Spongebob e le barriere coralline: perché potremmo non vedere più uno spettacolo simile

Spongebob è uno dei cartoni animati che ha avuto più successo negli ultimi tempi, nonché uno dei più colorati. Purtroppo oggi quei colori potrebbero sparire. 

La spugna di mare Spongebob Squarepants vive tranquillamente nella sua cittadina sommersa di Bikini Bottom ai piedi di un isolotto dei tropici. A fare da sfondo sono i coloratissimi coralli, che riempiono l’ambientazione di brio. Ahimè oggi tutto quel colore potrebbe sparire per il fenomeno dello sbiancamento dei coralli. Vediamo il perché.

 

Bikini Bottom, la città dei colori

La serie animata di Spongebob è stata creata proprio da un biologo marino e disegnatore, Stephen Hillenburg e da subito è diventata la serie di punta di Nickelodeon. Nel corso degli anni, la serie è stata acclamata dalla critica ed è diventata un fenomeno su larga scala, vincendo numerosi premi tra cui sei Annie Awards, otto Golden Reel Awards, quattro Emmy Awards, e diciassette Kids’ Choice Awards. La serie è ambientata a Bikini Bottom, una cittadina sul fondo dell’Oceano Pacifico popolata da creature marine antropomorfe che vivono in un mondo simile a quello umano, ed ha come protagonista SpongeBob SquarePants, una spugna marina sempre allegra e spensierata che vive numerose avventure in compagnia dei suoi amici Patrick Stella e Sandy Cheeks, la sua lumaca marina Gary, il suo burbero vicino di casa Squiddi Tentacolo, il suo capo Mr. Krab, il rivale Plankton, e di tanti altri personaggi. La città è divisa in vari quartieri e sobborghi tra cui la zona industriale, Goo Lagoon con le sue grotte, le montagne di sabbia, il campo delle Meduse, la Kelp Forest (con varie aree e grotte). A fare da sfondo a tutte queste ambientazioni sono grandi barriere coralline che colorano ogni scena e danno alla serie un tocco spensierato. È più che lecito associare Bikini Bottom ad una colorata barriera corallina dei nostri mari. Tra qualche anno, però, potremmo non essere più in grado di vedere uno spettacolo simile nei nostri mari per via di un fenomeno che sta investendo i coralli: lo sbiancamento.

Cos’è il corallo

Con barriere coralline si intende un enorme ecosistema dall’altissima biodiversità, al pari delle foreste pluviali tropicali. Questo è dovuto principalmente alla posizione geografica delle barriere coralline, le quali, estendendosi in tutta la zona equatoriale fino a parte delle zone temperate, ricevono una enorme quantità di luce solare nell’arco di tutto l’anno. I coralli, o sclerattinie o madrepore, sono degli organismi animali, i singoli individui vengono chiamati polipi e, a seconda delle specie, possono essere solitari o vivere in grandi colonie; all’interno di ogni colonia, in particolare, i polipi sono tutti geneticamente uguali tra di loro, in quanto da ogni polipo nasce un polipo identico. La cosa incredibile dei coralli è che sono in grado di creare delle strutture rocciose di carbonato di calcio (come il guscio delle uova) sotto al loro corpo con funzione di sostegno e di protezione; nei mari tropicali, grazie al contributo di numerose colonie di coralli, queste particolari formazioni vanno a creare delle vere e proprie barriere sommerse, un ambiente perfetto per la vita di tantissime specie marine. In quanto animali hanno bisogno di nutrimento dall’esterno, ma le acque basse tropicali sono particolarmente scarse di microrganismi di cui cibarsi. Proprio per questo i coralli hanno trovato una soluzione ingegnosa.

La simbiosi e lo sbiancamento dei coralli

Nel corso dei secoli i coralli hanno sviluppato uno stretto rapporto con un altro organismo, un protista del genere Symbiodinium che è in grado di produrre da sé le sostanze nutritive a partire dall’energia ricavata dalla luce solare. Questo rapporto si chiama simbiosi mutualistica. Si verifica quando due organismi hanno bisogno l’uno dell’altro per sopravvivere: i coralli sopravvivono grazie alle sostanze nutritive prodotte fotosinteticamente da Symbiodinium, mentre questi ultimi trovano rifugio nelle cellule dei polipi e sfruttano i metaboliti scartati per alimentare la fotosintesi. Un connubio perfetto. Il colore dei coralli è infatti dovuto proprio ai pigmenti fotosintetici presenti nelle cellule delle diverse specie di Symbiodinium (come la clorofilla che dà la colorazione verde alle piante). Lo sbiancamento dei coralli consiste nella perdita della simbiosi con Symbiodinium, che viene espulso dalle cellule del polipo con la conseguente perdita del colore. Nonostante i numerosi studi in merito, il processo non è ancora stato caratterizzato né fisiologicamente né dal punto di vista molecolare (forse un danneggiamento al livello del fotosistema II). Si ritiene che la principale causa degli eventi massivi di sbiancamento sia il cambiamento climatico: temperature dell’acqua per lunghi periodi superiori di 1-2°C rispetto alla media di una determinata area sono in particolare considerate la principale causa della rottura della simbiosi. Ancora una volta i cambiamenti climatici e soprattutto il riscaldamento globale sono una minaccia per le specie marine. Se vogliamo preservare la bellezza dei nostri mari dobbiamo essere più coscienti nelle nostre scelte. Occhio ragazzi!

Barriera corallina prima e dopo lo sbiancamento

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