Nel XXI secolo, grazie alle scoperte scientifiche e ai progressi in campo medico e psicologico, è stato possibile affermare che l’omosessualità non è una malattia, ma un semplice orientamento personale. Eppure, ancora oggi vi sono istituzioni religiose e credi che continuano a propugnare la tesi dell’etichetta ‘contro natura’ di qualsivoglia identità sessuale. Fra essi vi è la Chiesa intesa come istituzione, che nel proprio Magistero parla dell’omosessualità come una tendenza “disordinata”, pertanto da combattere. Dissentono in molti, non soltanto nel mondo politico a sinistra, ma anche tra i cattolici progressisti e i protestanti, che non si riconoscono più nel dogma e nella morale ecclesiastica, ma cercano di smuoverne le rigidità o addirittura fondano chiese autonome pur di dare ai credenti un orizzonte religioso e culturale più aperto e senza discriminazione (si guardi al vetero-cattolicesimo). Tra i dissidenti vi sono anche molti preti e autorità del clero, che propendono per una visione diversa della Chiesa. Tra le associazioni pro LGBT che combattono sul tema vi sono Progetto Gionata, Il Guado o il Movimento Concilio Vaticano II, che si rifiutano di accettare un dogma in contraddizione con il messaggio di amore propugnato dal Vangelo.
Quattro mesi fa, a Caravaggio si è tenuto un incontro tra diocesi e realtà lgbt cristiane, dove si è elaborato un percorso di confronto tra autorità ecclesiastiche e il mondo LGBT. Non si sono fatte attendere le proteste di alcuni gruppi di reazionari cattolici, i quali hanno scritto una lettera (sottoscritta da 300 persone) al vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, al rettore del santuario Amedeo Ferrari e al presidente del consultorio della diocesi. Il contenuto della lettera? Semplice. Il “fastidio” che provoca l’accostamento delle parole ‘cristiano’ e ‘LGBT’: “Ci sconcerta l’espressione ‘realtà cattoliche LGBT’, che ponendo sullo stesso piano la dimensione religiosa e quella relativa all’orientamento sessuale, di fatto contribuisce a legittimare e di conseguenza ad approvare comportamenti contrari all’ordine naturale, perciò definiti disordini nel catechismo”.
La natura smentisce i pregiudizi?
Dinanzi alle prese di posizione dei cattolici tradizionalisti, tuttavia, arrivano le smentite, non tanto dagli scienziati, quanto dalla natura. Sono stati documentati comportamenti omosessuali in almeno 1500 specie animali, come riportato dal News Medical: “Non si è trovata specie in cui non esista il comportamento omosessuale, eccetto in quelle che non hanno rapporti sessuali come l’echinoidea (riccio di mare) e gli afidi. Inoltre, parte del mondo animale è ermafrodita, letteralmente bisessuale. Per loro l’omosessualità non è un problema“. Dunque, sulla base di un dato meramente scientifico e su grande scala, come si può continuare ad affermare che esista qualcosa ‘contro natura’ in quanto presente in natura?
I santi omosessuali nella storia del Cristianesimo. Verità o menzogna?
Le società e le istituzioni di ogni tempo sono sempre state formate da uomini, dunque da una specie animale, con i suoi pregi e particolarità. Riflettendo sul numero di santi che hanno popolato la storia della Chiesa, non si può non pensare che non vi fossero personalità non eterosessuali. Recentemente, perfino il consulente del Vaticano Martin ha riconosciuto che di santi omosessuali ve ne sono stati non pochi.
Uno dei più celebri è Sant’Aelredo di Rielvaux, un monaco anglosassone vissuto in pieno medioevo. In alcuni dei suoi scritti il tema di rilievo è l’omo-erotismo. In particolare, nello scritto ‘Speculum Caritatis‘, egli esalta il proprio rapporto d’amicizia con un monaco, Simone, affermando di temere che la loro ‘amicizia’ possa diventare carnale. In odore di omosessualità sembrerebbero anche alcune corrispondenze epistolari tra Sant’Anselmo di Canterbury e alcune personalità religiose, il cui sentimento di ammirazione sembrava raggiungere l’ideale di un ‘amore’ platonico, sebbene ‘casto’. Secondo il libro dello storico John Boswell, ‘Le unioni omosessuali nell’Europa premoderna’, esempi di tendenza e coppie omosessuali sarebbero quelli di Santa Perpetua e Felicita, martiri cristiane sotto il governo dell’imperatore romano Settimio Severo e Sergio e Bacco, morti sotto il periodo delle persecuzioni organizzate da Diocleziano. Questa teoria, criticata dai più tradizionalisti, dimostrerebbe che nella Chiesa primitiva la diversità sessuale non era un tabù, ma soltanto a partire dal XII secolo i costumi morali avrebbero subito un irrigidimento in tal senso.
Altre presunte voci di ‘omosessualità’ si attribuiscono a santi più vicini a noi come Giovanni Bosco e, per giungere alle radici del cristianesimo, a Sant’Agostino d’Ippona nella fase pre-conversione. Tuttavia, si tratta di ipotesi che non sono ancora state provate.
È possibile aderire a un determinato credo pur sentendosi discriminati dalle istituzioni che lo rappresentano?
Il testo biblico, come tanti altri scritti religiosi dell’antichità, è ‘ispirato’, dunque non costituisce una dettatura divina, ma un tramandarsi di testimonianze e fatti di uomini. Si tratta di nozioni umane, intrise della mentalità, delle conoscenze e della cultura del tempo, nel caso della Bibbia più di 2000 anni fa. Seguire alla lettera un libro sacro come i testi biblici o il Corano, significherebbe ostinarsi ad affermare che la terra sia piatta, che quest’ultima sia il centro dell’universo, o che lapidare una donna e considerarla inferiore all’uomo sia la volontà di un Dio particolare. (Dunque perchè non considerare anche la discriminazione omofoba come qualcosa di anacronistico?). E’ sempre necessario, quando si legge un testo, astrarre i contenuti da assolutismi moralistici e affidarsi all’esegesi quanto ai criteri della ragione e di una laica razionalità, che possano combattere ogni forma di dogmatismo, violenza e discriminazione. La fede verso qualsiasi religione può essere svincolata dalle rigidità morali che essa propugna. Non è un mistero che non tutti i musulmani seguano il ramadan o che non tutti i cattolici pratichino la castità.
Francesco Alex Colaci