Terminata la scuola superiore, lo studente che vuole proseguire gli studi si ritrova ad affrontare sfide piuttosto ardue e stressanti.
Queste sfide sono piuttosto difficili, e non superarle tutte significa ritrovarsi a lurearsi fuori corso o addirittura abbandonare l’università.
In Italia tra il primo e il secondo anno lascia gli studi universitari il 21,3% degli studenti.
Del restante 78.7% il 91,3% raggiunge la laurea fuori corso.
Guardiamo insieme le principali problematiche suddividendole in tre macrocategorie.
Problematiche dello studente legate all’inesperienza
Questo genere di problematiche sono quelle su cui meno lo studente ha diretta responsabilità, poichè non c’è nessuno che si occupi di introdurle o spiegarle.
Sono causate prevalentemente dall’enorme differenza tra lo studio della scuola superiore e lo studio universitario.
L’autogestione dello studio è la prima grande libertà che si acquisisce all’università.
Questa libertà è produttiva per alcuni ma deleteria per molti. Questo perche gli studenti della scuola superiore non sono abituati in nessun modo a passare mesi senza essere “giudicati” per poi ritrovarsi in due/tre mesi a gestire tre/quattro esami per volta su programmi ben più ampi della semplice lezione spiegata la settimana precedente.
Ciò diventa ancora più difficoltoso quando si consapevolizza che non è obbligatorio conseguire gli esami al primo appello e che vi sono altre sessioni universitarie.
Normalmente questo genera una procrastinazione che, specialmente il primo anno, non è fondata su una reale consapevolezza della mole di studio necessaria ma basata su proiezioni approssimative o figlie di suggerimenti di altri studenti “apparentemente” più esperti.
Consapevolizzare da subito queste dinamiche, magari sotto la guida di qualche studente più esperto, aiuterebbe le matricole a non perdere le prime sessioni di esami che, inevitabilmente, generano una reazione a catena paradossale che influenza negativamente tutto il resto dell’esperienza universitaria.
Problematiche legate alla gestione emotiva
Lo studio universitario richiede una massiccia dose di risorse cognitive. Questo può portare ad un maggiore consumo di bevande e di alimenti di natura energetica come cibi zuccherini o bevande ricche di caffeina.
Aggiunto alla sedentarietà dello studio, questo distorce la percezione della stanchezza, può causare dirsegolazione nel sonno e, senza uno sfogo fisico, può creare problematiche legate allo stress anche di natura patologica (oltre a poter problematiche legate all’aumento o all’eccessiva perdita di peso).
Alcuni studenti dicono di perdere completamente la propria autoregolazione del cibo durante le sessioni d’esame.
Vi è poi la paura di finire fuori corso e la paura di essere bocciati (nonostante vi sia la possibilità di ridare l’esame infinite volte).
La prima potrebbe costare in termini economici alla famiglia e questo aumenta le aspettative verso di sè che, se legate ad un’immagine dello studente universitario perfetto in accordo con la teoria psicologica della minaccia dello stereotipo, potrebbe ridurre le capacità cognitive fino al 30%.
La seconda è a cavallo tra una problematica emotiva e una problematica leaga alle aspettative sociali.
La componente emotiva è legata alla paura di deludere le aspettative di un’autorità: il professore.
Problematiche legate alle aspettative sociali e al giudizio altrui
Essere bocciati agli esami, però, non crea problemi solo legati all’autostima.
La competizione all’univeristà è molto più alta rispetto alla scuola superiore, essendo solitamente molto grandi le classi universitarie (alcune fino a 400 studenti).
Questo genera un ulteriore problema perchè un ipotetico fallimento (o un successo) è possibilmente giudicabile da tutti, dove parole come “non hai studiato abbastanza” (che significa “è colpa tua”) oppure “il prof ti ha fatto domande facili” (che significa non è merito tuo) sono all’ordine del giorno.
Di conseguenza bocciare un esame potrebbe stimolare emozioni negative legate al senso di inferiorità (oltre alla probabile mancata possibilità di andare in vacanza con gli amici, per esempio, perchè costretti a passare l’esate sui libri).
Altre aspettative che entrano in gioco sono quelle legate ai genitori.
Il problema sembra aumentare quando i genitori non hanno frequentato l’università.
Questo perchè in difficoltà nel comprendere le problematiche dei figli in merito alle dinamiche universitarie, per esempio dando la totale colpa di un possibile insuccesso a loro piuttosto che ad un sistema molto complesso dove sbagliare è facile e bisogna essere guidati per non compiere errori difficilmente recuperabili.
Un figlio di genitori con la laurea ha il 75% di probabilità di laurearsi.
Uno proveniente da una famiglia con al massimo il diploma di scuola superiore il 48%
Uno con genitori con la licenza media appena il 12%.
Conclusioni
Conoscere queste dinamiche prima di iniziare gli studi universitari può aiutare ad avere maggiore coscenza di quello che accade e, quindi, non rischiare di farsi schiacciare.
L’attività fisica e i consigli di studenti più esperti sono un’ottimo modo per evitare che certe dinamiche accadono.
L’attività fisica aiuta a ridurre lo stress accumulato, i consigli degli studenti permettono invece di anticipare problemi che tutti hanno dovuto affrontare.
Questo genere di problematiche sono affrontate molto bene nel film Donnie Darko (2001) di Richard Kelly.
In questo film il protagonista (Jake Gyllenhaal) è uno studente universitario, con una forte personalità ma anche con qualche zona d’ombra (di natura schizofrenica). Te lo consiglio caldamente.
1 commento su “Quali sono le difficoltà dello studente universitario? Superiamole insieme con il film Donnie Darko”