Un bellissimo sogno o un terribile incubo: in entrambi i casi tutto più reale che mai. E se tutta la vita fosse un sogno come in Matrix? Ecco cosa dice Kant.
Ti svegli di soprassalto sul tuo letto: hai fatto un incubo assurdo, tutto sembrava così reale e il fatto che tu sia ancora agitato lo dimostra, ma era solo nella tua mente. Che bello, era tutto un sogno. Ma aspetta, e se anche la tua vita fosse solo una finzione? Bella domanda: immagina di fare un sogno nel quale ti addormenti e di nuovo inizi a sognare, quindi sei in un altro livello. Ora ti svegli da questo secondo livello e ti ritrovi nel primo, poi a sua volta suona la sveglia e torni nella realtà. La possibilità che vi siano più livelli c’è. Il punto è: se ancora ci fosse un’altra sveglia che sta per suonare e che ci sveglia tra un minuto? Beh questa possibilità è più presente che mai, e questo è quello che ci dicono Matrix a Kant.
Matrix e il risveglio
Ci troviamo nel 1999 e Anderson è un programmatore che svolge una seconda vita da hacker sotto il falso nome di Neo. La sua vita si svolge normalissima fino a quando un giorno viene a conoscenza di una cosa misteriosa chiamata Matrix. Pillola rossa o pillola blu? La scelta è tra verità e oblio e lui sceglie di andare fino in fondo. Quello che scopre è destinato a sconvolgere completamente la sua esistenza.
Il momento di compiere il salto è arrivato: si risveglia dentro una specie di membrana dove il suo corpo era conservato. La realtà di prima era tutta un’illusione. La verità è che si trova qualche secolo più tardi, e che le macchine controllano completamente la terra e usano i corpi umani come fonte di energia. Il suo corpo era soltanto una fonte di energia e tutto ciò che aveva vissuto era un’illusione, una simulazione creata da queste macchine super avanzate dentro la sua testa, dei semplici impulsi elettrici. A fargli fare questo salto sono stati dei superstiti i quali già erano a conoscenza di Matrix. La loro missione ora diventerà quella di combattere le macchine e ristabilire l’ordine delle cose. Chi avrà la meglio? La battaglia è difficile, e dal finale capiamo che è destinata a durare ancora a lungo. Questa è la trama di Matrix, epocale film uscito nel 1999 diretto dai fratelli Wachowski.
Insomma, una realtà così innocente nasconde un’insidia tanto grande: che tutto sia una finzione. Questa possibilità si dimostra più reale che mai anche per noi. C’è una via d’uscita? In Matrix sono gli amici superstiti di Neo che lo tirano fuori, noi non possiamo basarci su di questo. Questa finzione può rivelarsi una prigione proprio in quanto non ha sbarre. Ecco perché è per noi tanto importante rispondere a questa domanda, vediamo ora cosa ha da dirci Kant.
Kant: dov’è il Noumeno?
La ragione umana ha il particolare destino di venire assediata da questioni che essa non può respingere, ma alle quali essa non può neanche dare risposta: ecco come inizia la Critica della ragion pura, una grande opera pubblicata da Kant nel 1781 che fa discutere ancora oggi. Domande del tipo che senso ha la vita? Il tempo è infinito o no? Esiste dio? La risposta ad esse spingono Kant ad intraprendere un viaggio per scoprire i fondamenti della conoscenza. Cosa scopre e perché che ha tanto a che fare con la nostra questione?
Il punto di partenza è che la conoscenza, almeno in parte, ha a che fare con quanto percepiamo con i sensi (occhi ecc.). Ora prendiamo un’immagine qualsiasi (ad esempio quella di un cane) e immaginiamo di togliere da essa tutto ciò che ha a che fare con il colore, la superficie, la luce ecc. Togliamo quanto più possibile senza perdere la conoscenza stessa. Dopo aver fatto questo rimane un qualcosa che non può essere rimosso: la spazialità. Questo perché lo spazio non lo prendiamo con i sensi, ma ce lo abbiamo dentro noi a priori. Vi è un altro elemento che è a base della conoscenza: il tempo. Esso è ciò che permane nel mutamento. Pensiamo, cos’è che rimane uguale quando noi guardiamo cose diverse? Noi stessi: il tempo è quello che alcuni chiamano anima e che determina la nostra soggettività. Questi sono i due elementi che fondano la conoscenza, e che producono i fenomeni. I fenomeni sono, insomma, la nostra conoscenza, spazio e tempo, non c’è nulla oltre di essi. Contemporaneamente però abbiamo anche capito che vi è una cosa in sé cui noi non abbiamo accesso, ovvero il noumeno. Kant scopre questa differenza di livelli, differenza oltre la quale è difficilissimo andare. E se il fenomeno fosse un sogno? Noi vogliamo la vera realtà ovvero il noumeno, questo ci interessa.
Tutto è un sogno?
Che cos’è questo noumeno? Dov’è la vera realtà? La mia vita è un sogno? Queste sono le domande cui vogliamo assolutamente rispondere ma la situazione in cui ci troviamo è la stessa di Neo nella sua simulazione o di quando siamo nel bel mezzo di un sogno molto reale. Posiamo dare una risposta? È assolutamente impossibile. Anzi, Neo poteva sperare in qualcuno che lo tirasse fuori mentre noi non abbiamo questa possibilità, perché Kant ci dice che la conoscenza fenomenica è proprio costitutiva dell’essere umano, non c’è alternativa. Insomma, chiedersi di uscire da spazio e tempo è quasi senza senso per Kant. O meglio possiamo chiedercelo, ma la risposta è là fuori a fluttuare nell’aria: questo è il nostro destino. Tu, stai sognando oppure no?