Un’antica menzogna
Fa sorridere come un’opera, così discussa e dibattuta nei secoli a proposito della sua origine, possa essere stata dichiarata un falso sin dalla sua nascita. Intorno al 1390 infatti, il vescovo francese Pierre d’Arcis scrisse a Papa Clemente VII descrivendo il lenzuolo come “un intelligente gioco di mani” di qualcuno, il cui obiettivo era strappare astutamente denaro dalle tasche del popolo. Palesemente, nessuno credette nè a lui nè alla datazione al radiocarbonio effettuata nel 1988 che dimostrò come l’era di appartenza del telo non fu Biblica ma Medievale. Anche a causa di ciò gli studi continuarono, con l’obiettivo di riuscire a trovare ulteriori motivi per considerare definitivamente l’opera come “semplice” produzione artistica e non come un crocevia di credenti. Fino ad oggi.
Le nuove tecnologie forensi hanno infatti dimostrato ulteriormente la non veridicità del sudario dove sarebbe stato avvolto Gesù Cristo, studiando le incongruenze tra le zone in cui sono presenti le macchie di sangue e l’effettivo posizionamento del corpo, sulla croce e nel sepolcro.
Lo sviluppo della ricerca
Lo studio sulla Sindone di Torino è stato effettuato dai due ricercatori forensi italiani, Matteo Borrini dell’Università “John Moores” di Liverpool e Luigi Garlaschelli dell’Università di Pavia, e pubblicato sulla rivista “Journal of Forensic Sciences“. Il fulcro non è stata l’analisi delle macchie di sangue bensì la posizione in cui risultavano. Utilizzando sia sangue vero che sangue artificiale, i due scienziati hanno simulato una “crocifissione” utilizzando croci di legno di diverso tipo e cambiando posizione: prima con le braccia parallele al terreno, poi in alto perpendicolari e poi a 45 gradi. Hanno poi lasciato scorrere il sangue da zone diverse come polsi, avambracci e torace (dove sarebbe stata conficcata la lancia). Dai risultati ottenuti si è scoperto che solamente le macchie di sangue della zona toracica e degli avambracci coincidono con la posizione di Cristo, mentre dai polsi e dalla regione lombare sono completamente ingiustificate, in qualunque posizione, anche nel sepolcro.
È stata inoltre garantita l’origine artificiale (da un pennello o con un dito) della macchia a forma di cintura, cui dovrebbe dare l’idea di un accumulo di sangue proveniente dalla ferita nel costato. Varie prove su un manichino hanno infatti mostrato come l’accumulo di sangue sia realisticamente situato nella regione della scapola.
William Mongioj