Le origini del carnevale sono più antiche di quanto si possa pensare: analizziamo i casi delle Antesterie e dei Saturnali.
“Mi piacciono i coriandoli per terra a dimostrare che qualcuno si è divertito. Che la felicità per un attimo si è fermata in quel luogo.”
“CHI NON RIDE MAI NON E’ UNA PERSONA SERIA”
Quella del carnevale è una festa legata al culto cristiano che viene a celebrarsi dal giorno successivo alla domenica del Battesimo di Cristo sino al martedì precedente al mercoledì delle ceneri, che segna l’inizio della Quaresima. Tuttavia l’apice dei festeggiamenti si ha nei sei giorni che intercorrono tra il giovedì e il martedì grasso, prima ed ultima giornata del carnevale. Il termine “carnevale” viene etimologicamente fatto risalire al latino “carnem levare” (eliminare la carne), poiché alludeva al sontuoso banchetto del martedì grasso subito antecedente a quello che sarebbe poi stato il periodo di digiuno e di astinenza della Quaresima. Ad oggi il carnevale di alcune città italiane valica i confini internazionali, emozionando e stupendo per la particolarità delle maschere indossate, per i dettagli dei carri allegorici e per gli spettacoli, anche pirotecnici, che li accompagnano. I caratteri delle celebrazioni carnevalesche hanno un’origine molto antica: già nel mondo classico, durante feste quali le Antesterie greche o i Saturnali romani, veniva a compiersi un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali per fare spazio ad un rovesciamento dell’ordine ed alla dissolutezza. In quest’ottica il carnevale veniva ad essere un rinnovamento simbolico: le gerarchie e l’ordine che dominavano per tutto l’anno venivano parzialmente sovvertiti per poi essere rinnovati e garantiti sino al carnevale seguente.
LE RADICI SONO ANCORA UNA VOLTA RADICATE NELLA CULTURA GRECA
Le Antesterie, ad Atene altrimenti note come “Antiche Dionisie”, erano feste celebrate in onore del dio Dioniso e quindi legate all’ebbrezza, alla lascivia ed al “fiorire primaverile”. I festeggiamenti erano spalmati su tre giornate, dall’11 al 13 di Antesterione (un mese a cavallo di febbraio e marzo), ed avevano inizio al tramonto del primo giorno con libagioni in onore di Dioniso. La seconda giornata vedeva come protagonista un’ufficiale gara di bevute che offriva in palio al vincitore otri di vino, dolci e ghirlande; mentre nel santuario poi avveniva un rito segreto per auspicare la fertilità, pratica certamente riferita al mito di Dioniso ed Arianna. Durante la terza giornata venivano invece cotti vari tipi di grano da offrire ad Ermes Ctonio in ricordo delle morti avvenute durante il diluvio di Deucalione; l’aspetto di questa ultima giornata era più cupo rispetto a quello delle precedenti e serviva a rafforzare la credenza che, durante il 13 di Antesterione, gli spiriti dei defunti vagassero per la città; le celebrazioni terminavano poi con il grido “Andate via Cari”, oppure “Andate via Chere, sono finite le Antesterie”: delle due espressioni non si sa quale sia la più antica, nel primo caso ci si riferirebbe ai Cari, gli schiavi ai quali veniva intimato di tornare a lavorare nelle campagne; il secondo caso invece si tratterebbe di un’espressione utilizzata per scacciare via le Chere, gli spiriti impuri, dalla città.
AD OGNI CELEBRAZIONE GRECA LA SUA CORRISPETTIVA ROMANA
Come non parlare dei Saturnalia romani, i giorni di festa dal 17 al 23 dicembre, dedicati al dio Saturno e alla mitica età dell’oro a lui correlata. Le celebrazioni avevano inizio per mezzo di ingenti banchetti, sacrifici e scambi di regali, detti strenne. Durante questi festeggiamenti l’ordine sociale era sovvertito: in questo mondo alla rovescia, gli schiavi potevano comportarsi da uomini liberi ed essere serviti da coloro che durante l’anno chiamavano “padroni”. L’uso di maschere era già in voga in questo periodo: il princeps eletto infatti indossava una buffa maschera dai colori sgargianti, tra i quali spiccava il rosso, il colore degli dei. Proprio come si soleva in Grecia, anche i romani mantennero la credenza che gli spiriti, usciti dalle profondità del sottosuolo, vagassero in corteo per tutto il periodo invernale, quindi quando la terra riposava ed era incolta: questi spiriti dovevano essere placati con doni, offerte e feste in loro onore che li avrebbero spinti a tornare nell’aldilà dove avrebbero favorito il raccolto della stagione estiva. E’ facile quindi notare come, nonostante lo scorrere dei secoli e del progresso, l’uomo sia sempre rimasto lo stesso e, con lui siano sopravvissute le più antiche tradizioni.