Smettere di fumare definitivamente? Si può grazie ad un batterio

Perchè si fuma?

Il tabagismo è una dipendenza che, similarmente ad altre da droghe pesanti o da alcool, si basa sul comportamento compulsivo di continua ricerca della sigaretta per stimolare i circuiti cerebrali che, comuni a tutte le assuefazioni, attivano la produzione di dopamina. Ogni dipendenza quindi si basa sempre sullo stesso meccanismo di associazione tra comportamento, quale fumare o bere alcool, e gratificazione biochimica. La natura stessa dei recettori che legano la nicotina (detti recettori colinergici), fa sì che dopo la prima sigaretta venga provata la sensazione più piacevole legata al fumo. Dopo due sigarette si ha già una tolleranza acuta alla nicotina e diminuzione dell’aspetto gratificatorio del fumare (per cui fumare una sola sigaretta al giorno non basterà più e verrà autosomministrata una dose maggiore): questo è il diabolico meccanismo alla base della mortale dipendenza.

(fonte: telegraph.co.uk)
È stimato che nel mondo vi siano attualmente 1.2 miliardi di fumatori, nonostante sia uno dei fattori di rischio implicati nella morte prematura da malattie cardiovascolari, cancro e ictus. Il fumo del tabacco contiene complessivamente circa 4800 sostanze, tra cui alcune sconosciute, che si sviluppano esclusivamente durante la combustione. Malgrado la chiara relazione tra fumo e insorgenza di queste patologie però, solo il 3 % dei fumatori smette di fumare. Questo perchè la cessazione dell’assunzione di nicotina produce crisi di astinenza caratterizzate da irrequietezza, irritabilità, ansietà, difficoltà a concentrarsi, insonnia, aumento dell’appetito e, ovviamente, desiderio di riprendere a fumare. Molte volte (in circa l’80% dei casi) la terapia di disitossicazione fallisce, con conseguente ricaduta nella dipendenza.
Alcune delle sostanze cancerogene emesse dalla combustione della sigaretta (fonte: Doctor Nature Yoga)

Un’alternativa

L’enzima studiato da Marsida Kallupi e colleghi, ricercatori dello Scripps Research Institute a La Jolla, in California – chiamato NicA2-J1 – è una versione modificata di un enzima prodotto naturalmente dal batterio Pseudomonas putida. Negli esperimenti condotti dai ricercatori, la terapia con NicA2-J1 su ratti abituati ad autosomministrarsi alte dosi di nicotina ha portato a una drastica riduzione del consumo della sostanza senza che si manifestassero segni di astinenza, irritabilità e aggressività.

Marsida Kallupi e Olivier George, ricercatori coinvolti in questa scoperta. (fonte: Medical Xpress)

Ma la scoperta più interessante riguarda la suscettibilità alle recidive, ovvero la tendenza al ricadere nel vortice di assuefazione: i ricercatori hanno tolto ai ratti la possibilità di accedere alla nicotina per 10 giorni, per poi iniettare loro della nicotina allo scopo di risvegliare il desiderio per la sostanza, offrendo contemporaneamente la possibilità di ottenerla di nuovo. I ratti non trattati sono rapidamente tornati ad autosomministrarsi elevate quantità di nicotina, ma non quelli trattati con NicA2-J1. Insomma, un risultato straordinario!

stop smoking! I benefici, anche a lungo termine, sono innumerevoli (fonte: The Healthy Lifestyle)

Cosa rende l’enzima così speciale?

Il segreto dell’efficacia di NicA2-J1 è che l’enzima non annulla completamente i livelli di nicotina nel sangue, ma li riduce a un livello estremamente basso, ma sufficiente a evitare i fenomeni di astinenza. In seguito, la costante azione dell’enzima permette ai ratti, che per abitudine continuano ad autosomministrarsi piccole dosi di nicotina (rapidamente degradata nel sangue da NicA2-J1), di “disimparare” l’associazione fra la sostanza e la gratificazione che offre.

Umberto Raiola

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