù dell’ormai dimenticato silenzio, ma non tutti sembrano apprezzarle allo stesso modo. Nella nostra società ipercomunicativa, siamo soliti conoscere e quindi giudicare con un semplice click. I politici non vengono più classificati per la loro operosità, ma per il grado di simpatia che suscitano nel cittadino medio. Per questo motivo Conte viene spesso definito “scomparso” dai media. Si è persa l’abitudine di temporeggiare, lasciare il giusto tempo, attendere. Uno slogan vale più di una riforma, uno sbraito più di una legge e una litigata fa più audience di un vertice a Bruxelles. Grazie ai social un politico, anche se già eletto, continua ad essere in campagna elettorale. È costretto a dover costantemente dar da mangiare ad un pubblico affamato di notizie e non può permettersi il silenzio. Ora che i consensi non si costruiscono, ma si condividono, risulta fondamentale comunicare efficacemente, ed è ora di farlo.

Le dichiarazioni del premier

Uno sguardo al passato di Giuseppe Conte ci mostra un uomo orientato a sinistra, vicino all’Ulivo di Prodi e al Pd, che ha lentamente perso la fiducia riposta. La goccia che ha fatto traboccare il vaso la identifica nella riforma costituzionale mai andata in porto, a cui ha risposto con un fermo “No”, traslando il suo voto verso il vento di innovazione portato dai grillini. Identifica in Aldo Moro il suo modello di premier e ammette di non ispirarsi a nessuno dei primi ministri attualmente in carica. Riconosce però che la debolezza della sinistra non è una vittoria per nessuno. Una forte opposizione non può che portare ad una maggiore attenzione da parte del governo nel cercare di non commettere errori. Auspica perciò una sua rinascita e spera che avvenga in tempi brevi.

Conte

Prosegue tornando sullo scandalo relativo alle presunte false dichiarazioni all’interno del suo curriculum. Non era riuscito a smentire prontamente le voci sulle inventate esperienze di aggiornamento, perché non disponeva nell’immediato delle carte che le testimoniassero. Così i tempi si sono prolungati e le conferme dei vari atenei si sono perse nella baraonda che ha accompagnato i primi mesi del governo. Il premier però assicura la sua totale trasparenza e correttezza del suo ricco curriculum.

Immigrazione

Per quanto riguarda il versante immigrazione, il pm si esprime e propone una visione futuristica di un’Europa unita. Si ritiene soddisfatto della suddivisione volontaria per quote tra diversi paesi europei, avvenuta in uno degli ultimi sbarchi. Per proseguire sulla strada intrapresa, ha così deciso di scrivere una lettera a Juncker e Tusk, per rendere prassi gli avvenimenti di metà Luglio. La proposta comprende la “Creazione di un gabinetto, o comitato di crisi, sotto l’egida della Commissione Ue”, che porti avanti un’azione mediatrice tra i vari paesi, coordinando gli sbarchi.

Conte

Chiede che vengano istituiti “centri di protezione per esaminare le richieste di asilo”, cosicché ci sia la possibilità di identificare e trasportare i veri profughi attraverso corridoi umanitari, debellando il business degli scafisti. Cerca di promuovere principi comunitari di condivisione anche con Ungheria e Repubblica Ceca. Questi paesi sono per ora fermamente contrari all’accoglienza, ma i problemi demografici toccheranno tutti, e il premier li esorta alla collaborazione.