Dal 15 febbraio è disponibile su Netflix ‘The Umbrella Academy’, una nuova serie tv tratta dall’omonima graphic novel, ideata e scritta da Gerard Way, ex frontman dei My Chemical Romance. Vincitrice del più importante riconoscimento internazionale dedicato ai fumetti, il premio Eisner, quella che potrebbe sembrare una classica storia di supereroi è il ritratto dalle mille sfumature di una famiglia (non) ordinaria.

‘The Umbrella Academy’ in poche parole
Inconsapevoli della loro gravidanza, in diverse parti del mondo e nello stesso giorno dell’ottobre 1989, 43 donne che non si conoscono danno alla luce un figlio. Sette di questi bambini speciali vengono adottati dall’industriale miliardario Sir Reginald Hargreeves, il quale scopre i loro super poteri e fonda l’Umbrella Academy. Con lo scopo di farli combattere contro il crimine, il padre freddo e distaccato al punto da chiamare i propri figli solo con dei numeri, li addestra duramente. I bambini crescono e a causa di questo le dinamiche famigliari si complicano, al punto che infelici, disillusi e danneggiati si separano l’uno dall’altro per vivere indipendenti la loro vita. Il tempo passa, con l’annuncio della morte del padre i ragazzi si ritrovano, ma la famiglia è ancora divisa per le personalità divergenti e le abilità contrastasti. Tuttavia adesso la squadra deve affrontare un pericolo imminente: la fine del mondo.
Colori diversi, personaggi diversi
La serie si distingue per la cura dei dettagli, della fotografia, dei colori e per le sue atmosfere cupe, fedeli alla graphic novel di Way, così come per l’attenta scelta musicale. Ogni episodio è infatti caratterizzato da canzoni di band dal calibro dei Kinks, dei Queen, dei Radiohead, dei Doors, solo per citarne alcuni. Inoltre è apprezzabile il fatto che ogni episodio mette in evidenza un singolo personaggio alla volta, così da poter comprendere meglio lo sviluppo della trama intricata.
- Ci vediamo solo a matrimoni e funerali
- Run Boy Run
- Fuori dall’ordinario
- L’uomo sulla luna
- Numero cinque
- Il giorno che non c’è stato
- Il giorno che c’è stato
- Ho sentito delle voci
- Cambiamenti
- Il violino bianco
Questa scelta è davvero funzionale perché permette di entrare in maggiore empatia con i personaggi, ciascuno ben delineato da particolari tratti fisici e psicologici. Ecco allora come la cupezza dell’atmosfera e la complessità degli eventi che si susseguono si tingono di tutti gli sgargianti colori di questi moderni supereroi.


La serie non manca di momementi divertenti, al punto da sfociare talvolta nel grottesco.

Non una semplice serie di supereroi
L’elemento fantastico in questa serie è il mezzo per mettere in luce le diverse personalità che ci possono essere in una qualsiasi famiglia e la difficoltà della convivenza con qualcuno di completamente diverso. Se la famiglia dovrebbe essere un luogo di protezione e sicurezza, i protagonisti di questa serie non si sentono legati l’uno con l’altro, non sono ancora cresciuti e infatti appaiono esagerati, estremizzati, certamente privi di rapporti affettivi con il padre e con gli altri fratelli. Da questo punto di vista una famiglia non-ordinaria, costituita da un uomo che ha vissuto sulla Luna, da un esperto nell’uso di coltelli, da un’incantatrice, da un medium, da un viaggiatore nello spazio e nel tempo e da un’abile musicista, appare ordinaria. L’apocalisse che sta per incombere è poi il contesto perfetto per forzare la collaborazione dei fratelli, l’occasione per riflettere sul senso della propria vita.

Il fantastico in Dino Buzzati
Che piaccia o meno, la letteratura fantastica scandaglia la psiche dell’uomo e permette di parlare del dramma della vita. Dino Buzzati è sicuramente stato un autore di racconti fantastici in cui l’elemento fantastico diventa il pretesto per esprimere non solo il dramma, ma piuttosto proprio l’angoscia del rapporto con sé stessi, il senso di smarrimento e la minaccia continua della nostra esistenza.
Buzzati in racconti come ‘L’esperimento di Askania Nova’, ‘Rigoletto‘, ‘Appuntamento con Einstein’ fa un uso intellettuale del fantastico: introduce il lettore in un futuro sempre più sospinto dalla molla frenetica del progresso scientifico, teatro di esperimenti inquietanti o utopistici, per riflettere sul senso della tecnologia e sul valore di ogni nostra azione.
In questo senso, il fantastico non può essere ridotto a un elemento di evasione, al contrario deve essere visto come una modalità per far sorgere interrogativi, per offrire diverse visioni sulla realtà, su noi stessi.

– Daniel Ghirardi