Un organismo è tenuto in vita da una lunghissima serie di reazioni chimiche. Queste avvengono grazie a dei particolari catalizzatori, ovvero gli enzimi (anche conosciuti come proteine). Questi fanno in modo che una determinata reazione avvenga in modo più veloce. Non solo, in assenza di un enzima in gradi di promuoverle, molte reazioni non avvengono in condizioni normali. Gli enzimi sono costituiti da una catena di amminoacidi ripiegata su se stessa formando una struttura tridimensionale. Questa struttura possiede delle cavità (detta sito attivo) all’interno delle quali si inserisce una molecola reagente (il substrato) e questa viene trasformata nel prodotto della reazione. Quando l’organismo è malato si ha un’alterazione di alcuni processi o l’attivazione di altri ed è in questi casi che si ricorre all’uso di farmaci per ristabilire il normale funzionamento dell’organismo.
Come i farmaci possono influenzare un processo
I farmaci vanno a curare la malattia modificando i processi che la causano. Gli antibiotici invece vanno a bloccare una via metabolica di un batterio, privandolo di un meccanismo vitale. Ma in che modo questo avviene? Il principio attivo del medicinale si inserisce all’interno della cavità della proteina bersaglio, impedendo alle altre molecole di entrarci. Questo però avviene solo se il farmaco ha una maggiore affinità con la proteina rispetto al substrato. Ciò significa che il farmaco deve essere progettato in modo da essere complementare alla tasca della proteina.
Origine degli effetti collaterali
Se un farmaco X viene usato per curare una malattia ai polmoni, perché può avere effetti collaterali (ad esempio) all’intestino? Quando si assumono farmaci, il sangue li trasporta all’interno dell’organismo, venendo a contatto con tutti gli organi. Ognuno di questi svolge le sue funzioni grazie a cellule e proteine specifiche. Può succedere che alcune di queste proteine abbiano delle tasche strutturalmente simili alla proteina bersaglio del farmaco.