La Danimarca, uno dei maggiori esportatori mondiali di pellicce di visone, è al centro di un gravoso dibattito sulle notizie che stanno dilagando negli ultimi giorni.
Il Covid ha invaso molti ambiti della vita quotidiana e ha trasformato le vite di milioni di persone, ma la sua diffusione non riguarda solo gli esseri umani, colpisce anche gli animali.
La notizia shock proviene dalla Danimarca
Si sente spesso parlare di epidemie prolificate all’interno degli allevamenti ed è ormai noto che il SARS-CoV-2 colpisce anche gli animali, ma quello che sta succedendo nelle regioni settentrionali danesi è ben più lontano da quello che si potrebbe immaginare: decine di migliaia di visoni risultano contagiati dallo stesso tipo di coronavirus che sta mettendo in ginocchio l’intero globo. In Danimarca, il maggiore esportatore europeo di pellicce di visone, una quarantina di allevamenti hanno chiuso i battenti a causa del dilagamento del virus.
Cosa fare per aggirare il problema?
L’ordine è quello di abbattere tutti i visoni presenti nelle fattorie allevatrici coinvolte per un totale di più di 1 milione di esemplari. Immediato è stato l’intervento del governo danese, che senza pensarci due volte, ha emanato la seguente disposizione: eliminare tutti i visoni nel raggio di 8 km dalle fattorie colpite per evitare una maggiore diffusione. Tutti, compresi quelli sani.
“È la cosa giusta da fare, anche se è triste sia per gli animali sia per gli esseri umani”, ha concluso il ministro Jensen.
I visoni continuano a morire “solo” per una pelliccia
In realtà, non si tratta di un evento insolito, già qualche mese fa, in altre nazioni si era avuto lo stesso problema: in Olanda a giugno, in Spagna a luglio e in Cina se ne parlava già all’inizio del 2020.
Ma sono i numeri a destare maggiore scalpore: si tratterebbe di uno dei maggiori massacri di animali da pelliccia.
I piccoli mammiferi, già costretti ad una “vita” indegna di essere chiamata tale, a sopravvivere in uno spazio angusto di pochi cm2, sottoposti a stress e torture quotidiane, impazziscono e arrivano a compiere atti di cannibalismo, saranno uccisi in delle “camere a gas”: moriranno tra atroci sofferenze per asfissia di monossido di carbonio. Una pratica inumana che, nonostante le numerosissime proteste animaliste, persiste nel tempo da secoli e che, purtroppo, neanche il Covid riuscirà a fermare.
Milioni di visoni vengono trucidati ogni anno. Per ottenere una pelliccia ce ne vogliono in media 60.
Molti stati europei vietano l’allevamento di animali da pelliccia, e in altri vigono norme talmente restrittive che di fatto è impossibile continuare questa attività.
Oltre alla problematica etica, sorge quella ambientalista: gli allevamenti intensivi (in cui rientrano anche quelli degli animali da pelliccia) inquinano più delle auto. Ad esempio in Italia nel 2019 il 15% dell’inquinamento atmosferico era dovuto agli allevamenti e il 9% alle emissioni della circolazione dei veicoli leggeri. La Danimarca sbandiera, spesso e volentieri, il suo essere “eco-friendly”, eppure i cambiamenti de facto dove sono Continua a produrre ogni anno 17 milioni di pellicce di visone. Cosa c’è di sostenibile in tutto ciò?
L’uomo deve imparare a coesistere con Madre Natura
Il rapporto uomo-natura e, in particolare, il rapporto uomo-animale è un qualcosa di molto delicato, su cui non si riflette mai abbastanza. L’uomo è davvero “superiore” agli animali? Solo perché detiene armi piuttosto potenti per abbatterli? Perché non si rispettano i diritti dei nostri amici a quattro zampe? E, cosa più importante, questi famosi diritti esistono solo sulla carta? Perché non trovano attuazione nella pratica?
Il Premio Nobel per la Letteratura 2003 J. M. Coetzee nel suo libro più famoso “La vita degli animali” cerca di rispondere a queste domande e denuncia la spietatezza della supremazia dell’uomo; lo scrittore sudafricano arriva ad affermare che i nazisti hanno preso a modello i mattatoi e gli allevamenti intensivi per costruire i lager della morte.
“Ogni giorno ha luogo un nuovo olocausto, e tuttavia, a quanto vedo, il nostro essere morale non ne viene neppure scalfito”.
Cit. J. M. Coetzee
Coetzee non si limita a descrivere l’orrore dei macelli e dei vari tipi di allevamento, ma smuove anche una critica al pensiero dell’uomo in ambito etico-zoologico: “Gli animali non hanno una coscienza e dunque. Dunque siamo liberi di usarli per i nostri fini? Dunque siamo liberi di ucciderli?”.
Queste le domande che Coetzee si pone e, in un certo qual modo, pone a tutti i suoi lettori. La risposta non è per nulla scontata, ma, di certo, l’uomo deve rendersi conto dell’impellenza di apportare cambiamenti definitivi per proteggere questi animali indifesi, per invertire le sorti di un mondo in cui governa l’ego umano e non l’ecologia, non il rispetto dell’ambiente e degli animali.
Con la speranza che in un prossimo futuro (non troppo lontano), si auspicherà ad un’effettiva convivenza tra uomini e animali, tra tutte le specie. Visoni, conigli, volpi, procioni, ermellini… vengono massacrati per soddisfare semplicemente alcune forme di vanità.
Verrà mai scritta la parola “fine” alle inutili crudeltà che questi animali sono costretti a subire?