L’eruzione di Pompei ha causato vittime e disastri, ma come morirono veramente quegli uomini?
Durante il 79 d.C, un’eruzione del Vesuvio non solo cambia morfologicamente il vulcano, ma miete una serie di vittime e distrugge città come Ercolano, Pompei, Oplontis e Stabia.
Cosa accadde storicamente?
L’eruzione del 79 d.C è considerata il principale evento eruttivo del Vesuvio: città, oggetti e vittime sono rimasti sepolti sotto strati e strati di pomici. Sappiamo dell’eruzione, innanzitutto, grazie all’epistola VI, 16.4 di Plinio il Giovane, dove la data riportata è quella del 24 Agosto. Accettata fino al XXI sec., alcuni archeologi hanno riaperto il confronto poiché nella zona interessata, è stata rinvenuta una moneta la quale riporta della quindicesima acclamazione di Tito a imperatore, avvenuta l’8 Settembre del 79. Per questo, il 24 Agosto non è più stato considerato e il mese di riferimento è, adesso, Ottobre.
Le dinamiche e il racconto di Plinio
Sebbene l’eruzione sia avvenuta nel 79, c’erano già stati degli eventi sismici più di dieci anni prima, le quali avevano causato il crollo di alcune case. Il ciclo eruttivo del 79, invece, portò al seppellimento di intere zone. Testimonianze moderne riferiscono di una colonna eruttiva di circa 15km che avvolse completamente la zona, senza lascia scampo o speranza.
La testimonianza più importante che possediamo in merito è quella di Plinio il Giovane, il quale si trovava nei paraggi di Napoli, a Miseno. La lettera prima citata è quella che mandò all’amico Tacito, al quale riferisce anche della morte dello zio, Plinio il Vecchio. Plinio stava facendo un viaggio, in direzione Ercolano, per raggiungere la famiglia di un amico, Cesio Basso. Il viaggio, organizzato via mare, fallì a causa del ritiro delle acque, che lo costrinsero a farsi ospitare a Stabia città che purtroppo, fu colpita a sua volta. Plinio il Vecchio, infatti, morì proprio a Stabia, durante quel giorno.
Dagli ultimi studi sui ritrovamenti: come morirono le vittime?
Uno studio pubblicato su PLOS One ha analizzato i calchi di gesso di sette vittime di Pompei ed Ercolano. I risultati portano gli studiosi a pensare che quei sette specifici casi non morirono a causa della lava, ma dei fumi tossici, che portarono i soggetti all’asfissia.
Gli studi in merito, però, sono tanti e vari. E’ chiaro che non tutti morirono alla stessa maniera, statisticamente parlando. Uno studio condotto nel 2011 parla attribuisce la causa alla temperatura, elevatissima: le calotte craniche, in questo caso, sono scoppiate proprio per l’eccessivo caldo. Un altro studio del 2020, per esempio, parla di disidratazione, finendo per concludere che è impossibile stabilire una causa univoca. L’eruzione del Vesuvio coinvolse intere zone, accampamenti, finendo per colpire quattro diverse città, alcune delle quali completamente sepolte da lava. Di certo asfissia, eccessivo calore e disidratazione sono tra le principali cause di morte, ma non si escludono altri problemi e le condizioni emotive e psico-fisiche dei soggetti coinvolti.