Pride: facciamo il punto della situazione dai moti di Stonewall ad oggi

Vediamo come da una rivolta in un bar di New York, si è passati all’odierno movimento LGBT che sta segnando la nostra epoca.

Pride Bologna 2022. Fonte: https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/foto/pride-2022-foto-1.7821352

I moti di Stonewall rappresentano solo il principio della rivoluzione gender nel mondo, sebbene esistano ancora oggi luoghi dove sarebbe impossibile vivere per un omosessuale. Arresti, divieti e pena di morte ma anche numerosi traguardi, ecco le due faccie della stessa medaglia.

I moti di Stonewall

New York, notte tra il 27 e il 28 giugno 1969. All’incirca all’1:20 del mattino, otto ufficiali della polizia fecero irruzione nello Stonewall Inn, un gay bar nel cuore di Manhattan. Se già allora i gay bar non fossero più vietati, i poliziotti (di cui solo uno in uniforme) fecero forza invece sul divieto di vendere alcolici agli omosessuali. Una ragione che non spiega tuttavia gli arresti mirati, oltre ai dipendenti e a chi non avesse un documento, a chiunque fosse vestito con abiti del sesso opposto. 

Gli animi erano già caldi, bastò poco per far nascere la rivolta. Diversi sono i resoconti di quella notte, ma che sia stato il lancio di una bottiglia contro gli agenti oppure un’azione di incoraggiamento per resistere agli arresti, ben presto la folla prese il sopravvento. La zona era come cinta da un assedio, c’è chi cercò di dare fuoco al bar, chi invece utilizzò un parchimetro come ariete per spingere lontano la polizia. La guerriglia richiamò velocemente chi si trovasse nelle vicinanze, oltre che a ingenti rinforzi in divisa. Si contarono oltre quattrocento poliziotti e circa duemila dimostranti, che utilizzarono qualsiasi oggetto come arma. 

Nella prima notte di rivolta vennero arrestate tredici persone e un numero imprecisato di omosessuali isolati e picchiati. Fu il principio delle lotte di liberazione gay e del movimento LGBT moderno che prenderà forma negli anni a venire.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Moti_di_Stonewall#/media/File:Stonewall_Inn,_April_2019.jpg

Il Pride ieri

La notte allo Stonewall Inn fu solo un evento, ma è possibile inserirlo in un contesto più ampio. La spinta “rivoluzionaria” è tipica del sentimento di rivendicazione sessantottino, che faceva della libertà e del riconoscimento dei diritti la propria forza. Oggi siamo abituati a vedere l’intero mese di giugno puntellato di manifestazioni LGBT, ma come nasce il Pride? Quali le sue caratteristiche originarie?

Già nel novembre 1969 nacque l’idea della prima parata gay, da svolgersi simbolicamente a New York il successivo 28 giugno. Qui infatti la manifestazione fu chiara ed esplicita già dalla sua denominazione: “Christopher Street Liberation Day”. Ma liberazione da cosa? Gli organizzatori proposero di commemorare le proteste spontanee dello Stonewall imponendo solo una regola: che non ci fossero regole. Doveva essere un exploit di libertà, chiunque poteva partecipare e vestirsi in maniera del tutto priva di pregiudizi. Si chiedeva un reciproco sostegno a livello nazionale, solo così la loro voce poteva farsi sentire. Il Pride nacque per liberare la propria comunità dalle limitazioni loro imposte, talvolta usando la violenza, con l’intento di far valere i propri diritti umani fondamentali.

Fonte: https://www.ansa.it/canale_lifestyle/notizie/societa_diritti/2020/06/24/50-anni-fa-a-new-york-il-primo-gay-pride.-la-marcia-per-i-diritti-omosessuali-questanno-e-virtuale_dd58eb50-3213-4329-81bf-3ce484809956.html

Il Pride agli ultimi posti

Per capire il Pride dei nostri giorni bisogna prendere atto delle differenze abissali che esistono nel contesto globale. Lo Spartacus index prende in esame i 202 paesi del mondo, sottoponendoli ad un sistema di rilevazione “gay-friendly” basato su tre parametri:

  • Diritti LGBT
  • Presenza di leggi anti-gay
  • Omofobia

Ma prima di rivelare la classifica, arriviamoci con calma. Come abbiamo visto, il Pride nasce come lotta di liberazione e rivendicazione di diritti negli Stati Uniti degli anni ‘70. Dunque non certo un paese del cosiddetto “Terzo Mondo”, come si era soliti dire allora. Il movimento LGBT, consapevole del proprio io comunitario, è nato laddove ci si è accorti della possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita. Ma cosa ne è invece di quei paesi dove l’essere omosessuale non è neanche contemplato? Gli ultimi cinque posti della classifica sono occupati rispettivamente da: Yemen, Iran, Arabia Saudita, Somalia e Cecenia. Stati dove ogni atto omosessuale è illegale, essere gay in quei paesi equivale alla condanna a morte

Interessante è citare un provvedimento della 176esima nazione analizzata dall’indice, la Russia. Nel 2013 Putin ha firmato la legge sulla propaganda gay con

“lo scopo di proteggere i minori dalle informazioni che promuovono una negazione dei valori familiari tradizionali”.

Ma l’aspetto sicuramente più particolare riguarda la sentenza confermata da Mosca del blocco del Pride per i prossimi cento anni. Un periodo abbastanza lungo da far estinguere le generazioni di oggi, debellando in loro ogni volontà di rivendicazione. 

L’aspetto battagliero delle manifestazioni LGBT si può vederlo solo in quei paesi dove esiste la possibilità concreta di poter lottare per i propri diritti. Laddove il contesto permetta la nascita di movimenti consapevoli non solo della loro condizione ma anche a ciò cui potrebbero aspirare.

Fonte: http://www.comune.torino.it/torinogiovani/salute-e-vita-affettiva/diritti-e-cittadinanza-lgbt

Il Pride come amplificatore sociale

Abbiamo visto come in alcune parti del mondo, le specificità locali legate al grado di sviluppo culturale, incidano fortemente in tema LGBT. Non è una sorpresa se i punteggi più alti siano stati ottenuti soprattutto dall’Occidente, primo fra tutti il Canada. D’altronde è nel mondo sviluppato che nascono prima le rivendicazioni e poi i conseguenti traguardi. Tanto che si arriva a cambiare le forme stesse delle manifestazioni. 

Il Pride qui assume tratti festivi, dove sembra importare solamente l’esuberanza. Opinione che spesso è mossa per motivi di recepimento superficiale del messaggio intrinseco della marcia, e del tutto legato a ragioni visivamente esplicite. Ma non sono certo vestiti stravaganti, festoni colorati e musica ad alto volume a togliere i momenti dedicati al ricordo delle vittime dell’AIDS e della violenza omofoba.

Insomma, caratteri e intenzioni dipendono grossomodo dal contesto politico, culturale e religioso. E in fondo, se vogliamo, possiamo intendere il Pride come una cartina tornasole di una società, che mette in luce tutti i suoi pregi e difetti.

Pride di Roma 2022. Fonte: https://luce.lanazione.it/attualita/roma-pride-elodie-900mila/

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