Trapianto facciale: il viso di un’altra persona cucito addosso

Dopo più di una ventina di interventi chirurgici e quattro intensi anni di operazioni, per la statunitense Katie Stubblefield è finalmente arrivato il momento di riprendersi la propria vita, con una nuova routine, una nuova consapevolezza e soprattutto… una nuova faccia. È infatti poco più che ventunenne la 40esima paziente nella storia medica mondiale ad essersi sottoposta ad un trapianto facciale, aggiudicandosi anche il primato di persona più giovane negli US ad affrontare questo tipo di operazione. La più giovane persona al mondo ad avere subito un intervento di trapianto facciale fu Ugar Acar, di nazionalità turca, operato nel 2012 a soli 19 anni dopo essere stato violentemente sfigurato dal fuoco quando era solo un bambino. 

trapianto facciale
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La storia di Katie Stubblefield ha inizio nel marzo del 2014 quando – a seguito di una profonda depressione e di diversi problemi di salute – prende la tragica decisione di togliersi la vita, sparandosi in pieno volto nella sua abitazione in Tennessee. Miracolosamente sopravvive al colpo, ma il proiettile che le frantuma violentemente fronte, naso, ossa della mascella ed entrambi gli occhi segnerà la fine della sua prima vita e l’inizio della ricerca ossessiva di una nuova identità.
Oggi Katie il suo nuovo viso lo deve Andrea Schneider, trentunenne dell’Ohio deceduta a causa di un’overdose di droga e la cui famiglia acconsentì alla donazione degli organi, tra cui il suo stesso volto. Dopo un’operazione di 31 ore il dottor Brian Gastman – chirurgo plastico della Cleveland Clinic, nonché responsabile del team dedicato alle cure della Stubblefield – ha infatti letteralmente cucito il viso della donatrice sul corpo di Katie.

Il passato di Katie: i rischi del trapianto

Nonostante la perfetta riuscita della ricostruzione, quest’opzione non è sempre apparsa come una garanzia di successo agli occhi degli esperti e della stessa paziente: data la gravità dei danni fisici (ma anche psicologici) riportati dalla Stubblefield e la lunga permanenza dentro e fuori dalle sale operatorie, il trapianto facciale rappresentava solo una possibilità secondaria rispetto alla lunga lista di cure mediche di cui necessitava la ragazza. Non appena però la situazione clinica di Katie si stabilizzò, quella che sembrava una remota ipotesi iniziò lentamente a prendere forma.
A favore del trapianto c’era prima di tutto la giovane età della ragazza: questo implicava infatti la presenza come alleato di un sistema immunitario particolarmente forte e resistente, il quale aumentava in modo significativo le possibilità di successo dell’operazione. L’ultimo ostacolo – ed ovviamente anche quello più rilevante – era infine la scarsa probabilità di trovare una donatrice donna che condividesse con Katie l’età e carnagione, il tutto sommato alle comprensibili preoccupazioni della ragazza all’idea di rimettersi nuovamente sotto i ferri.

Il futuro di Katie: l’accettazione della nuova identità

“Essendo una paziente di trapianto facciale, ora lei ha una nuova identità. Questo influenzerà le persone in modi che non avrebbe mai potuto immaginare prima: con alle spalle un nuovo aspetto esteriore, il suo obiettivo è quello di ricostruire sé stessa ed è ciò che sta facendo” ha chiosato Gastman, sottolineando l’importanza di iniziare questo nuovo capitolo abbracciando “la nuova normalità conquistata fatta di tante piccole cose, come l’avere bambini, trovare un compagno, andare al college, trovare un lavoro, possedere una casa e molto altro”.
A commentare lo strepitoso risultato medico è stata anche la nonna della donatrice dell’Ohio, Andrea Schneider, la quale ha ammesso di riuscire a scorgere nel viso di Katie alcuni tratti della nipote, sebbene i lineamenti peculiari della Stubblefield restino predominanti anche a seguito della ricostruzione.

“Sto ricominciando da capo in moltissimi modi” ha affermato la stessa Katie Stubblefield attraverso le voci dei suoi genitori, Robb e Alesia, ora che le sue capacità comunicative si stanno ancor assestando dopo l’intervento chirurgico effettuato su lingua e mascella. “Mi sento come se fossi una bambina piccola che deve imparare tutto per la prima volta”.
Nel luglio di quest’anno, quattordici mesi dopo le prime procedure, i dottori hanno effettuato una revisione dell’operazione, dimostrandosi soddisfatti del risultato e di come, con il tempo, il viso di Katie stia riguadagnando le proprie funzioni. “Per me questo rappresenta una nuova chance di vita: è l’inizio di un nuovo capitolo” ha concluso lei, con un altro paio di labbra stampate in viso, ma lo stesso sorriso di una volta.

Francesca Amato