I tre segreti che non sapevi su Donna Franca, l’ultima matrona dei Florio

Soprannominata “la regina senza corona”, fu un canone di bellezza, sfarzo e nobiltà per tutta l’élite siciliana. Ma chi era Franca Florio? Sveliamo il ritratto di una delle donne più potenti del tardo ‘800.

Madame Franca Florio, in Elegante Welt, Nr. 5, 1914. Atelier Cosel, Wien, 1914.

Moglie di Ignazio Florio junior, esponente della famiglia più famosa, ricca e potente, seconda solo a quella reale in Sicilia, Donna Franca fu una mecenate d’altri tempi. La sua sensualità magnetizzò pittori come Boldini e poeti quali D’Annunzio, suo fervido ammiratore. I suoi gioielli impressionarono la nobiltà del tempo, sfarzosi e ricchi quanto quelli della regina. Ma dietro questa fulgida superficie si nasconde molto di più: ultima erede delle donne Florio, assistette alla decadenza inesorabile della famiglia a cui si era legata fin da quando aveva vent’anni.

Ogni gioiello un tradimento

Franca aveva sangue aristocratico: discendedeva dai Baroni di San Giuliano, all’epoca in grosse difficoltà economiche. Al contrario, i Florio erano economicamente potenti, ma si erano fatti da soli. Le loro origini si tessono con la storia della Calabria; si erano rifugiati in Sicilia a seguito del grande terremoto che aveva scosso la regione nel 1783. Avevano cominciato a commerciare spezie a Palermo, arricchendosi in poco tempo; tuttavia la loro mancata appartenenza alla nobiltà siciliana pesava, e per questo i figli cominciarono a sposare giovani fanciulle dell’élite più esclusiva palermitana.

Lo stesso fece anche Ignazio: i due però erano legati da un amore sincero, ostacolato dalla famiglia di lei che non vedeva di buon occhio il giovane rampollo dei Florio. Aveva già all’epoca la fama del donnaiolo, e nonostante il matrimonio avrebbe potuto agevolare le condizioni economiche della famiglia, furono restii ad accettare. Alla fine, tuttavia, ceddettero sotto le insistenze di lei: nel 1893 la bella ventenne entrò a far parte della famiglia Florio.

Le preoccupazioni dei genitori si rivelarono tristemente fondate; la bellezza, la fedeltà e la grazia di lei, lodata e ammirata in tutta Europa, non riuscirono a far rimanere fedele a lungo il marito. Ogni qualvolta che Ignazio si concedeva una notte d’amore, subito si riconciliava, contrito, con Franca offrendole i più bei gioielli che una nobildonna di quell’epoca avrebbe potuto indossare, e che anzi superavano anche, per numero e fattura, quelli della stessa regina d’Italia.

Lei non si lamentava mai, e pare che solamente un dolce sorriso colmo di tristezza sbocciasse sul viso candido mentre le dita coglievano il dono. Tra i più celebri basti ricordare la collana che indossa pure nel ritratto di Boldini e che vantava 365 perle. Ignazio gliel’aveva regalata per simboleggiare il loro amore, sbocciato di giorno in giorno per un intero anno. Altri, malignamente, affermano che sia il numero delle lacrime versate dalla donna a causa dei tradimenti di lui.

Ritratto di donna Franca Florio - Wikipedia
Riratto di donna Franca Florio di Giovanni Boldini, 1901-1924, conservato a Palazzo Mazzarino, Palermo.

I consigli di D’Annunzio, tra opere d’arte e mecenatismo

Gli uomini Florio si occupavano di affari, di accordi politici, di iniziative edilizie. Le donne della famiglia avevano invece i compito di brillare: e Franca brillava, tra le sue pellicce di visone e i suoi diamanti, tenendo feste, ricevimenti e salotti letterari. Doveva essere gentile, accogliente, approfittare delle serate più esclusive per renderle occasioni da far fruttare in ambiti economici e politici, per rendere ancora più grande e stimato il nome della famiglia. Questo la matrona dei Leoni lo sapeva fare molto bene; molti erano gli uomini che pendevano dalle sue labbra: dal Kaiser Gugliemo II di Germania (che la definiva “La stella d’Italia”) all’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe.

Ma non solo uomini politici: molti furono gli artisti che rimasero abbagliati dalla sua figura. Bergler le dedicò uno dei più bei ritratti della sua carriera, e il quadro fece scalpore per lo scollo vertiginoso del suo vestito e per lo sfarzo dei suoi gioielli. Moda che ripropone anche nel celebre quadro di Boldini, dove possiamo notare che stranamente non indossa orecchini. Pare sia stata una dritta di D’Annunzio: le perle a sua detta, non rendevano abbastanza onore alla grazia dei suoi lineamenti… E da quel giorno Franca smise di portarli. Proprio dal poeta abbiamo una descrizione della mecenate che calza a pennello con il ritratto che stiamo dipingendo:

…alta, snella, flessuosa, ondeggiante. Ella è bruna, dorata, aquilina e indolente. Un’essenza voluttuosa volatile e penetrante, emana dal suo corpo regale. Ella è svogliata e ardente, con uno sguardo che promette e delude.

Le iniziative della matrona non si limitarono solo all’ambito artistico: dove il marito capitalizzava, lei migliorava e abbelliva: dal contributo al teatro massimo al Politeama – che ancora oggi reca la firma dei Florio che lo addolcirono col liberty – all’attenzion per gli umili, niente passò mai inosservato: rese possibile, ad esempio, l’apertura degli asili nidi all’interno degli stabilimenti Florio per agevolare le madri lavoratrici.

Franca Florio a vent’anni, ritratta da Ettore De Maria Bergler nel 1893.

Le morti dei bambini e la caduta della famiglia

Bella, diafana (effetto dovuto al fatto che si sottopose a innumerevoli operazioni chirurgiche per sbiancare la pelle, canone di bellezza dell’epoca), ma dallo sguardo terribilmente triste. Questo tratto emerge in ogni foto, in ogni statua, in ogni dipinto che la rappresenta. Non solo perché l’amore della sua vita la tradiva, non solo perché era malata di gioco. Dei cinque figli che ebbe da Ignazio, tre di questi morirono in tenera età, fra cui anche l’erede maschio dei Florio. Pare che solo in quel momento Franca rifiutò con stanchezza i continui doni del marito, affranta nella sua solitudine.

Non solo: a questo si aggiunse anche il fatto che alla fine degli anni Venti lo Stato italiano tolse l’appalto alla Società Italiana di Navigazione, spostando la propria attenzone su Genova. Uno dopo l’altro, caddero tutti i possedimenti dei Florio: dalla tonnara all’azienda vinicola di Marsala, dalla Fonderia Orotea alla fabbrica di ceramiche… Ignazio fu costretto a vendere tutto per pagare i debiti, lasciando sul lastrico migliaia di famiglie che da quei lavori dipendevano. I Florio, ormai decaduti, si separarono e ritirarono a vita privata.

Franca morì a 77 anni, nel 1950 e venne sepolta a Palermo; Ignazio, scosso profondamente dalla sua scomparsa, rifiutò di vedere la salma.

Donna europeista, rese Palermo uno dei centri più internazionali d’Italia; fu sempre all’avanguardia non solo per quanto riguarda le innovazioni e le feste nel panorama culturale inernazionale ma anche in ambito soociale, specie per le premure che mostrò nei confronti delle madri lavoratrici. La vera regina della città riuscì nel compito cui era stata destinata dalle donne Florio, fin che potè. E, per citare sempre D’Annunzio, fu una creatura che svelò “in ogni movimento un ritmo divino”, affascinando tutti gli uomini dell’alta società dell’epoca.

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