Aldilà o trip cerebrale? La scienza dice la sua sulle esperienze pre-morte

Se non dovessimo quasi morire, penso che ognuno di noi desidererebbe avere una esperienza pre-morte. Uno sguardo su un ipotetico aldilà, una forma di conforto davanti all’inesorabilità della morte. Le “Near death experiences” affascinano tutti. Ma, forse, siamo più vicini a capire cosa le scateni veramente, quali siano i processi fisiologici e neuropsicologici alla base di queste fantomatiche esperienze 

esperienze pre-morte
Molti pazienti che hanno sperimentato una EPM (esperienza pre-morte) riferiscono di essere arrivati in ambienti paradisiaci

Al confine tra quello che siamo in grado di percepire, tra il ‘reale’ e un’ipotetico aldilà, ci sono le “Near Death Experiences“, esperienze pre-morte in italiano. Stati di coscienza alterati, indotti dalla vicinanza della fine o da altri fattori concilianti, in cui viviamo delle esperienze, si potrebbe dire, mistiche. Per questa loro caratteristica sono fenomeni facilmente oggetto di speculazioni da parte delle religioni, ma forse oggi siamo più vicini a capirne la vera essenza

Cosa sono le esperienze pre-morte

Le esperienze pre-morte sono stati psicologici profondi relativamente rari (anche se circa un terzo dei pazienti che hanno sfiorato la morte le riferiscono). Possono verificarsi sia in prossimità del decesso, sia in condizioni di profondo stress, durante un’improvvisa perdita di coscienza o a seguito dell’assunzione di sostanze psicoattive allucinatorie

Tunnel esperienze pre-morte
Molti pazienti riferiscono di vedere una luce in fondo a un tunnel, una luce calda e accogliente, che si accompagna a uno stato di benessere diffuso

Cosa si prova 

Le sensazioni provate sono molteplici. In linea di massima si presenta sempre un grande stato di benessere, l’impressione di staccarsi dal proprio corpo e raggiungere un luogo etereo, vedere e/o sentire cori celestiali e persone defunte. Uno psichiatria dell’Università della Virginia, Bruce Greyson, ha stilato una lista di elementi caratteristici delle esperienze pre-morte, per riuscire anche a identificarle meglio e discernere le esperienze vere e proprie di questo tipo: 

  1. accelerazione o rallentamento dello scorrere del tempo;
  2. “velocizzazione” del pensiero;
  3. ricordo vivido di scene del passato, rivisitazione della propria vita come in un film;
  4. sensazioni di profonda gioia, pace e comprensione;
  5. comparsa di una luce brillante diffusa;
  6. passaggio attraverso tunnel con in fondo una luce;
  7. comparsa di paesaggi “celestiali”;
  8. impressione di uscire dal proprio corpo e di poter vedere l’ambiente dall’alto;
  9. incontri mistici, suoni di voci “ultraterrene”;
  10. sensazione di trovarsi a un punto di confine, a un limite oltre il quale non c’è ritorno;
  11. “incontri” con persone già decedute.

Si può capire perché la maggior parte delle EPM siano positive, e solo alcune non lo siano. Quest’ultime vengono associate a consapevolezza del decesso in corso, perdita di controllo o giudizio negativo da parte di enti sovrannaturali. 

Cosa influisce sulle esperienze pre-morte

Ci sono più fattori che incidono sulle esperienze pre-morte. Età, sesso, cultura di appartenenza e religione influiscono fortemente. I bambini, ad esempio, riportano di aver visto adulti “nella luce“, mentre gli induisti riferiscono di aver incontrato il dio della morte, gli americani Gesù Cristo. Appare chiaro come le proprie esperienze e conoscenze pregresse influenzino questo tipo di esperienze. (SPOILER ALERT) Harry Potter, nella celebre serie di libri e di film, nella sua personale esperienza pre-morte ritrova il suo amato preside, Dumbledore, che lo consiglia e lo conforta. 

Esperienze pre-morte
L’incontro tra Dumbledore (Silente) ed Harry dopo l’incantesimo di Voldemort è l’esempio perfetto di un’esperienza pre-morte: senso di benessere, luogo paradisiaco, persone morte che parlano. Harry chiede persino se stia succedendo tutto nella sua mente, e la risposta è affermativa, ma non per questo meno importante (pur aprendo ad altre teorie interpretative sulla saga)

Ma le neuroscienze vengono in nostro soccorso per darci delle risposte più scientifiche. 

La neurobiologia delle esperienze pre-morte

 Olaf Blanke e Sebastian Dieguez, due neuroscienziati, hanno ipotizzato l’esistenza di due tipi di EPM, a seconda dell’emisfero cerebrale coinvolto. L’emisfero sinistro responsabile per la “sensazione di volare”, e la dissociazione dal corpo, quello destro per le allucinazioni uditive e visive. Ma queste esperienze potrebbero venire innescate anche da altri fattori, quali malfunzionamento dei lobi temporali, di alcune aree del cervello deputate a memoria e analisi degli stimoli, depersonalizzazione (condizione psichiatrica), stress intenso (a volte riporta a vivere un’esperienza mentale simile al parto) e alterazioni delle reazioni chimiche cerebrali. 

E se fosse il cervello stesso a drogarsi?

Molte ipotesi attribuiscono alla dopamina il ruolo di dare quella sensazione di benessere estremo che si esperisce. Ma potrebbe esserci un’altra sostanza, presente nel liquido cerebrospinale, che potrebbe entrare in gioco: la dimetiltriptammina (DMT), un potente allucinogeno. Sembra infatti plausibile che il cervello inneschi una serie di reazioni per alleviare il dolore e la consapevolezza della morte imminente, a sua tutela: le esperienze pre-morte sarebbero quindi l‘ultimo meccanismo di difesa della nostra mente, di fronte all’imminente fine. Altra ipotesi plausibile è quella di anossia, ovvero la mancanza di ossigeno al cervello, che provocherebbe lo stato di euforia e le allucinazioni. 

In conclusione

Insomma, non possiamo affermare nulla con certezza teutonica. La vasta gamma di esperienze pre-morte, simili per processi e differenti nel percepito soggettivo, rendono più plausibile la spiegazione neuroscientifica e psicologica. Ma questo non basta, purtroppo, ad escludere del tutto una possibilità di spiegazione a stampo esoterico o religioso. Sono pochi quelli che possono portarci questo tipo di testimonianze, e si spera che nessuno di noi, che sia per incontrare il nostro Dumbledore o il nostro Dio, ne faccia mai esperienza. 

Matteo Sesia

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