Perché il regno di Scar non può andare lontano: l’equilibrio della predazione

I personaggi di uno dei film d’animazione più amati degli ultimi 25 anni ci spiegano i meccanismi che regolano l’equilibrio del “cerchio della vita”.

Il piccolo Simba è ormai rientrato nei cuori di tutti grazie all’uscita del live-action nei cinema nelle ultime settimane.

Tuttavia, se da un lato il re Leone è tornato a intenerire milioni di spettatori grandi e piccoli, dall’altro ha anche riaperto una ferita da cui probabilmente il bambino che è in noi non si è mai realmente ripreso: la morte di Mufasa. E per non far mancare nulla al mix di emozioni e nostalgia che il film ha scaturito, non si può non citare l’odio per l’artefice di questa ferita, lo zio di Simba, Scar.

Scar impersonifica il tiranno il cui unico obiettivo è raggiungere il potere, costi quel che costi.

Peccato che lui, evidentemente, non sia a conoscenza di alcuni concetti fondamentali dell’ecologia, e per l’appunto adotti la strategia più sbagliata per esercitare il suo potere, che a lungo termine va infatti a discapito di sé stesso.

 

Cos’è il cerchio della vita?

Il cerchio della vita è il concetto chiave su cui Mufasa basa il governo del suo regno, la Terra del Branco.

Esso si basa sul lasciar scorrere la vita secondo il suo naturale percorso, fatto di nascita, crescita e morte. In poche parole è il ciclo della vita, oppure, in termini più scientifici, il ciclo della materia.

Tutti gli ecosistemi prevedono infatti un passaggio di energia e materia. In particolare, quest’ultimo si esplica tramite il riciclo della materia (rappresentato da ciascun essere vivente) che è una risorsa finita.

Tale ciclo si attua tramite un rapporto scambievole tra due catene alimentari, la catena del pascolo e la catena del detrito, formate da livelli trofici, con cui si indicano le posizioni che ciascun individuo occupa nella catena alimentare.

In poche parole, ogni livello trofico rappresenta una risorsa, nell’accezione alimentare del termine, per la nutrizione del livello successivo.

Partiamo dalle piante, che sono il primo livello trofico della catena alimentare del pascolo. Queste trasformano i composti inorganici in sostante organiche tramite la fotosintesi, e rappresentano la biomassa, la risorsa, che verrà sfruttata dagli erbivori, che sono il secondo livello trofico della stessa catena.

Quando i carnivori, ma in generale tutti i consumatori muoiono, formano la necromassa, ovvero sostanza organica in decomposizione, la quale viene utilizzata dal primo livello della catena del detrito, formata da funghi e batteri decompositori. Questi trasformeranno la sostanza organica in composti inorganici, quali minerali, utilizzati di nuovo dalle piante, per poi ricominciare il ciclo.

D’altronde, è proprio ciò che Mufasa spiega ad un piccolo e perplesso Simba:

S: “Ma papà, noi le mangiamo le antilopi”

M: “Si, ma quando noi moriamo, i  nostri corpi diventano erba, e le antilopi mangiano l’erba, e così siamo tutti collegati nel grande Cerchio della Vita”

Catena del pascolo e del detrito (fonte: lafoglia.wordpress.com)

 

La Terra del Branco è un ecosistema a crescita logistica

L’ecosistema della Terra del branco è una popolazione a crescita logistica, che è il modello di crescita instaurato in una popolazione che non sia “neonata”, ma che abbia già un vissuto alle spalle, in cui le risorse (il cibo, in parole povere, che sia inteso come piante per gli erbivori, o gli stessi erbivori, per i carnivori) non abbondano in quantità, e la popolazione oscilla a cavallo di un valore che rappresenta la capacità portante di un certo ambiente, ovvero il numero massimo di individui che quell’ambiente è in grado di sostenere in base alle risorse disponibili.

Il rapporto tra popolazione e risorse è strettissimo: partiamo dal concetto che più risorse implica più natalità, che determina l’aumento della popolazione.

Il ragionamento è il seguente: consideriamo una comunità (un insieme di popolazioni)  fatta da risorse e consumatori.

Restando fedeli all’esempio di Simba e Mufasa, consideriamo una popolazione di antilopi (prede), e una di leoni (predatori).

Partiamo da una situazione iniziale in cui la quantità di antilopi è bassa. Sarà conseguentemente basso anche il numero di predatori, i leoni.

Non avendo “freni” da parte dei pochi predatori, le antilopi aumentano, ma così facendo aumenteranno anche i leoni, poiché avranno a disposizione maggiori risorse.

Essendo cacciate dai leoni, le antilopi diminuiscono nuovamente, e non saranno più sufficienti per il numero ormai elevato di predatori.

Dunque alcuni leoni, carenti delle risorse per poter sopravvivere, moriranno, e le condizioni di vita peggioreranno, con l’aumento di competizione, malattie ed epidemie, che porteranno nuovamente la popolazione dei predatori ad essere in un numero compreso nel valore della capacità portante. Quindi le antilopi (che intanto saranno aumentate poiché cacciate da pochi predatori) saranno di nuovo sufficienti per sfamare i pochi rimasti, e ciò porterà la popolazione dei leoni ad aumentare nuovamente.

E così si ripeterà il ciclo.

La curva rossa rappresenta l’andamento della crescita logistica di una popolazione, la retta K rappresenta la capacità portante (fonte: biosproject-earth.blogspot.com)

 

Dov’è che sbaglia Scar? Equilibrio della predazione e fattori limitanti

Il meccanismo appena descritto si esplica proprio nella predazione, che sebbene si tenda sempre a considerare come una relazione negativa per la preda e positiva per il predatore, essa è in realtà una strategia “naturale” di controllo quantitativo della popolazione, che va a preservare quest’ultima dal superamento eccessivo della capacità portante del sistema.

Questo meccanismo “altalenante” è essenziale poichè regola la densità della popolazione, facendo in modo che non si abbia mai la massima densità di popolazione sia delle prede che dei predatori.

Se le prede aumentassero troppo (perché non cacciate dai predatori) non ci sarebbero abbastanza risorse sufficienti a sfamarle tutte.

Stessa cosa per i predatori, se aumentassero tanto e non ci fosse scarsità di preda, tutti si ciberebbero e si riprodurrebbero, facendo raggiungere e superando la capacità portante.

Quindi, paradossalmente, le prede sono essenziali per i predatori e viceversa.

Questo meccanismo favorisce inoltre la selezione naturale, infatti eliminerà le prede e i predatori più deboli, mentre quelli che avranno caratteristiche (come la vista o la corsa), che gli permetteranno di sopravvivere (nel caso della preda) e di cibarsi (nel caso del predatore), saranno favorite, e dunque porteranno avanti quelle caratteristiche “vincenti” che si tramanderanno nelle generazioni successive.

Tuttavia, sebbene la nostra premessa ci suggerisca quindi che i predatori siano essenziali per sé stessi e per le prede, bisogna aggiungere che uno sfruttamento eccessivo delle risorsa porta le risorse stesse ad essere un fattore limitante per la crescita della popolazione.

La teoria del fattore limitante, afferma infatti che una specie non può popolare un certo ambiente se in esso si verifica mancanza, scarsa intensità o eccesso di un certo fattore ecologico.

Per fattore ecologico si intende qualsiasi variabile fisica, chimica, biologica dell’ambiente, che influisce sulla vita di un organismo. Ciò include fattori quali la temperatura, le condizioni climatiche ecc, ma comprende anche le risorse alimentari a cui ci stiamo riferendo.

Per ogni organismo esiste un intervallo di  valori (minimo e  massimo) per ogni fattore ecologico. All’interno di questo range l’individuo  svolge le sue funzioni vitali. Ma gli organismi viventi possono sopportare solo variazioni limitate di un certo fattore ecologico, incluso in determinati ambiti di tolleranza, superata la soglia di certi valori, la vita diventa insostenibile.

Ora, l’antagonista della nostra storia, Scar, una volta raggiunto meschinamente il trono, decide di governare insieme alle iene, senza però più rispettare il cerchio della vita, predando e consumando tutte le risorse senza freni.

Egli stravolge dunque l’equilbrio naturale, creando un regno in cui i predatori consumano velocemente tutte le prede, e ciò si rivolta contro sé stesso, in quanto la scarsità di prede andrà a costituire il fattore limitante della popolazione di tutti quei predatori che cacciano quella preda comune, che rappresenterà il limite di crescita della popolazione e, superato un certo valore nell’intervallo di tolleranza, la popolazione di predatori non sarebbe più in grado di sopravvivere in quelle date condizioni.

Il discorso di equilibrio tra risorse e consumatori è in realtà applicabile non solo al mondo animale, ma a qualsiasi ecosistema in cui si sfruttino determinate risorse, come la nostra continua ricerca e consumo di acqua e cibo, che risulta un tema sempre attuale e da monitorare, perché uno spreco e sfruttamento eccessivo si ritorcerebbe contro noi stessi e il pianeta, le cui risorse, si sa, non sono infinite.

Bisogna tener conto che più c’è richiesta di una risorsa, più c’è sfruttamento per ottenerla, (si pensi ad esempio agli allevamenti e conseguenti disboscamenti).

Tuttavia, una eccessiva richiesta, porterebbe il pianeta ad arrancare sempre più dietro i nostri ritmi e ciò sarebbe (ed è) solo un altro tassello da aggiungere al già preoccupante quadro del nostro pianeta.

 

(fonte: giphy.com)

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