Secondo Papa Francesco, ad essere la malattia dell’umanità è la mancanza d’amore, non il Covid

Papa Francesco durante l’Angelus ci ricorda che la mancanza d’amore è la vera malattia dell’umanitá.

Papa Francesco

“Dio ama tutti: non giudicate e vivete nel segno dell’amore”. Queste le parole del Pontefice che ci esorta a chiederci quale sia la più grande malattia della vita. Sarà forse il cancro? Una pandemia? No, si tratta della mancanza di amore verso il prossimo.

L’Amore non si compra

“Quante volte ci buttiamo in rimedi sbagliati per saziare la nostra mancanza d’amore? Pensiamo che a renderci felici siano successo e soldi, ma l’amore non si compra. Non ci accettiamo e ci nascondiamo dietro l’esteriorità, ma l’amore non è apparenza”. 

Le parole di Papa Francesco si sono concentrate sull’amore di Gesù e sulla sua capacità di “guardare al modo di salvarci, senza soffermarsi sui nostri errori, peccati o pregiudizi”. Nel raccontare il miracolo della guarigione di una donna considerata impura, inadeguata, diversa, il Papa ha voluto lanciare ancora una volta un messaggio di unità e comunione, ricordandoci che Dio ci ama tutti, non dobbiamo giudicare, lasciar vivere gli altri e cercare di avvicinarvi a loro con amore”.

La via degli ultimi

È da loro che si parte, dai più fragili e indifesi, ha incoraggiato il Pontefice, ricordando di averne parlato qualche giorno fa con il cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento. “La carità è la misericordia che va in cerca dei più deboli, che si spinge fino alle frontiere più difficili per liberare le persone dalle schiavitù che le opprimono e renderle protagoniste della propria vita – ha spiegato Francesco -. Quindi ha ricordato le molte scelte significative compiute dalla Caritas in questi cinque decenni. “Dall’obiezione di coscienza al sostegno al volontariato; dall’impegno nella cooperazione con il Sud del pianeta agli interventi in occasione di emergenze in Italia e nel mondo; dall’approccio globale al complesso fenomeno delle migrazioni, con proposte innovative come i corridoi umanitari, all’attivazione di strumenti capaci di avvicinare la realtà, come i Centri di ascolto e gli Osservatori delle povertà e delle risorse”. È bello – ha proseguito papa Bergoglio – allargare i sentieri della carità, sempre tenendo fisso lo sguardo sugli ultimi di ogni tempo. È con i loro occhi che occorre guardare la realtà: la storia non si guarda dalla prospettiva dei vincenti, che la fanno apparire bella e perfetta, ma da quella dei poveri, perché è la prospettiva di Gesù. Sono i poveri che mettono il dito nella piaga delle nostre contraddizioni e inquietano la nostra coscienza in modo salutare, invitandoci al cambiamento”.

Se vogliamo la pace non dimentichiamo gli orrori della guerra.

Come essere cristiani con la spada in pugno? Come estraniarci quando altri impugnano la spada?

La pace è la più grande aspirazione di milioni di esseri umani: troppi sono minacciati dalla guerra, costretti a lasciare le loro case, colpiti dalla violenza. Eppure quest’aspirazione, così legittima, è spesso calpestata o disattesa. Con la scomparsa della generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale, «velocemente dimentichiamo le lezioni della storia, “maestra di vita”» — ha scritto Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti.

 

 

 

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